Cantiere pagamenti, Garavaglia: “Il cambiamento è semplificazione, strategia e sostenibilità”

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Conclusi i lavori del Cantiere Pagamenti Digitali, quali sono i driver che possono indirizzare una più efficace diffusione dei pagamenti digitali verso la PA e su cosa è necessario ancora insistere per migliorarne i processi

8 Febbraio 2017

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Roberto Garavaglia, owner e advisor del Cantiere Pagamenti Digitali

Un lavoro intenso e molto produttivo, quello svolto dal Cantiere Pagamenti Digitali negli ultimi quattro mesi del 2016. Un’esperienza che, come coordinatore e advisor del tavolo di lavoro, ho condiviso e riassunto nel documento di advocacy “Il digitale che entra nei sistemi di pagamento alla PA”, pubblicato oggi da FPA.

Penso sia opportuno evidenziare alcune indicazioni che emergono dal documento, contestualizzandole in un’attualità sempre in fermento e volendone evincere gli indirizzi, ciò a ulteriore supporto del decisore politico e istituzionale, chiamato (o anche solo invitato) a valutare ed attuare le migliori azioni.

Scarica il report “Il digitale che entra nei sistemi di pagamento alla PA”, Edizioni ForumPA

L’attuale quadro in cui è possibile raffigurare l’Italia, per ciò che concerne l’impiego di strumenti di pagamento alternativi al contante, è ben definibile se si hanno a riferimento almeno queste evidenze:

  1. La diffusione dei pagamenti digitali in Italia e il trend relativo all’uso di strumenti di pagamento innovativi
  2. Il problema culturale
  3. Il dilemma dei costi

Secondo gli ultimi dati di Banca d’Italia, nel 2015 i pagamenti digitali con carta a livello nazionale hanno raggiunto quasi i 175 miliardi di euro (+12,2% rispetto al 2014), pari ad oltre il 22% dei consumi delle famiglie. Lo strumento preferito dagli italiani continua però ad essere il contante (430 miliardi di euro), con cui si pagano il 56% dei consumi, ma che in numero di transazioni rappresenterebbe oltre l’80% delle transazioni. Secondo i dati comunicati dall’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano [1], una considerevole quota parte dell’incremento registrato è dipeso dai cc.dd. “New Digital Payment”, ossia i pagamenti attraverso canali online (Pc e tablet, Mobile) e i pagamenti in punto vendita attraverso carte contactless o su Mobile POS.
I New Digital Payment rappresentano il 12% del transato con carta complessivo con una crescita del22% rispetto al 2014, corrispondente a un valore di 21,5 miliardi di euro nel 2015, +22% rispetto al 2014.

Tuttavia, presi fuori contesto, questi dati possono darci un’idea eccessivamente positiva dello stato dei pagamenti digitali nel nostro Paese. Infatti l’Italia, nei confronti del resto dell’Europa, si trova agli ultimi posti per diffusione dei pagamenti elettronici e si profila per il nostro Paese un nuovo digital divide. Il numero di POS pro capite in Italia (30,4) è nettamente superiore alla media europea (20,9), cionondimeno, guardando al transato pro capite con carta in Italia (2.340 €) salta all’occhio come corrisponda soltanto a circa la metà della media europea (4.022€), a un terzo del transato pro capite dei “Big” d’Europa (6.065 €) e circa un quinto dei Top Performer (10.052 €). Oltre il 56% dei consumi degli italiani viene regolato con il contante. Il transato annuo pro capite con carte di pagamento è inferiore del 40% alla media europea: al tasso di crescita medio registrato negli ultimi tre anni, l’Italia impiegherebbe 5 anni per raggiungere, in termini di transato pro capite, il valore medio attuale registrato nell’area euro e addirittura 14 per raggiungere i top performer (Svezia, Danimarca, Finlandia). È evidente che questo trend di crescita non permetterà di recuperare lo svantaggio competitivo, se non verrà aiutato da concrete azioni che permettano di aumentare la diffusione e l’utilizzo dei pagamenti elettronici.

Il limitato utilizzo dei pagamenti elettronici non è un problema quindi di infrastruttura, ma di cultura. L’infrastruttura necessaria ai pagamenti elettronici (numero di POS e numero di carte attive pro-capite) è allineata alle migliori esperienza europee; quello che manca è l’abitudine dei cittadini Italiani ad utilizzare la carta di pagamento, motivata dalla forza dell’abitudine, ma anche dalla opacità garantita dal contante (rapporto nero / PIL = 21%, peggior dato tra i paesi sviluppati).

Molto deve quindi essere ancora fatto in termini di comunicazione, formazione e semplificazione. Gli sforzi nelle prime due direzioni, devono però essere mirati ai singoli segmenti, non si può generalizzare, altrimenti si perde in efficacia e si crea un pretesto per giustificare l’insuccesso. Sul fronte della semplificazione (la prima “S” richiamata nel titolo di questo articolo), occorre un approccio metodologico che non parta dalla visione dei tecnici, bensì da quella sociale, progettando nuove interfacce utente che permettano di mediare i percorsi esperienziali dell’utilizzatore finale.

In questo senso, una significativa opportunità potrebbe essere colta nell’uso (ma anche nella proposta) – più – convinto di SPID, il Sistema Pubblico d’Identità Digitale. Il nuovo CAD prevede l’impiego di SPID per l’autenticazione dei soggetti coinvolti in un’operazione di pagamento. Un accorto impiego degli attributi associabili all’identità digitale potrebbe consentire una notevole semplificazione della user experience del cittadino che interagisce (o che interagirà) con pagoPA®, il sistema dei pagamenti elettronici a favore della Pubblica Amministrazione, che garantisce a privati e aziende di effettuare pagamenti digitali in modo sicuro e affidabile.

Sotto il profilo strategico (seconda “S”), è corretto guardare all’evoluzione del quadro normativo comunitario. L’attuale periodo che l’Europa in primis e, di conseguenza, l’Italia sta vivendo è caratterizzato da una notevole vivacità legislativa nel settore dei pagamenti elettronici e, più in generale, in quello dei servizi di pagamento ed emissione di moneta elettronica. Nel corso degli ultimi 3 anni, si è sviluppato l’ iter legis di alcune delle disposizioni europee più importanti in questo contesto, raggruppabili nel c.d. “Payment Legislative Package”: il regolamento (UE) 2015/751 (l’Interchange Fee Regulation o “IFR”) e la nuova direttiva (UE) 2015/2366 (la c.d. “PSD2”). Il portato di questi interventi influenzerà lo sviluppo del mercato dei sistemi di pagamento elettronico nei prossimi anni, in particolare sotto il profilo dell’innovazione, aprendo nuovi spazi competitivi e rafforzando la tutela dell’utilizzatore di uno strumento di pagamento.

L’obiettivo perseguito dal legislatore comunitario è accelerare la diffusione degli strumenti di pagamento mediante lo sfruttamento di tre leve: la leva della competizione fra strumenti di pagamento, quella dell’armonizzazione normativa e la leva della sicurezza. Nel primo caso, l’impiego di strumenti più “tradizionali”, come il bonifico o l’addebito diretto, assume un rinnovato rilievo nei nuovi servizi di Payment Initiation, per l’effettuazione di pagamenti che avvengono via internet o in mobilità, campi nei quali, altrettanto tradizionalmente, si era venuto a consolidare l’uso delle carte. La seconda e la terza leva, sono impiegate per accrescere e diffondere la fiducia nell’impiego di uno strumento di pagamento; si pensi all’enfasi che la PSD2 pone sulla “Customer Strong Authentication ed al rafforzamento delle norme di tutela e trasparenza, previste non solo nella PSD2 ma anche nel nuovo regolamento sulle commissioni dei pagamenti effettuati con carte.

Attesa l’enorme rilevanza che la PSD2 ha nello scenario evolutivo dei pagamenti digitali, sia quelli più tradizionali sia quelli più innovativi, considerato l’impatto che l’ IFR ha sugli economics dei pagamenti con carta, analizzato altresì l’impatto che le norme tecniche sull’autenticazione forte del cliente proposte da EBA può produrre sulla user experience del cittadino nell’atto del pagamento verso la PA, tenuto conto delle disposizioni su orientamento e surcharging (in combinato disposto delle previsioni di PSD e IFR) e della possibilità che il Governo possa, in fase di trasposizione e attuazione della PSD2, vietare il diritto del beneficiario di imporre spese (nello specifico il surcharging), tenendo conto della necessità di incoraggiare la concorrenza e di promuovere l’uso di strumenti di pagamento efficienti, appare evidente come sia determinante prevenire scenari di ritardo nell’attuazione o mancato coordinamento con altre norme primarie, in fase di trasposizione (e successiva attuazione) del Payment Legislative Package.

Per quanto concerne gli interventi che impattano maggiormente sugli economics e, in particolare, quelli previsti dal nuovo regolamento sulle interchange fee dei pagamenti con carte (IFR), occorre fare una riflessione sugli effetti delle esternalità di rete, tipiche di un mercato two-sided come quello delle carte, non sempre prevedibili e che – quasi mai – si riflettono pavlovianamente, in conseguenza della sola azione legislativa. L’abbassamento imposto delle fee di interchange, da solo forse non basta, per conseguire quegli obiettivi di migliore diffusione dei pagamenti elettronici; certamente è un buon viatico, che deve tuttavia sapersi accompagnare ad altre iniziative, la cui origine si ritrova in contesti diversi dall’imposizione ipso iure. Si pensi ad iniziative che possano incentivare entrambi i lati del mercato; si rifletta sulla necessità di trovare quell’ottimo paretiano, che sia soddisfacente per l’intero sistema.

Si faccia tutto questo pensando alla sostenibilità (terza “S”) e, poiché “gli innovatori sognano una PA sostenibile” (direbbe Carlo Mochi), mi sia consentito ricordare gli SDG (o Sustainable Development Goals) un insieme di obiettivi pensato per il futuro dello sviluppo internazionale, che l’ONU ha creato e promosso come obiettivi globali di sviluppo sostenibile, in particolare quello rubricato al punto 9 “ Costruire una infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione ed una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile – 9.1 Sviluppare infrastrutture di qualità, affidabili, sostenibili e resilienti, comprese le infrastrutture regionali e transfrontaliere, per sostenere lo sviluppo economico e il benessere umano, con particolare attenzione alla possibilità di accesso equo per tutti”.
Questa è la strada.



[1] Report I Pagamenti Digitali in Italia – Osservatorio Mobile Payment & Commerce – luglio 2016

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