Cad, perché c’è bisogno di formare i dipendenti pubblici

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Non basta affidarsi solo alle soluzioni software presenti sul mercato: queste sono il mezzo e non il fine. C’è molto di più in gioco ovvero la conoscenza del significato di validità giuridica di un documento informatico e le conseguenze dannose (anche economiche) derivanti da una sua cattiva formazione, rappresentazione, conservazione

21 Settembre 2016

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Robert Braga, dottore commercialista e presidente di PROdigiale

Formazione. La parola d’ordine è senza dubbio questa, necessaria per comprendere ed affrontare operativamente le profonde modifiche apportate al Codice dell’Amministrazione Digitale dal D.Lgs. n.179 del 26/08/2016 in vigore dallo scorso 14 settembre. [1]

In quest’ultimo decennio la continua evoluzione tecnologica è stata accompagnata da numerosi cambiamenti normativi – il solo CAD è già stato modificato numerose volte – che hanno determinato soprattutto negli addetti ai lavori un lento ma inarrestabile cambiamento dell’organizzazione e gestione del proprio lavoro.

Basti pensare che solo nell’ultimo anno ci siamo dovuti confrontare con le novità legate all’obbligo di Fatturazione elettronica verso la Pubblica Amministrazione, la tenuta del Protocollo Informatico, il Regolamento Europeo eIDAS ed il Regolamento Europeo Privacy.

Probabilmente, non avendone capito bene le motivazioni, in alcuni casi le novità sono state percepite come un aggravio di lavoro “imposto dall’alto”, vanificando di fatto gli obiettivi di semplificazione (e non solo) celati dietro il susseguirsi dei testi normativi.

Il modo migliore per affrontare questo cambiamento non deve essere quello di pensare che “al termine del proprio lavoro occorre stampare qualcosa” da consegnare poi all’utente finale o a qualche collega per i propri conseguenti adempimenti di competenza. Quando i dati sono tutti digitali (già ricevuti od inseriti a PC) ci si deve invece preoccupare di come trattarli all’interno del “sistema” Pubblica Amministrazione; occorre uscire dallo schema mentale fisico (le mura del proprio ufficio) per entrare in un mondo più allargato (virtuale) che ricomprende tutte le persone operanti all’interno della propria struttura organizzativa.

> Questo articolo è parte del dossier “Speciale Cad. Inizia la fase attuativa, l’analisi di FPA e dei nostri esperti”

Occorre acquisire la consapevolezza che ogni operatore è un ingranaggio di una macchina digitale molto complessa e che la propria attività a video servirà ad aggiornare più di un processo/pratica amministrativa, notificandola ad una o più persone.

Oggi con le importantissime novità introdotte dal CAD (alcune rinviate al regolamento eIDAS) vengono definiti concetti non solo da conoscere nel loro aspetto letterale del termine ma anche e soprattutto da calare nelle modalità operative della pratica quotidiana; ne sono un esempio il “domicilio digitale” che la PA dovrà utilizzare obbligatoriamente come unico mezzo di notifica al cittadino, una volta che questi lo abbia comunicato al suo Comune di residenza.

E ancora, le modifiche alla definizione di “documento informatico” ed al suo valore probatorio.

Ne consegue quindi la necessità di porre attenzione al fatto che il pezzo di carta stampato non è più l’originale, sostituito dal documento informatico.

Per rendere quindi meglio edotti tutti i soggetti coinvolti delle novità normative e organizzative, a giudizio di chi scrive, non vi è altra strada praticabile che quella di formare il personale interno della PA che, inesorabilmente, sarà chiamato a spiegare queste novità al cittadino/utente finale durante lo svolgimento delle proprie funzioni.

Gli aspetti formativi da tener ben presente sono almeno i seguenti:

  • cosa vuol dire digitale.;
  • come pensare in digitale;
  • come operare in digitale.

Insomma, non basta affidarsi solo alle soluzioni software presenti sul mercato: queste sono il mezzo e non il fine. C’è molto di più in gioco ovvero la conoscenza del significato di validità giuridica di un documento informatico e le conseguenze dannose (anche economiche) derivanti da una sua cattiva formazione, rappresentazione, conservazione.

La posta in gioco è molto alta e sarà compito dei Responsabili Amministrativi, della Gestione Documentale, della Conservazione, della Privacy e Data Protection e delle AOO creare un gruppo coeso per ottenere un ambiente collaborativo in grado di affrontare l’inevitabile cambiamento. Con il decreto de quo è stato concesso un “salvacondotto” alle Pubbliche Amministrazioni ritardatarie per adeguarsi alla normativa in tema di produzione di documentazione solo digitale.

Il 14 gennaio 2017 è vicino ma c’è ancora tempo per correre ai ripari.

Saranno i singoli individui a decidere se subire il cambiamento o, viceversa, esserne protagonisti.



[1] Al seguente link è possibile scaricare gratuitamente il testo integrale del nuovo CAD raffrontato con quello precedente: http://www.prodigitale.org/compile

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