Simon Schneider su open innovation: per avere impatto bisogna rinunciare al controllo

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"A Innocentive Grand Challenges forniamo gli strumenti e le metodologie per fare innovazione aperta. Creiamo connessioni fra le persone con le idee (imprenditori, ricercatori) e le persone che cercano idee (imprese, governi, Venture Capitalists). Cerchiamo di risolvere problemi attraverso i premi: non i classici premi "alla carriera", ma una "sfida" che puo’ durare anche due anni, con un premio molto significativo. E il premio viene vinto solo da chi riesce a fornire la soluzione al problema". Così Simon Schneider, General Manager, Grand Challenges & Head of EMEA – InnoCentive, in questa intervista a David Osimo, anticipa i temi del suo  key note speech a FORUM PA 2012  sul tema "Nuovi modelli per finanziare l’innovazione: incentivi e open innovation". "Quello che noi costruiamo  – dice – è una specie di eBay delle idee, alla ricerca di soluzioni ai problemi reali delle organizzazioni e della società". 

11 Maggio 2012

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David Osimo

"A Innocentive Grand Challenges forniamo gli strumenti e le metodologie per fare innovazione aperta. Creiamo connessioni fra le persone con le idee (imprenditori, ricercatori) e le persone che cercano idee (imprese, governi, Venture Capitalists). Cerchiamo di risolvere problemi attraverso i premi: non i classici premi "alla carriera", ma una "sfida" che puo’ durare anche due anni, con un premio molto significativo. E il premio viene vinto solo da chi riesce a fornire la soluzione al problema". Così Simon Schneider, General Manager, Grand Challenges & Head of EMEA – InnoCentive, in questa intervista a David Osimo, anticipa i temi del suo  key note speech a FORUM PA 2012  sul tema "Nuovi modelli per finanziare l’innovazione: incentivi e open innovation". "Quello che noi costruiamo  – dice – è una specie di eBay delle idee, alla ricerca di soluzioni ai problemi reali delle organizzazioni e della società". 

Chi parla?
Sono Simon Schneider, General Manager di Innocentive Grand Challenges.

Cosa fate a Innocentive Grand Challenges?
Forniamo gli strumenti e le metodologie per fare innovazione aperta. Creiamo connessioni fra le persone con le idee (imprenditori, ricercatori) e le persone che cercano idee (imprese, governi, Venture Capitalists). Cerchiamo di risolvere problemi attraverso i premi, ma non i classici premi "alla carriera". Quello che mettiamo in piedi è una "challenge", (sfida) che può durare anche due anni, con un premio molto significativo, e il premio viene vinto solo da chi riesce a fornire al soluzione al problema.

Quale è il vantaggio di questi premi rispetto ai tradizionali finanziamenti alla ricerca?
E’ diverso dai tradizionali finanziamenti all’innovazione, che vanno ad un gran numero di proposte progettuali. I soldi qui vanno solo a chi trova la soluzione, indipendentemente dal “come”. Non sono uno strumento nuovo: gia’ nel 1700 la marina inglese lancio’ il Longitude prize per chi avesse trovato un metodo per calcolare con accuratezza la longitudine in mare (vedi il romanzo “Longitude”). La Marina inglese era la piu’ organizzata e potente della terra, la possiamo paragonare al Pentagono oggi: ma non erano in grado di risolvere il problema da soli. Il vincitore del Longitude prize fu un outsider, un orologiaio imprenditore che seppe dare una nuova prospettiva al problema rispetto ai celebrati astronomi che da decenni lo analizzavano. Insomma per risolvere i problemi piu’ difficili e’ necessario coinvolgere gli outsiders.
Oggi i premi sono molto utilizzati dai governi, soprattutto anglosassoni, per risolvere problemi socio-economici ed allo stesso tempo per incentivare lo sviluppo di alcune industrie ed attirare idee e imprenditori: basti pensare al celebrato Darpa Grand Challenge sull’auto che si guida da sola.

Ma di che tipo di premi stiamo parlando? Di alcune decine di migliaia di euro o del Darpa Challenge di un milione di euro?
A noi interessano piu’ i premi piu’ grandi perche’ riescono ad avere un impatto reale. Ad esempio stiamo organizzando ora un premio per una fondazione americana per curare le lesioni spinali. Ma non ci limitiamo a pubblicizzare il premio da un milione ed aspettare che arrivino le soluzioni: strutturiamo passaggi intermedi che aiutano a risolvere parti del problema, attraverso premi piu’ piccoli e incrementali. Un app challenge non risolve un problema significativo ma puo’ essere utile come passaggio intermedio.

Uno dei problemi della politica dell’innovazione è di riuscire ad attirare gli innovatori veri, invece che coloro che sanno scrivere progetti…
La parole chiave e’ “incentivo”. Il nostro obiettivo e’ fornire gli incentivi piu’ adatti per attirare le persone con le idee. Non ci interessa come risolvono il problema ne’ il processo: ci interessa solo il risultato, non poniamo regole e limiti. Abbiamo fatto una valutazione di tutti i 1420 “premi” organizzati finora ed e’ risultato che un outsider ha il 10% di possibilita’ in piu’ di risolvere un problema rispetto agli esperti del settore. In questo senso I premi sono molto efficaci, ed il nostro compito e’ attirare I migliori outsiders.

C’è dal tuo punto di vista una attenzione crescente ai premi nelle politiche dell’innovazione?
Assolutamente, io paragono lo stato dei premi all’innovazione oggi alla situazione del Venture Capital negli anni 70: siamo solo all’inizio. Oggi gli Stati Uniti grazie all’America Competes Act sono all’avanguardia, ma anche a Bruxelles come in Inghilterra c’e’ grande attenzione, , mentre mi sembra che altri paesi come Germania e Italia siano meno sensibili. Io non dico di sostituire tutti gli attuali finanziamenti all’innovazione con premi, ma sicuramente si puo’ puntare ad avere un 5-10% dei finanziamenti erogati come premi.

Abbiamo parlato con Alex Howard  che rilevava un eccesso di “apps for” contests, sei d’accordo? E, se è così, come si fa in questo contesto ad attirare gli innovatori?
E’ per questo che è importante lavorare con professionisti (come noi, ma non necessariamente). Non basta lanciare un concorso, il difficile è ottenere quantità e qualità di partecipazione. A nostro avviso ci sono 5 aspetti fondamentali su cui alvorare :

  •  Il premio: se si hanno 10 milioni di euro, si può essere sicuri di attirare partecipazione
  • Il budget per la comunicazione
  • Il riconoscimento di una celebrità: non una star di hollywood, ma un primo ministro o una personalità riconosciuta nel settore
  • Partnership: non lavorare da solo ma collaborare con altri attori importanti, ad esempio noi lavoriamo con Economist, Nature, le università
  • Un design accattivante: se lanci un altro apps contest, non credo che il mondo sia in fremente attesa di ciò. Bisogna disegnarlo in maniera inusuale, che attiri l’attenzione dei social media
     

Ma io non sono preoccupato da questa inflazione di premi. E’ un nuovo paradigma dell’innovazione. Io credo che fra 20 anni avremo sistemi che quotidianamente forniranno problemi da risolvere legati al mio profilo, ed eventualmente questo potrebbe diventare la mia fonte di reddito principale e costituire un nuovo modello di lavoro basato sulla collaborazione e sul crowdsourcing. E’ per questo che mi piace la definizione “una eBay delle idee”.

Chi sono gli innovatori che coinvolgete? Ricercatori, pensionati, dilettanti?
E’ un grande mix di tutti i profili, ma forse sono meno presenti i ricercatori che rimangono concentrati sulla carriera accademica. Ed è giusto così, comunque attraverso le pubblicazioni noi abbiamo accesso all’innovazione più accademica.

Per concludere: c’è qualche messaggio che vuoi lanciare al pubblico di FORUM PA?
Se posso lasciare un messaggio a ciascun CEO e presidente del governo è questo: il mondo è cambiato e i cittadini vogliono essere coinvolti. I premi permettono di coinvolgere un grande numero di persone, e non è necessario essere dotato di grandi finanziamenti, perché è possibile condividere il finanziamento attraverso il crowdfounding. Noi lavoriamo già su progetti in cui il committente mette solo una piccola parte del finanziamento. Oggi se si vuole avere un impatto innovativo è necessario rinunciare a “controllare” ed essere aperti agli input della grande maggioranza delle persone, che sono connesse e motivate. Se non ci si apre alla collaborazione, l’innovazione avviene comunque, ma dall’esterno e senza la nostra influenza.
 

Simon Schneider ci da appuntamento al suo key note speech a FORUM PA 2012 il 17 maggio, ore 15.00 sul tema "Nuovi modelli per finanziare l’innovazione: incentivi e open innovation"(è prevista la traduzione simultanea)
"It’s going to be fun…" promette..

 

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