Emilia-Romagna, il futuro ha il sapore di quattro datacenter

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L’obiettivo è quello di una effettiva ed efficace parnership pubblico/privato, con vantaggi per la PA in termini di servizi e di risparmi, e per i privati in termini di attrattività territoriale e disponibilità dei servizi

8 Aprile 2016

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Dimitri Tartari, Agenda Digitale Emilia Romagna

Entro il 2019, grazie all’impiego complessivo di 10 milioni di euro – di cui oltre 6 milioni già stanziati – in Emilia-Romagna saranno disponibili quattro datacenter, strutture costruite per concentrare in siti attrezzati il lavoro fino ad oggi svolto da un gran numero di CED di piccole o medie dimensioni di proprietà degli enti. Questo l’ambizioso obiettivo dell’Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna che prevede, in tema di infrastruttura cloud per la PA, seguendo l’obiettivo nazionale, di consolidare ed ottimizzare le risorse ICT della pubblica amministrazione, con risultati misurabili concretamente in risparmi economici e migliori prestazioni.

Di fatto, si passa da una visione frammentata di tante macchine distribuite tra diversi enti, ad una più concentrata, da macchine singole a macchine condivise, con i vantaggi tipici della virtualizzazione tra cui quelli relativi al risparmio energetico.

Il primo dei quattro datacenter, distribuiti nel territorio e interconnessi nativamente alla rete a banda ultra larga di Lepida SpA, la società in-house di Regione Emilia-Romagna, è stato inaugurato a Ravenna, nel dicembre scorso, all’interno di una ex falegnameria, in una superfice di 600 metri quadri più altrettanti di area esterna, dove sono state concentrate tante macchine distribuite tra numerosi enti pubblici in un’unica struttura centralizzata.

Un secondo datacenter, collocato a Parma, sarà realizzato seguendo il modello di compartecipazione pubblico/privato, con Lepida Spa a gestire le risorse tecnologiche destinate alla PA e BT-Enìa Telecomunicazioni, con un investimento di 875 mila euro per realizzare le facilities indirizzate ai privati. Si tratta di un modello già applicato a Ravenna con iNebula, la società del gruppo ITway, che ha investito 250 mila euro; le rimanenti infrastrutture saranno invece realizzate nelle città di Ferrara e Bologna.

L’obiettivo, fra gli altri, è quello di una effettiva ed efficace parnership pubblico/privato, con vantaggi per la PA in termini di servizi e di risparmi, e per i privati, in termini di attrattività territoriale e disponibilità dei servizi. Il modello realizzato è cosiddetto a “condominio”, in modo da armonizzare le risorse pubbliche (Lepida SpA, Regione Emilia-Romagna, che hanno già risorse per sei milioni e mezzo di euro, i Comuni, che mettono a disposizione locali di loro proprietà) e quelle private (le aziende che compartecipano alla gestione delle strutture fisiche favorendo la sostenibilità del progetto nel lungo periodo e un supporto all’innovazione del tessuto produttivo locale).

I datacenter nascono predisposti anche per l’erogazione di servizi centralizzati e ususfruibili dai singoli enti in modalità cloud (storage high performance, storage backup, sw backup applicazioni, sw back up file di sistema) e svolgono un importante ruolo nell’evoluzione della sicurezza digitale verso i concetti di resilienza di dati, servizi ed applicazioni, anche attraverso la realizzazione di soluzioni di disaster recovery e business continuity.

Importante risulterà l’attenzione all’utilizzo di standard che abilitino la portabilità e l’interoperabilità tra cloud pubblici e privati, in un modello di cloud ibrido.

Nel prossimo futuro, l’attenzione sarà rivolta ai software: da singoli software per i singoli clienti a software su cloud, pagato in base all’utilizzo.

Il cloud, infatti nella sua dimensione più ampia, con la possibilità del pay per use e l’acquisto di risorse IT a tempo, potrebbe agevolare attività di sperimentazione e innovazione ancora non in uso nella PA, a tutt’oggi non applicabili per evidenti problematiche organizzative e di regolamenti degli appalti pubblici.

L’Agenda Digitale dell’Emilia-Romagna ha inserito questi datacenter fra le sue priorità dotando il territorio di infrastrutture per accelerarne lo sviluppo, oltre che portare efficienza e risparmi alla pubblica amministrazione, e quindi a tutti i cittadini. All’efficienza a livello energetico s’affianca, come detto, un notevole risparmio determinato principalmente da due fattori. Primo, con il costo per la sola energia elettrica che ogni Comune sta pagando ora per il suo CED, nei datacenter sarà possibile coprire i costi di energia elettrica, ammortamento e gestione delle macchine. Secondo, il costo dei servizi offerti, che sono molto competitivi rispetto alle offerte di mercato. Per gli enti il risparmio medio per server trasferito è di circa 1.440 euro all’anno (pari al 38% dell’attuale costo di gestione del server). Per il sistema regionale, con un trasferimento del 90% dei potenziali server, il risparmio netto arriverebbe, in dieci anni, a oltre quattro milioni di euro.

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