Il cammino della sussidiarietà attraverso l’integrazione europea e la partecipazione.

La ripresa del tema della sussidiarietà, per anni dimenticato, si deve al processo di integrazione europea e al trattato di Maastricht, che nell’articolo 1 afferma che le politiche vanno realizzate nel “modo più vicino possibile ai cittadini”, anche se in realtà la Corte di Giustizia europea non dà attuazione a tale principio. Così apre il suo intervento Lorenza Violini, sottolineando come l’elemento sussidiario abbia richiamato tutti alla logica del controllo nell’ottica del fare meglio, in modo che l’esercizio delle funzioni pubbliche porti al risultato previsto.
L’Europa ed i vincoli imposti dalla moneta unica, e poi anche dalla crisi, hanno inoltre costretto l’Italia a guardare al suo modo di erogare i beni sociali in una logica di efficienza. Anche se è da sottolineare che la sussidiarietà, oltre ai suoi aspetti positivi, può presentare anche dei lati negativi, rappresentando un sistema per risparmiare, esternalizzando i servizi. Per amare la sussidiarietà è necessario un forte cambiamento culturale di riscoperta del senso di responsabilità che anima la parola stessa, nel perseguimento del bene comune, sia da parte del pubblico che del privato, puntando nel modo migliore alla valorizzazione delle risorse del cittadino.
In questo senso è necessario riscoprire l’elemento della partecipazione che ha sempre caratterizzato la nostra società civile e che rappresenta la dimensione più vera della nostra democrazia. Dal ’92 ad oggi, attraverso l’Europa ed il nostro impegno, si è dunque compiuto il cammino della sussidiarietà, termine così sdoganato dalla sorta di clericalismo che lo caratterizzava.