Donne e ICT: perché le ragazze non entrano nel mondo della tecnologia

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In Europa le donne laureate in informatica sono il 25% del totale, e quelle laureate in ingegneria informatica appena il 9%. Una ricerca commissionata da Cisco indaga i motivi per cui la disparità di genere nelle professioni legate al mondo delle nuove tecnologie è così accentuata. L’interesse per l’informatica e l’uso quotidiano del PC non bastano se mancano modelli femminili a cui ispirarsi e persiste la convinzione che l’ICT sia "un mondo da uomini".

1 Settembre 2009

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Letizia Pica

Articolo FPA

In Europa le donne laureate in informatica sono il 25% del totale, e quelle laureate in ingegneria informatica appena il 9%. Una ricerca commissionata da Cisco indaga i motivi per cui la disparità di genere nelle professioni legate al mondo delle nuove tecnologie è così accentuata. L’interesse per l’informatica e l’uso quotidiano del PC non bastano se mancano modelli femminili a cui ispirarsi e persiste la convinzione che l’ICT sia "un mondo da uomini".

Secondo dati della Commissione Europea attualmente il settore ICT vede 12 milioni di posti di lavoro e conta per il 6% del PIL dell’Unione Europea. Le donne sono largamente sotto-rappresentate: nel 2004 meno del 25% dei laureati in informatica dell’Europa a 27 era donna; le professioniste in ambito informatico sono il 27,8% del totale e fra gli ingegneri progettisti informatici si conta solamente un 9,6% di donne. A livello accademico, appena il 5,8% delle posizioni di livello senior è ricoperto da persone di sesso femminile.

A cosa è dovuto questo divario? Lo studio "Donne e ICT: perché le ragazze non entrano nel mondo della tecnologia" commissionato da Cisco a EUN Schoolnet, partnership internazionale composta dai trentuno ministeri dell’istruzione dei paesi europei ha provato a dare una risposta analizzando i modelli di riferimento delle giovani europee.

Coinvolgendo studenti di scuola secondaria superiore, insegnanti e genitori di entrambi i sessi in Italia, Francia, Paesi Bassi, Polonia e Regno Unito, la ricerca ha evidenziato una sostanziale parità di attitudini e interesse per l’informatica fra i ragazzi e le ragazze. Il numero di ragazze che sceglie di proseguire gli studi nel settore tecnologico è in proporzione elevato, eppure ben il 50% di esse non intende avviarsi a una carriera nell’ICT.
Il fattore che demotiva le studentesse è la convinzione che l’ambito ICT sia "di per sé più adatto agli uomini". In questo modo si assiste ad una pesante dispersione di talenti e capacità che sarebbero molto utili in un mercato che, nonostante la crisi economica, soffre la mancanza di figure professionali specializzate.

"La competitività dell’Europa dipende dalla capacità di attrarre e trattenere lavoratori specializzati, specialmente nel settore Hi-Tech: ma solo un esperto di informatica su 5 è donna" scrive nell’introduzione al white paper nato dalla ricerca Viviane Reding, Commissario dell’Unione Europea per l’Information Society e i Media, "L’Europa ha bisogno di più "cyberellas": donne dotate delle competenze digitali del futuro, che sono essenziali per assicurare al continente un ruolo importante nel settore ICT di domani. Per liberare questo fiume di talento si deve dare particolare attenzione alle modalità per incentivare la partecipazione delle donne nel settore".

L’Italia

Anche in Italia si è confermata la sostanziale parità di conoscenze e attitudine verso l’ICT fra ragazze e ragazzi. Il 76% delle ragazze dichiara di essere "interessate o molto interessate all’ICT". Purtroppo però di esse, ben quattro su cinque, nonostante l’interesse per la materia, si orientano verso scelte universitarie e professionali differenti.

Le ragazze coinvolte nella ricerca hanno dichiarato in oltre il 50% dei casi di avere un modello di riferimento a cui ispirarsi per le scelte di studio e carriera; di queste, il 58% ha indicato una donna, prevalentemente la madre o una insegnante di sesso femminile. Madri e insegnanti, però, non sono un buon modello per quanto riguarda l’utilizzo delle tecnologie: usano il PC meno degli uomini, e lo usano per fare meno cose. Oltre il 50% delle insegnanti ed il 60% delle madri coinvolte nella ricerca, infatti, usano il computer meno di 30 minuti al giorno; solo il 5% di questi potenziali "modelli femminili" ha dichiarato di avere competenze minime di networking (valutate come la capacità di risolvere piccoli problemi di connettività domestica autonomamente). Questo ultimo dato assume un maggiore rilevo se confrontato con quello relativo agli uomini: il 41%.

Molto forte anche il peso degli stereotipi. A genitori ed insegnati è, infatti, stato chiesto di valutare quattro tipici profili ICT (sales manager, software developer, system engineer, network consulting engineer), tutti sono concordi nel credere che fossero (in assoluto o generalmente) "più adatti agli uomini". Nessuna delle madri ritiene, infatti, che una donna potrebbe fare meglio di un uomo il system engineer o il software developer.

Dalla ricerca sono emerse, però, anche alcune peculiarità positive che distinguono il nostro paese dagli altri interessati alla ricerca. Le madri, pur senza competenze informatiche, sono due volte più interessate degli uomini ad acquisirne, con un dato superiore alla media rispetto a quanto registrato negli altri paesi: un entusiasmo che, anche nei dati generali della ricerca, si è rivelato la chiave per la trasmissione di una immagine positiva dell’ICT fra madri e figlie. Non è la competenza in sé a fare la differenza, quanto l’atteggiamento positivo delle genitrici.

Inoltre analizzando la percezione del lavoro ICT fra gli studenti è emerso che le generazioni più giovani hanno un livello di fiducia nell’attitudine per l’ICT delle ragazze più alto di quanto si sia riscontrato negli altri gruppi. Il 15% di essi ha dichiarato di ritenere che le donne farebbero meglio degli uomini un lavoro di system engineer.

Che l’ICT possa essere una grande opportunità di ingresso femminile nel mondo del lavoro è dimostrato da diversi dati che prevedono, per i prossimi decenni, un deficit di professionisti IT di grandi dimensioni. Già entro il 2010 secondo il CEPIS (rapporto E-Skills in Europe 2007) 70.000 posti di lavoro all’anno resteranno scoperti.

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