Alla ricerca di un e-leader: le competenze che ci aspettiamo per il nuovo direttore generale di AgID

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Quali saranno le competenze che avranno maggior peso nella scelta del nuovo “capo” dell’Agenzia? I 76 candidati per vincere il bando dovranno avere “particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di innovazione tecnologica e documentata esperienza di elevato livello nella gestione di processi di innovazione”. Le stesse competenze disegnate per l’e-leader all’interno delle Linee guida redatte proprio da AgID. Durante ICity Lab si parlerà anche di competenze digitali

25 Luglio 2018

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Maurizio Costa

La selezione pubblica per la nomina del nuovo direttore generale di AgID, l’Agenzia per l’Italia Digitale, si baserà, da quanto letto sulla stampa di settore, sull’esame delle candidature ricevute, l’individuazione di dieci profili che la commissione deputata incontrerà personalmente e la successiva definizione di una terna finale all’interno della quale sarà individuato il nuovo direttore. In questo contesto, il percorso per scegliere un profilo di così alto spessore tecnico e manageriale, non può prescindere dal recente impegno di AgID sulle competenze digitali.

Quali saranno, quindi, le competenze che avranno maggior peso nella scelta del nuovo “capo” dell’Agenzia? Certamente saranno centrali quelle di e-leadership, competenze che permettono di utilizzare al meglio le tecnologie digitali e consentono di introdurre strategie di innovazione all’interno di un’azienda o di una Pubblica Amministrazione dal punto di vista del manager, del capo o, come nel caso di AgID, del direttore generale.

Come si legge nelle Linee guida sulle competenze di e-leadership, redatte proprio da AgID, l’e-leader è la figura apicale “in grado di sfruttare le tecnologie digitali per definire e concretizzare progetti di innovazione digitale”. I 76 candidati, che verranno analizzati da una commissione specialistica, per vincere il bando dovranno avere “particolare e comprovata qualificazione professionale in materia di innovazione tecnologica e documentata esperienza di elevato livello nella gestione di processi di innovazione”. Le stesse competenze disegnate per l’e-leader.

Le linee guida stilate da AgID saranno quindi fondamentali anche (e soprattutto) nella scelta del direttore generale della stessa Agenzia. Anzi, il futuro direttore generale dell’AgID idealmente sarà il prototipo dell’e-leader: prima di tutto, perché dovrà occuparsi dei temi dell’innovazione e della digitalizzazione del Paese e della PA; secondo, perché dovrà gestire un team eterogeneo proprio all’interno dell’Agenzia della Presidenza del Consiglio dei Ministri preposta alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda digitale italiana, con il compito di coordinare la PA italiana per l’attuazione del Piano Triennale per l’informatica della Pubblica Amministrazione. Non un compito da poco, dunque.

Ma, in definitiva, chi è l’e-leader?

Secondo le citate Linee guida, l’e-leader è quella figura professionale che “spinge verso l’innovazione e il cambiamento”, sia nel privato che nella Pubblica Amministrazione. Si tratta di un manager che “vede” il cambiamento, che sa prevedere dove andrà l’innovazione e che cerca di superare vecchi schemi mentali e ideologie ferme al passato.

L’e-leader deve avere una conoscenza approfondita del mondo digitale e, se fa parte di un Ente pubblico, deve anche possedere alcune competenze specifiche del mondo della Pubblica Amministrazione e dei processi per l’innovazione e la digitalizzazione.

L’AgID stila anche le soft skill dell’e-leader, cioè le capacità individuali “di relazione e di comunicazione”: oltre alle doti di problem solving e di problem setting (risoluzione e definizione di un problema) l’e-leadership comprende anche capacità di comunicazione e di gestione di un gruppo. Questo tipo di leader deve saper mediare e negoziare per non creare fratture o disagi all’interno del team di lavoro, valorizzando contestualmente i collaboratori che lavorano con lui.

Colonna portante dell’operato dell’e-leader è il fatto di poter fissare un obiettivo comune a tutti i collaboratori che lavorano con lui, così da raggiungerlo insieme. Questo tipo di manager non ha bisogno di obbedienza: “Un leader viene innanzitutto riconosciuto come tale, perché sa gestire il gruppo”. L’e-leadership non deve, inoltre, dimenticare i costi e la qualità del lavoro, grazie anche alla possibilità di creare “team virtuali” che possano lavorare contemporaneamente in luoghi differenti.

Sia nella PA che nel settore privato, è importante ricorrere a figure professionali con queste caratteristiche così da poter accompagnare il Paese verso un’innovazione digitale complessiva, che possa abbracciare più settori possibili: dagli Enti della Pubblica Amministrazione, alle aziende, fino ad arrivare alle PMI. Il passaggio di know how tra pubblico e privato è uno scambio importante di competenze tra manager ed e-leader, che possono così formarsi senza rimanere mai indietro per quello che riguarda il campo dell’innovazione e della digital transformation.

Le linee guida stilate da AgID che riguardano l’e-leadership, consigliano una formazione ad hoc per questo tipo di manager : “I livelli di competenze dovrebbero essere ricompresi negli standard esistenti e in framework quali DIGCOMP per le competenze digitali di base ed e-CF 3.0 per quelle specialistiche, in modo da poter sviluppare percorsi di aggiornamento costante e mirati con il conseguente aumento delle competenze nei vari settori interni”. Corsi semestrali specifici per favorire servizi di e-government nella PA e il ricorso a pratiche che includano lo Smart Working completano il profilo delle competenze sul lavoro dell’e-leader.

Di competenze digitali nella PA si parlerà anche ad ICity Lab 2018 (Firenze, 17 e 18 ottobre 2018) con l’obiettivo di rispondere ad alcune domande: qual è il ruolo delle competenze digitali nell’innovazione delle città? Come i centri urbani possono partecipare nella definizione e diffusione di “saperi” chiave per una efficace trasformazione della comunità locale? Infine, quanto e come le competenze digitali degli utenti entrano in gioco nello sviluppo di soluzioni smart?

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