I procedimenti amministrativi della PA e l’API Economy

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La pubblica amministrazione è alla continua ricerca di un percorso di trasformazione in cui il digitale in generale e la tecnologia della informazione in particolare possono e devono essere i volani del cambiamento. E’ in questo contesto che il legislatore può facilitare la trasformazione verso una pubblica amministrazione efficiente ed efficace. Il DDL “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” in esame al Senato introduce all’articolo 1 le basi per avviare un progetto di profonda trasformazione del funzionamento della pubblica amministrazione e per l’inizio di un nuovo rapporto con i cittadini e con le imprese.

19 Febbraio 2015

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Domenico Pugliese*

Articolo FPA

La pubblica amministrazione è alla continua ricerca di un percorso di trasformazione in cui il digitale in generale e la tecnologia della informazione in particolare possono e devono essere i volani del cambiamento. E’ in questo contesto che il legislatore può facilitare la trasformazione verso una pubblica amministrazione efficiente ed efficace. Il DDL “Riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche” in esame al Senato introduce all’articolo 1 le basi per avviare un progetto di profonda trasformazione del funzionamento della pubblica amministrazione e per l’inizio di un nuovo rapporto con i cittadini e con le imprese.

L’art. 1 “Accelerazione e semplificazione nei servizi per i cittadini e le imprese” prevede la ricognizione, da parte delle amministrazioni pubbliche, di tutti i procedimenti amministrativi, la loro semplificazione e digitalizzazione con l’obiettivo di favorire un nuovo livello di accessibilità ai servizi della PA.

Il censimento di tutti i procedimenti amministrativi e la successiva reingegnerizzazione con le tecnologie dell’Information Technology è un’occasione importantissima per riprogettare i servizi della PA a partire dalle aspettative del cittadino, interconnettendo tutte le amministrazioni coinvolte e semplificando tutti i passaggi interni alla macchina Pubblica. L’adozione di processi completamente digitalizzati consente “l’apertura” dei procedimenti delle diverse amministrazione in modo da essere reciprocamente utilizzati nell’ambito di servizi ad alto valore per i cittadini e le imprese.

Apertura ed interoperabilità dei procedimenti devono rappresentare quindi i criteri fondanti del ridisegno dei processi come correttamente previsto anche dal punto e) dello stesso art. 1:

e) “ricorso cooperazione applicativa e all’interoperabilità dei sistemi informativi, individuando, per ogni procedimento amministrativo, le forme di interazione dei soggetti interessati con il sistema informativo (Application Program Interfaces – API)”.

Per cogliere pienamente la spinta evolutiva introdotta dall’articolo, è fondamentale che l’interoperabilità dei procedimenti digitalizzati sia disegnata secondo modelli attuali ed impiegati con successo dal mercato. I meccanismi di cooperazione applicativa basata su SPCoop, anche se tecnicamente corretti, richiedono un impegno da parte delle amministrazioni che spesso scoraggia la cooperazione. Inoltre sono meccanismi che puntano alla integrazione dei processi tra le amministrazioni, senza preoccuparsi dell’interazione con cittadini ed imprese e dell’utilizzo ormai pervasivo dei dispositivi mobili.

Ai meccanismi attuali, la PA dovrebbe quindi affiancare nuovi e più agili modelli di interoperabilità che consentano una composizione dinamica dei servizi, in linea con le migliori esperienze sul mercato e sperimentate con successo dalle più importanti “digital company”.

Il modello di riferimento è quello dell’API Economy, adottato da molte organizzazioni, sia pubbliche che private, per consentire l’accesso ai propri asset digitali (dati, servizi, etc.) attraverso l’esposizione di Web API (Application Programming Interface).

L’apertura dei sistemi informativi alle web API è parte della strategia di digitalizzazione di molti Governi nell’ambito delle iniziative di Open Government. Solo per fare qualche esempio il Governo statunitense ha recentemente annunciato la “Roadmap for a Digital Government” dove le web API costituiscono parte essenziale del programma, ed in UK è partito un processo di riorganizzazione del portale governativo GOV.UK attorno al modello delle web API. Tra le aziende principali della “digital economy” che basano il loro successo sulle Web API vi sono: eBay che veicola più del 60% delle proprie vendite via API; Expedia che incassa più di 4 Miliardi di dollari attraverso i partner via API; Paypal, Amazon e tantissime altre che hanno adottato il modello dell’API Economy.

La realizzazione di nuovi sistemi informativi che prevedano l’esposizione dei servizi via API abilita immediatamente una trasformazione interna alla PA nel modo in cui le diverse amministrazioni ed i diversi dipartimenti si interfacciano e cooperano tra di loro e con terze parti. Le API consentono di disegnare i procedimenti amministrativi in modo flessibile, avendo come obiettivo esclusivamente i bisogni del cittadino e rendendo trasparente tutti gli adempimenti inter-amministrazione. Non solo, le API permettono una migliore interazione con le amministrazioni attraverso l’apertura dei servizi ad altri soggetti, anche privati, che possono “comporre” a loro volta nuovi servizi per la collettività, consentendo nuovi modelli di partecipazione del mercato nella creazione di valore pubblico e contribuendo in questo modo alla ottimizzazione della spesa delle amministrazioni.

L’evoluzione prevista dall’art. 1 e l’adozione del modello API Economy abilita immediatamente la PA ad un nuovo rapporto con i cittadini, con le imprese e tra la PA stessa. E’ possibile immaginare almeno tre scenari della nuova PA:

  • Processi digitali ed integrazione tra amministrazioni
  • Integrazione con le imprese
  • Co-erogazione dei servizi

Processi digitali ed integrazione tra amministrazioni

Le amministrazioni hanno i procedimenti completamente digitalizzati ed espongono i propri servizi via web API. Quando un cittadino/impresa richiede un servizio ad una data amministrazione, ed il servizio per essere portato a termine necessita del coinvolgimento di una seconda amministrazione, l’interazione viene effettuata in forma digitale attraverso il richiamo della opportuna API pubblicata dalla seconda amministrazione. La logica di erogazione dei servizi al cittadino è “one stop shop”: l’intera catena del valore del servizio viene erogata da un singolo punto di accesso per il cittadino che può accedere ai servizi on line anche da dispositivi mobili. Se è necessario coinvolgere altre amministrazioni questo viene fatto in modo automatico e trasparente attraverso l’uso delle API. In questo scenario lo SPID (Sistema Pubblico per la gestione dell’Identità Digitale) può essere utilizzato, anch’esso via API, non solo per l’autenticazione del cittadino ma anche per autenticare l’amministrazione che accede ai servizi di un’altra amministrazione.

Integrazione con le imprese

Le imprese sono integrate in maniera digitale con la PA per tutte le istanze e le dichiarazioni. Il colloquio avviene direttamente tra i rispettivi sistemi informativi via web API. L’impresa viene “riconosciuta” dall’amministrazione attraverso lo SPID e vengono resi disponibili i servizi digitali cui ha diritto. Non è più necessario recarsi agli sportelli per il disbrigo di pratiche e presentazioni di moduli cartacei. Non è più necessario impiegare tempo e risorse (sia dell’impresa che dell’Amministrazione) per raggiungere luoghi fisici della PA e per la gestione materiale delle pratiche. L’impresa e la PA diventano più efficienti e focalizzate.

Co-erogazione dei servizi

In questo scenario, in cui gran parte dei servizi della PA sono esposti ed accessibili dall’esterno, le imprese, soprattutto le start-up, possono “coreografare” i differenti servizi disponibili, aggiungendo eventualmente ulteriori contenuti (dati di terze parti, funzionalità analytics, georeferenziazione, etc.), per comporre servizi a più alto valore per i fruitori (cittadini, categorie, imprese, etc.). Questo scenario potrebbe condurre, a tendere, ad una co-erogazione dei servizi digitali pubblici, in cui le imprese farebbero da front end, gestendo l’interazione con i fruitori e mettendo a disposizioni un ricco portafoglio di servizi ad alto valore facilmente utilizzabili sui diversi canali, e l’amministrazione si concentrerebbe invece sui contenuti core di sua esclusiva competenza (back end). La cooperazione nell’erogazione dei servizi, oltre ad agire da volano per la nascita di start up che vogliono operare nel settore, grazie alle reciproche specializzazioni (front end, back end), consentirebbe il miglioramento delle performance e la riduzione dei costi dei servizi della pubblica amministrazione. Ma la cosa forse più importante della co-erogazione dei servizi è che i cittadini e le imprese avrebbero un nuovo modo di rapportarsi con l’amministrazione attraverso un portafoglio di servizi che sarebbe costantemente aggiornato ed evoluto in funzione delle innovazioni tecnologiche e grazie alla competizione che si instaurerebbe tra i diversi soggetti privati deputati alla gestione del front end.

L’art.1 del DDL, se indirizzato correttamente nei decreti successivi, può dare il via ad un grande progetto nazionale in cui far evolvere la cooperazione applicativa nella PA verso un modello più facilmente adottabile, favorendo una più stretta cooperazione con le imprese e la partecipazione dei privati nell’erogazione di nuovi servizi. Il progetto consentirà alla PA di essere veramente aperta, a disposizione del mondo delle imprese e del Paese.

Il modello API Economy rappresenterebbe inoltre il giusto complemento agli open data. Le API infatti rendono accessibili non solo i dati ma i servizi core della PA, amplificando il valore dei dati stessi che verrebbero arricchiti con la componente dei processi della PA. Le API facilitano inoltre la fruizione da dispositivi mobili e dagli ambienti social per una PA che raggiunge ovunque il cittadino nel momento in cui ha bisogno dei propri servizi. Questa grande iniziativa nazionale di trasformazione della PA dovrebbe prevedere il disegno di un progetto complessivo, auspicabilmente curato della Presidenza del Consiglio dei Ministri, con una organizzazione dedicata che dia gli indirizzi organizzativi, tecnici e di gestione in modo da facilitare la trasformazione del sistema di erogazione dei servizi al cittadino verso un modello basato su API Economy.


*Domenico Pugliese è un Executive Consultant di IBM. Si occupa di soluzioni ICT per la pubblica amministrazione e collabora con Agid su diverse tematiche come il Cloud Computing, l’Open Source, la razionalizzazione dei Data Center e l’acquisizione di servizi ICT da parte della PA. Recentemente in qualità di consulente, si interessa all’utilizzo di tecnologie innovative quali Cloud, Analytics, Mobile, Social per il miglioramento dei servizi al cittadino e per l’efficienza della Pubblica Amministrazione.

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