Le città verso la nuova politica di coesione e l’iniziativa urbana europea

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La sempre maggiore consapevolezza dell’impatto dei progetti emersi da percorsi di rete su scala nazionale ed europea sta costituendo un incentivo efficace a migliorare il modo in cui si progetta a partire dal coinvolgimento del territorio

6 Febbraio 2019

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Simone d'Antonio

Area Studi e Ricerche ANCI

Photo by Andrew Butler on Unsplash

Nell’anno che ha visto le città al centro del dibattito nazionale su temi come le periferie, la sicurezza e l’inclusione, è proseguita con forza l’azione di costruzione dal basso di un’Agenda urbana capace di alimentarsi delle azioni e dei progetti concreti realizzati a livello locale. Il coinvolgimento di cittadini e stakeholder locali continua ad essere un elemento cruciale di molti di questi interventi che vanno finalizzandosi grazie alla massiccia partecipazione a programmi come Urbact e Urban Innovative Actions, che si confermano palestre di progettazione partecipata e miglioramento della governance delle principali sfide urbane. Basta scorrere la lista degli interventi contenuti nei Piani d’azione locali, pubblicati da oltre venti città italiane al termine delle attività dei rispettivi network Urbact, per fare un viaggio in un’Italia del futuro fatta di grandi contenitori urbani riqualificati, logistica delle merci sostenibile, centri storici di piccole e medie dimensioni rigenerati, strategie di innovazione sociale diffusa, solo per citare qualche esempio. Molte di queste azioni sono già in corso di realizzazione grazie alla capacità di molte amministrazioni di collegare queste forme innovative di progettazione a piani e strategie già in via di attuazione, primi fra tutte i progetti finanziati dal Piano periferie, ma il collegamento con l’azione portata avanti a livello regionale e nazionale continua a rappresentare una necessità per rendere tali progetti acceleratori di sviluppo per i territori ed esempio di qualità per altri contesti locali.

La sempre maggiore consapevolezza dell’impatto dei progetti emersi da percorsi di rete su scala nazionale ed europea sta costituendo un incentivo efficace a migliorare il modo in cui si progetta a partire dal coinvolgimento del territorio, favorendo così la partecipazione di un numero sempre più significativo di realtà locali a tali programmi. A tale riguardo, il coinvolgimento sempre più forte di piccoli e medi centri, come nel caso di Urbact i Comuni di Capizzi (tremila abitanti), Adelfia (17mila abitanti) e Rosignano Marittimo (31mila abitanti) o in quello di Urban Innovative Actions di Portici (55mila abitanti) come unica città italiana tra le vincitrici del terzo bando, costituisce una novità rilevante in uno scenario tradizionalmente dominato da medi e grandi centri.

Da questo punto di osservazione originale, che coinvolge città da Torino a Siracusa ma guarda alle infinite connessioni con le realtà europee coinvolte nelle reti, è possibile percepire che la diffusione e il riuso di buone pratiche non possono bastare se non si dotano le città degli strumenti di governance e implementazione necessari per rendere tali esperienze nodali per uno sviluppo di medio e lungo termine. Tale riflessione si incrocia all’avvio del dibattito sulla nuova politica di coesione e sugli strumenti che a partire dal 2021 l’Europa offrirà alle città per promuovere lo sviluppo urbano sostenibile. La proposta della Commissione europea di istituire una Iniziativa Urbana Europea, che contenga al suo interno tutti gli strumenti che l’UE dedica alle città (tra cui Urbact, Urban Innovative Actions, International Urban Cooperation) rappresenta il cuore del confronto tra gli Stati membri, che aspirano a mantenere un ruolo forte nella definizione e nella gestione di tante di queste politiche, e la Commissione europea, che invece intende tentare un nuovo modello di gestione per agevolare la partecipazione delle città a tali programmi.

I prossimi mesi saranno decisivi per comprendere l’orientamento del bilancio e dei regolamenti europei su un tema che non può essere disgiunto dalle riflessioni più generali sull’Europa post-Brexit e su politiche di ampio respiro, come quelle riguardanti regioni e città, che hanno il potenziale più forte per la riduzione delle diseguaglianze e dei divari socio-economici alla base di quel senso di sfiducia diffusa verso l’Europa.

Come ha ricordato anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del suo discorso alla sessione inaugurale dell’Assemblea annuale dell’Anci a Rimini, “dalla rete delle città passa molto del destino di quell’Europa che i nostri padri hanno contribuito a costruire”, con un riferimento esplicito al programma Urbact e ai suoi effetti positivi per le città. Tale richiamo non può essere ignorato nel dibattito che seguirà nei prossimi mesi e può costituire uno degli elementi centrali della posizione italiana verso una politica di coesione che sia più attenta agli abitanti e ai quartieri delle nostre città, dotando possibilmente gli strumenti tematici di risorse per la realizzazione di azioni-pilota tangibili e capaci di produrre effetti visibili al cittadino.

Allo stesso tempo le strategie di partecipazione e impegno civico promosse nell’ambito di questi progetti finanziati dall’Unione Europea costituiscono fra i contributi più originali che l’Italia e l’Europa stanno fornendo nel quadro dell’attuazione della Nuova Agenda Urbana promossa dall’Onu con Habitat III. Le azioni di rete su scala locale, europea e globale sono state al centro della partecipazione europea e italiana al World Urban Forum di Kuala Lumpur, dove gli esempi di collaborazione civica di Napoli, Palermo e Bologna ma anche le azioni tematiche di scambio di Milano e delle altre città partecipanti a International Urban Cooperation hanno confermato quanto la collaborazione fra le città rappresenti l’unica prospettiva a cui tendere per favorire la realizzazione degli impegni contenuti dalle Agende urbane a livello globale ed europeo. Con il World Urban Forum 10 di Abu Dhabi di gennaio 2020 sullo sfondo come prossimo appuntamento globale per valutare l’attuazione dell’Agenda siglata a Quito nel 2016, a livello europeo vanno finalizzandosi i piani d’azione tematici, dall’inclusione di rifugiati e richiedenti asilo all’efficienza energetica e alla resilienza, dell’Agenda urbana europea che per la prima volta può costituire un filo di collegamento diretto tra l’azione delle città e una politica europea che dia ampio respiro ai temi e agli approcci più originali emersi da tale percorso.

La pubblicazione a gennaio 2019 dell’ultimo bando di Urbact III per la creazione di Action Planning Network si inserisce in questa traiettoria e fornisce un’ulteriore opportunità a quelle città che intendono riaffermare visioni e temi di interesse nella politica urbana e regionale europea del futuro: una possibilità concreta soprattutto per i contesti urbani del nostro Paese che, in un momento generale di scetticismo verso l’Unione Europea e la sua burocrazia, possono invece portare esperienze ed esigenze concrete al centro del dibattito europeo.

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