Chi valuta chi

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Una buona metà dei commenti (numerosi e di questo vi ringrazio) che arrivano sul nostro sito riguardano, in un modo o nell’altro, l’incapacità delle amministrazioni di valutare il merito di dipendenti e dirigenti e, conseguentemente, di premiare o sanzionare secondo una oggettiva valutazione dei risultati.

Da pochi giorni sul nostro sito SaperiPA sono disponibili tutte le relazioni del FORUM PA 2008 e, quindi, anche quelle relative al pubblico impiego e alla sua valutazione (Ichino, Brunetta, Naddeo, Valotti, Lucibello, Barrera, Vaciago, Gentile, Tarelli, ecc.) e ne siamo orgogliosi, anche perché il tema è di grande attualità e proprio ora in Senato si sta discutendo di chi e come dovrebbe valutare i lavoratori del pubblico impiego.

8 Ottobre 2008

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Carlo Mochi Sismondi

Articolo FPA

Una buona metà dei commenti (numerosi e di questo vi ringrazio) che arrivano sul nostro sito riguardano, in un modo o nell’altro, l’incapacità delle amministrazioni di valutare il merito di dipendenti e dirigenti e, conseguentemente, di premiare o sanzionare secondo una oggettiva valutazione dei risultati.

Da pochi giorni sul nostro sito SaperiPA sono disponibili tutte le relazioni del FORUM PA 2008 e, quindi, anche quelle relative al pubblico impiego e alla sua valutazione (Ichino, Brunetta, Naddeo, Valotti, Lucibello, Barrera, Vaciago, Gentile, Tarelli, ecc.) e ne siamo orgogliosi, anche perché il tema è di grande attualità e proprio ora in Senato si sta discutendo di chi e come dovrebbe valutare i lavoratori del pubblico impiego.

Come forse sapete, infatti, sono in discussione congiunta due proposte di legge sul tema: quella di matrice PD (Ichino come primo firmatario) e quella del Governo (Brunetta come responsabile politico e primo proponente).

Nello specifico della valutazione le posizioni sono abbastanza definite e sono rispecchiate dagli emendamenti che entrambi hanno posto in discussione:

  • Ichino e altri senatori del PD propongono (leggetevi l’emendamento proposto in commissione Affari Costituzionali il 2 ottobre scorso) un’Autorità indipendente per la trasparenza e la valutazione strutturata  come organismo del tutto autonomo dall’esecutivo, scelto su una base rigorosamente bipartisan, promotore di una metodologia di valutazione efficace e controllore della sua applicazione. La caratteristica base è che sia indipendente dall’attività di Governo, dalla politica, dal sindacato
  • Il Governo propone, invece, in un emendamento al suo stesso Disegno di legge, la creazione di un organismo centrale presso l’ARAN (nel primo Disegno di legge era presso il Dipartimento della Funzione Pubblica) con il compito di indirizzare, coordinare e sovrintendere all’esercizio delle funzioni di valutazione, di garantire la trasparenza dei sistemi di valutazione, nonché di informare annualmente il Ministro per l’Attuazione del programma di Governo sull’attività svolta.

A prima vista sembra che non ci sia una grande differenza, in realtà le due proposte sono diverse in molti punti: il primo, ed essenziale, è la collocazione dell’Organismo e il suo status. Nel primo caso è un’Autorità indipendente, nel secondo un Ufficio, sia pure autonomo, dell’ARAN. Non è la stessa cosa. Ma in entrambi i casi i due organismi proposti non pare che potranno avere né le dotazioni né le risorse per svolgere direttamente alcuna valutazione. Sono quindi sempre e comunque strutture di indirizzo che, come sappiamo bene dall’esperienza, rischiano di poter agire solo con la moral suasion , come fu della Commissione per il Controllo Strategico (diretta prima da Zampini e poi da Torchia), che continuò a stigmatizzare la povertà delle direttive dei Ministri senza che nulla cambiasse.

In questo momento politico del Paese io parteggio decisamente per il maggior bilanciamento dei poteri possibile e, quindi, mi pronuncerei per l’ipotesi maggiormente indipendente. Ma non credo che sia lì il punto decisivo che è invece, a mio parere, nell’incisività della struttura e negli strumenti di raccordo che essa potrà ragionevolmente mettere in piedi con le amministrazioni centrali e territoriali che sono e rimangono autori e responsabili delle azioni di valutazione.

Entrambe le proposte impediscono alle amministrazioni di distribuire indennità di risultato (che nella proposta Ichino non può essere meno del 30% dello stipendio) se non sono attuate azioni coerenti e strutturate di valutazione. Ma chi decide se la valutazione effettuata è seria? Chi applica la norma e impedisce alle amministrazioni di erogare a pioggia gli incentivi? Chi decide quanto e come vanno sentiti in questo i cittadini e le imprese “clienti”? Chi mette in mora e alla fine sanziona duramente le amministrazioni inadempienti? Chi viceversa premia le amministrazioni virtuose, concedendo magari loro una maggiore autonomia nelle scelte relative al personale che sono ancora tragicamente rigide nonostante il federalismo tanto invocato e così poco praticato?

Questi sono i punti chiave, per non ritrovarci alla fine con i soliti proclami e le solite incitazioni che non hanno trovato, poi, alcun riscontro nella vita quotidiana della maggior parte delle amministrazioni.

E voi che ne pensate? Da chi e come vorreste essere giudicati? Vi rassicura un’Autorità indipendente esterna? Pensate che sarebbe utile per cambiare i comportamenti delle vostre amministrazioni? E se non così, come?

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