PA agile e Crescita inclusiva: i due documenti OCSE da cui parte FORUM PA 2016

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Due recenti documenti OCSE hanno offerto lo spunto per la
riflessione al centro di FORUM PA 2016: uno relativo al ruolo che può e deve
svolgere la PA nel garantire una crescita inclusiva, l’altro incentrato sul
paradigma della PA agile. Due temi che vengono analizzati, quindi, separatamente,
ma che in realtà sono strettamente legati: se la crescita inclusiva è l’obiettivo,
dobbiamo infatti individuare un modello di PA adatto a realizzarlo. In questo
senso la “PA agile” è un modello a cui guardare, perché definisce un’amministrazione
in grado di rispondere in maniera veloce e strategica alle sfide poste dai
cambiamenti della società. Come evidenzia il claim di FORUM PA 2016, si tratta
di un circolo virtuoso: “Il PAese che cambia cambia la PA, che cambia il PAese,
che cambia la PA”. Ecco una breve scheda sui due documenti OCSE.

27 Aprile 2016

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Michela Stentella

Abbiamo citato diverse volte i due recenti documenti OCSE che hanno offerto lo spunto per la riflessione al centro di FORUM PA 2016: uno relativo al ruolo che può e deve svolgere la PA nel garantire una crescita inclusiva, l’altro incentrato sul paradigma della PA agile. Due temi che vengono analizzati, quindi, separatamente, ma che in realtà sono strettamente legati: se la crescita inclusiva è l’obiettivo, dobbiamo infatti individuare un modello di PA adatto a realizzarlo. In questo senso la “PA agile” è un modello a cui guardare, perché definisce un’amministrazione in grado di rispondere in maniera veloce e strategica alle sfide poste dai cambiamenti della società. Come evidenzia il claim di FORUM PA 2016, si tratta di un circolo virtuoso: “Il PAese che cambia cambia la PA, che cambia il PAese, che cambia la PA”. Vediamo sinteticamente il contenuto dei due documenti OCSE e rimandiamo per approfondimenti ai testi integrali disponibili in rete.

PublicGovernance for Inclusive Growth: towards a new vision for the Public Sector

L’Ocse ha riunito a Helsinki, il 28 ottobre 2015, i ministri responsabili per la Governance pubblica. Il focus dell’incontro è stato la crescita inclusiva e il suo rapporto con la governance pubblica. La premessa dell’incontro è che il benessere individuale e sociale dovrebbe essere al centro delle politiche e dei processi decisionali. Politiche e istituzioni inclusive, insieme alla fornitura di servizi efficaci, possono contribuire infatti a colmare i gap economici e sociali. La gestione pubblica per la crescita inclusiva richiede un approccio a 360 gradi, in cui istituzioni, strumenti e processi siano progettati per migliorare il coordinamento tra i diversi livelli di governo, prevedendo processi decisionali informati e dando voce a tutti gli stakeholder. Una governance frammentata, al contrario, ostacola la progettazione, attuazione e valutazione delle politiche per la crescita inclusiva. Il documento pubblicato in occasione di questo summit è articolato in tre capitoli:

  • Quale governance per perseguire la crescita inclusiva: la natura multidimensionale della Crescita Inclusiva richiede la capacità di affrontare problemi complessi. È necessario un nuovo approccio alla definizione delle politiche, un approccio globale e trasversale ai diversi settori e livelli di governo.
  • Il policy making per la crescita inclusiva (Progettazione, sviluppo e accountability): un forte centro di governo, considerazioni di bilancio a medio termine, e strumenti per una valutazione complessiva ex ante ed ex post in grado di fare luce sull’impatto distributivo delle politiche sono tra i requisiti fondamentali per l’elaborazione di politiche per la crescita inclusiva.
  • La definizione delle politiche per la crescita inclusiva (voice, inclusion, engagement). L’apertura e l’accountability nei processi decisionali fanno in modo che i bisogni, le preferenze e le problematiche di tutti i soggetti coinvolti, compresi i cittadini meno abbienti, siano incluse all’interno del processo decisionale che deve riflettere l’interesse collettivo piuttosto che interessi particolari.

Achieving Public Sector Agility at Times of Fiscal Consolidation

L’OCSE nel 2015 ha pubblicato il documento “Achieving Public Sector Agility at Times of Fiscal Consolidation”, che individua l’agilità strategica e reattiva (concetto mutuato dal settore privato) come una caratteristica che può aiutare i governi non solo a mantenere ma anche a migliorare i servizi offerti anche in un momento di consolidamento fiscale, quando diventa centrale la riduzione del deficit e del debito pubblico dello Stato, per cui prevalgono azioni di diminuzione/contenimento della crescita della spesa pubblica. Ma il punto non è solo la scarsità di risorse e l’incertezza finanziaria: come sottolineato nell’introduzione al documento OCSE i governi devono affrontare tanti cambiamenti, da quelli demografici a quelli climatici, dalla globalizzazione al rischio di potenziali disastri su larga scala, solo per citarne alcuni. I vecchi modelli di governo non sono più adatti a rispondere a questa nuova complessità economica e sociale, in un quadro in cui tra l’altro i cittadini si aspettano di non essere più soggetti passivi delle politiche, ma vogliono essere ascoltati e partecipare ai processi decisionali. In questo contesto cosa significa essere “agili”? Significa riuscire a rispondere alle nuove sfide in modo rapido e strategico, saper intercettare le tendenze e cogliere le opportunità emergenti, utilizzare in modo efficiente le risorse disponibili (risorse finanziarie ma anche risorse umane) collocandole dove sono più necessarie.

Tre sono le dimensioni individuate che vanno a caratterizzare l’“agilità strategica”: strategic agility, la capacità di intercettare rapidamente le tendenze e le esigenze emergenti cogliendo le nuove opportunità; resource fluidity, capacità di spostare e riallocare le risorse in modo rapido e flessibile; leadership unity, unità di governance e leadership. Il documento OCSE è stato diffuso, quindi, con l’obiettivo di sostenere un processo di riforma che porti a un settore pubblico più agile e per questo presenta in un certo senso un vero e proprio “toolkit” con indicazioni su come utilizzare il bilancio, sulle strategie di gestione delle risorse umane e sull’uso delle tecnologie ICT, mettendo in evidenza sia i fattori abilitanti che i potenziali rischi. La relazione OCSE, conclude l’introduzione, è anche un tentativo di dimostrare che il settore pubblico ha la capacità di reinventarsi nei momenti difficili e che le grandi organizzazioni del settore pubblico sono in grado di raccogliere la sfida, adattandosi rapidamente ai grandi cambiamenti e alle trasformazioni in atto.

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