Let’s co-! Anne-Sophie Novel per il Collaborative Territories Toolkit

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Anne-Sophie Novel è una giornalista, blogger e ricercatrice francese. E’ tra i pionieri della riflessione sull’economia collaborativa, e il suo libro La vie Share, mode d’emploi (La vita ‘share’: istruzioni per l’uso) ha avuto grande successo e impatto. Dopo essersi dedicata per alcuni anni ad analizzare le dinamiche del consumo collaborativo, attualmente il suo focus è sui legami tra economia della condivisione e territori. Blogger su Le Monde, per cui cura le pagine di Même pas Mal , dal 2013 dirige un gruppo di lavoro presso La Fabrique Ecologique su Città condivise e Territori condivisi. Le abbiamo chiesto qualche spunto o suggerimento per il nostro percorso verso il Collaborative Territories Toolkit, che vede la sua prima tappa italiana il prossimo 23 ottobre a Bologna a Smart City Exhibition 2014.  

22 Settembre 2014

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Samuel Roumeau e Silvia Candida, OuiShare

Anne-Sophie Novel è una giornalista, blogger e ricercatrice francese. E’ tra i pionieri della riflessione sull’economia collaborativa, e il suo libro La vie Share, mode d’emploi (La vita ‘share’: istruzioni per l’uso) ha avuto grande successo e impatto. Dopo essersi dedicata per alcuni anni ad analizzare le dinamiche del consumo collaborativo, attualmente il suo focus è sui legami tra economia della condivisione e territori. Blogger su Le Monde, per cui cura le pagine di Même pas Mal , dal 2013 dirige un gruppo di lavoro presso La Fabrique Ecologique su Città condivise e Territori condivisi. Le abbiamo chiesto qualche spunto o suggerimento per il nostro percorso verso il Collaborative Territories Toolkit, che vede la sua prima tappa italiana il prossimo 23 ottobre a Bologna a Smart City Exhibition 2014.  

d. Sharitories – cosa ti fa venire in mente questo neologismo?
A-S: E’ molto chiaro e mi piace moltissimo, ben fatto ragazzi! Ho cominciato a occuparmi di sharing economy nel 2009 e a concentrarmi sui territori nel 2012, osservando come questa economia a poco a poco sta impattando sul coinvolgimento dei cittadini rispetto alle loro zone di residenza, quindi sulle città e, in qualche modo, sulle aree rurali. Gli spazi di coworking, quelli per il riciclo, i fablab, book boxes, i Repair café, Discosoupe, Incredible Edible… gli esempi sono tanti. Per me condividere è uno strumento per riappropriarci delle nostre vite, dei consumi, del modo di scambiarci … e di vivere la città.

d: Come si possono avvicinare i policy makers locali all’economia collaborativa? E’ un tema che andrebbe posto in una normale riunione della giunta comunale, in un workshop dedicato, una presentazione, una tavola rotonda?
A-S: Per quanto riguarda l’insieme delle policies agirei in modo graduale, organizzando una commissione che possa introdurre le diverse dimensioni dell’economia collaborativa. Ma considerando l’ampiezza del tema, credo anche che possa essere più funzionale procedere un passo alla volta su vari temi… anche perché i policy makers non hanno aspettato che arrivasse l’economia collaborativa per sviluppare il bike sharing, il car sharing, gli spazi di coworking, le consultazioni aperta ai cittadini e via dicendo.

d: Quali sono gli argomenti che possono indurre i policy makers a riflettere sull’economia collaborativa?
A-S: Primo, i soldi! Costa meno fare le cose insieme ai cittadini, cambiare l’amministrazione e to think with an optimization. E poi direi la democrazia, perché la gente non crede più ai policy makers, però vuole partecipare alle policies.

d: Tra i dipartimenti di un’amministrazione locale, quale è meglio posizionato per fare da incubatore sui temi dell’economia collaborativa?
A-S: Credo che sia quello per gli affari sociali, sia quello per l’ambiente siano dipartimenti rilevanti con cui lavorare, e così pure quello per l’economia. Ma direi che quello per l’ambiente è il più vicino di tutti, e un pioniere su questo genere di argomenti.

d: Come possono porsi le amministrazioni locali in relazione agli altri stakeholders per co-creare una vision per i territori collaborativi?
A-S: Credo che le amministrazioni locali debbano porsi alla guida di questo movimento di co-creazione. Per prima cosa bisogna mostrare e dimostrare, provare che è un modello efficiente e quali vantaggi porterà anche a loro in vista delle elezioni successive. Non è poi così importante che ci sia una visione collettiva, e nemmeno che questi soggetti condividano gli stessi valori in politica. Penso sia meglio trovare un terreno comune che riguarda specifici temi e progetti.

d: Se dovessi indicare UNO strumento per le amministrazioni locali che volessero lanciare un’iniziativa sui territori collaborativi, quale sarebbe?
A-S: Quello che viene citato più spesso è organizzare un grande evento, come una fiera – e penso che sia una buona idea. Un evento del genere offre l’occasione per invitare le persone a sperimentare, imparare, scambiare, capire e fare in prima persona, in un ambito in cui i policy makers a volte vengono criticati. Un’altra idea è lavorare sul passato del territorio, e poi lavorare sul suo futuro tenendo a mente il passato. Le persone devono avere fiducia nel futuro: se provano rispetto nei confronti del luogo da cui provengono, delle proprie radici, sono in una posizione migliore per reinventare il passato… e anche il futuro!

d: Siamo nel 2025: come immagini l’economia collaborativa a livello locale? 
A-S: Integrata. Non se ne parlerà più perché sarà diventata mainstream. Questa economia è legata ai commons e alle questioni ambientali, mi aspetto che nel 2025 questo paradigma sarà stato compreso meglio.

d: Le autorità locali come possono lavorare insieme a quelle nazionali per evitare di finire in qualche “zona grigia” delle leggi e dei regolamenti?
A-S: Le amministrazioni locali dovrebbero dare un feedback al governo nazionale, e si potrebbe organizzare una consultazione per risolvere tutti gli inconvenienti che questa economia ha creato. Questo sarà possibile solo quando il numero di utenti sarà cresciuto rispetto ad oggi, al di là di certi temi scottanti sollevati daAirBnb o Uber.

d: C’è un aspetto specificamente francese nel modo di trattare con le autorità locali in tema di economia collaborativa?
A-S: Sì. Credo che la Francia sia già un pioniere, paragonabile agli Stati Uniti per il modo in cui promuovono l’economia collaborativa sul territorio. In Francia abbiamo già un gran numero di iniziative che sono attive da diversi anni, è importante incoraggiarle in modo da andare avanti sulla strada dell’intelligenza collettiva.

d: Secondo te quali territori mostreranno il grado più alto di collaborazione nei prossimi mesi o anni, e perché?
A-S: Per quello che vedo, Brest, Parigi, Bordeaux, Nantes, Lione e Tolosa sono posti interessanti da osservare. E anche Lille e l’Alsazia, anche se non fanno molta comunicazione su quello che stanno facendo.

La versione originale dell’intervista, in lingua inglese, è pubblicata sul blog Sharitories. Sharitories è un progetto global con un focus molto pratico ovvero creare il Collaborative Territories Toolkit uno strumento per policy-makers in giro per il mondo che desiderano attuare iniziative di collaborazione o condivisione nelle loro aree locali e aiutarle a prosperare.
Sharitories nasce da OuiShare, una comunità globale e un think and do-tank con la missione di costruire e coltivare una società collaborativa, collegando persone, organizzazioni e le idee intorno a principi di correttezza, trasparenza e fiducia. In Italia Sharitories si realizza in collaborazione con FORUM PA.
Vi aspettiamo a Bologna, il 23 ottobre dalle ore 9,30 nella Creativity Room di Smart City Exhibition 2014 per la sessione "Collaborative Territories Toolkit: progettare lo sviluppo di Economia Collaborativa nei territori"!    (programma e iscrizioni)
#sharitories #SCE2014

 

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