La PA ha bisogno di start up: cercasi modelli di sourcing innovativi

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Le competenze non certificate, l’assenza di curricula, la bassa conoscenza delle procedure pubbliche, la scarsa affidabilità nel lungo periodo e l’offerta di servizi innovativi, non riconducibili ai meta prodotti previsti dai cataloghi elettronici hanno determinato uno scarso livello di offerta da parte delle startup alla PA

15 Giugno 2016

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Fabrizio Rauso e Monica Gabrielli, Digital Organization, Sogei S.p.A

La digital disruption e la conseguente digital transformation stanno modificando in maniera sensibile gli attuali modelli di business. E’ notizia di ieri l’acquisizione di Linkedin da parte di MSN per 26,2 B$ che fa ben capire la direzione attuale del mercato. La parte di innovazione si muove molto più velocemente rispetto al passato e gli strumenti abilitanti all’accesso del digitale sono in molto casi a costi marginali.

Nella PA bisogna comprendere che si possono fare le cose in modo diverso dal solito e quando scatta l’interesse verso una tecnologia o un servizio innovativo offerto da una startup, nascono immediatamente una serie di pratiche burocratiche e amministrative che sulla carta sono superabili, ma nella pratica fanno finire la collaborazione, spesso, prima ancora di nascere.

Il mercato elettronico della pubblica amministrazione (MEPA), nel corso degli ultimi anni, ha eliminato i vincoli sul fatturato e ha permesso alle startup di accedere e offrire i propri prodotti/servizi.

Ciò nonostante, le competenze non certificate, l’assenza di curricula, la bassa conoscenza delle procedure pubbliche, la scarsa affidabilità nel lungo periodo e l’offerta di particolari servizi innovativi, non sempre facilmente riconducibili ai meta prodotti previsti dai cataloghi elettronici, hanno determinato uno scarso livello di offerta da parte delle startup alla PA.

Le piattaforme tecnologiche (es. github, airbnb, uber, openal, twilio, kaggle, waze, amazon WS, bla bla car etc.) diventano leader unici di mercato e favoriscono modelli di sourcing innovativi (es. crowdsourcing, crowdfunding, sharing economy, cloud computing, etc.) che consentono di rendere più efficiente l’offerta e la domanda ed essere leva per lo sviluppo del cambiamento.

Le startup devono rappresentare, invece, un acceleratore del processo di trasformazione digitale della PA e stimolo per ridisegnare i processi di procurement pubblico in modalità più snella e veloce, consentendo l’acquisizione di piattaforme tecnologiche, servizi innovativi, sistemi di gestione e di ottimizzazione offerti dalle stesse.

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