Reggio Emilia: una città che cambia veste, puntando sull’innovazione sociale

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Ripensare il
modello di città attraverso percorsi di rigenerazione urbana, innovazione
sociale e inclusione. È quello che sta facendo Reggio Emilia e per farlo sta
investendo in infrastrutture, servizi e alfabetizzazione. Ce lo racconta l’Assessora
Valeria Montanari.

11 Ottobre 2017

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Michela Stentella

Una città che era poverissima nel dopoguerra e che oggi, invece, nonostante la crisi degli ultimi anni, ha una disoccupazione molto bassa, intorno al 5-6 per cento (solo Bolzano è messa meglio), il tasso più basso d’Italia per disoccupazione femminile e quello più alto per la prescolarizzazione dell’infanzia. Una città che negli anni del boom economico è cresciuta grazie all’industria meccanica, alla cooperazione e a un modello di welfare molto inclusivo e capillare e che oggi vuole ripensare il suo modello di sviluppo, passando da un’economia esclusivamente basata sulla produzione a un’economia dei talenti e della conoscenza. Questo il ritratto di Reggio Emilia che emerge dalle parole di Valeria Montanari, Assessora del Comune per numerosi temi: Agenda digitale, cura dei quartieri, Innovazione tecnologica, Semplificazione amministrativa, Trasparenza e comunicazione, Processi partecipativi, Decentramento, Territorio.

“Stiamo lavorando sui temi della rigenerazione urbana , dell’innovazione sociale e dell’inclusione. E abbiamo bisogno di mettere al centro professionalità con competenze avanzate – esordisce l’Assessora Montanari -. Sebbene abbiamo un’università giovane e registriamo un aumento degli iscritti, ad oggi le imprese del territorio ci dicono che i laureati sono ancora troppo pochi e soprattutto mancano laureati nelle materie scientifiche. Per costruire attrattività stiamo lavorando prima di tutto sulla rigenerazione urbana, costruendo una grande area che si chiama Park innovazione , il luogo nel quale la città sarà chiamata a fare ricerca e sviluppo rispetto ai propri settori produttivi di intervento: meccanica, meccatronica, servizi e meccanica avanzata in ambito agricolo. Ma tutto ciò non basta: al di là della ricerca e sviluppo industriale dobbiamo puntare sull’impresa creativa e sulla costruzione di servizi di comunità per offrire servizi lì dove il pubblico non è più in grado di arrivare”.

Il Comune sta quindi mettendo l’ innovazione sociale al centro di tutta una serie di scelte. Il potenziale non manca, ecco qualche numero: Reggio Emilia ha 172mila abitanti e circa 27mila persone impegnate nella coesione sociale, tra cooperative sociali, associazioni di volontariato e singoli cittadini. Ci sono circa 600 volontari che si occupano di verde pubblico, cultura, servizi sociali e attività che riguardano servizi socialmente utili. Come passare dal volontariato alla produzione di una microeconomia di quartiere, una microeconomia di comunità i cui utili possano essere reinvestiti in nuovi servizi?

Il lavoro parte dai quartieri, da esperimenti riusciti che potrebbero essere replicati in altri contesti come ci racconta l’Assessora Montanari: “Noi stiamo lavorando sui quartieri con un progetto denominato Laboratori di cittadinanza . I cittadini coprogrammano con noi le soluzioni in un vero e proprio processo che si apre con una chiamata pubblica, a cui partecipano le associazioni e i singoli cittadini, che propongono soluzioni da condividere su problemi o criticità potenziali del quartiere, riguardanti la cura della città (manutenzione) o della comunità (educazione, sociale, cultura etc). Il caso più significativo è Coviolo wireless . Coviolo è una frazione di Reggio Emilia dove si trova un centro sociale, in uno spazio comunale. Gli abitanti avevano problemi enormi con internet, la loro non è un’area bianca, quindi un’area a fallimento di mercato in cui il pubblico può investire, ma allo stesso tempo non ci sono neanche così tanti abitanti da rendere convenienti gli investimenti dei privati. Si è deciso quindi di far diventare il centro sociale provider di comunità: il Comune ha portato assieme a Lepida la banda a un gigabyte fino al centro sociale e questo ‘spara’ il WiFi in giro per la frazione. Le famiglie che si associano al centro sociale possono usufruire del WiFi all’interno delle loro case con un abbonamento calmierato, i cui proventi servono per continuare ad alimentare questo tipo di servizio. Il progetto dovrebbe arrivare a regime nei primi mesi del 2018 abbonando un centinaio di famiglie. Un servizio di comunità importante che risolve un problema reale”.

Coviolo wireless è uno dei tre finalisti nella sezione “Socio-economic impact and affordability” dell’ European Broadband Awards (la finale ci sarà il 20 novembre prossimo).

Un altro percorso importante è stato avviato con il progetto Collaboratorio Reggio, sviluppato grazie all’Asse 6 del Por Fesr Emilia Romagna che è quello dedicato alle città attrattive e partecipate. Partendo dalla riqualificazione di un bene monumentale, i Chiostri di San Pietro, è partito un lavoro di condivisione che ha visto la partecipazione di circa 700 cittadini per definire le linee progettuali del bando (di prossima uscita) con cui verrà individuato il soggetto gestore. Sono state definite quattro linee progettuali: la costituzione di un’impresa culturale che deve sviluppare il funzionamento e l’animazione dei Chiostri di San Pietro; l’individuazione di un osservatorio di dati sociali della città; l’ideazione e la creazione di un’impresa ibrida di comunità o cooperativa di comunità che si occupi di servizi civici; iniziative learning peer to peer e lifelong learning per sviluppare competenze nei confronti dei cittadini che le richiedono.

“Collaboratorio Reggio – sottolinea l’Assessora Montanari – dovrebbe diventare un grande centro di incubazione di progettualità di innovazione sociale con l’obiettivo di trasformare i microprogetti che insistono su singoli quartieri della città in qualcosa di più grande”

Infine l’Assessora Montanari rilancia le tre linee strategiche su cui il Comune sta investendo: infrastrutture, servizi e alfabetizzazione.

Partiamo dalla banda ultra larga : 41 chilometri di cavo a 1 gigabyte che connette 123 punti della città (tutte le scuole, dai nidi alle superiori, e anche alcuni punti sanitari e punti di integrazione). Un investimento importante soprattutto per le frazioni che possono distare dal centro storico anche 8-9 km. Il secondo punto è l’implementazione dei servizi digitali: dovrebbe essere lanciato a breve un bando per la realizzazione di un ambiente condiviso, un servizio che consenta a tutti gli enti di mettere su una piattaforma comune i propri servizi e realizzare un “cruscotto del cittadino avanzato”, dove gli utenti sono profilati e possono arrivare subito ai servizi di loro interesse. Infine il terzo aspetto, quello dell’ alfabetizzazione digitale. Il Comune ha stretto un accordo con tutti i 12 istituti comprensivi della città per mettere in aula mille genitori all’interno del progetto “ Genitori connessi ”, un percorso di formazione sul rapporto genitori-figli nell’era digitale che si concluderà nella primavera 2018. Inoltre, sono stati organizzati insieme alla Regione corsi su “come usare internet per acquisire diritti”, dedicati alle fasce più “deboli” (terza età, giovani in cerca di lavoro, profughi richiedenti asilo), che hanno già coinvolto circa 500 persone.

La città di Reggio Emilia sarà tra le protagoniste di ICity Lab 2017 nei seguenti appuntamenti:

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