Umanizzazione dell’ospedale per una migliore qualità della vita

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by Andreas Kundoch

Quando sono nati, gli ospedali servivano per attendere la morte o per “segregare”  i malati contagiosi. Oggi in ospedale si guarisce, ma entrarci, specie se per lunghi periodi, equivale anche ad abbandonare le abitudini quotidiane, dimenticare le piccole comodità casalinghe e ridurre i rapporti con il mondo esterno e le relazioni sociali. Ancora oggi, ospedalizzazione equivale a subire un abbassamento della qualità della vita.

15 Aprile 2008

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA
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by Andreas Kundoch

Quando sono nati, gli ospedali servivano per attendere la morte o per “segregare”  i malati contagiosi. Oggi in ospedale si guarisce, ma entrarci, specie se per lunghi periodi, equivale anche ad abbandonare le abitudini quotidiane, dimenticare le piccole comodità casalinghe e ridurre i rapporti con il mondo esterno e le relazioni sociali. Ancora oggi, ospedalizzazione equivale a subire un abbassamento della qualità della vita.

L’aumento di questa consapevolezza, negli anni, unito alla crescente attenzione e richiesta di adeguamento degli standard di vita che l’evoluzione socio culturale, scientifica, tecnologica e medica ha prodotto negli ultimi trent’anni, ha spinto numerose organizzazioni a studiare e mettere a punto interventi mirati verso una “umanizzazione” dell’ospedale.

La qualità che si cerca nei progetti di umanizzazione non è solo quella medica, ma coinvolge una sfera molto più ampia che va da quella infermieristica a quella alimentare, da quella logistica a quella ambientale, dall’estetica degli arredamenti ai rapporti con i familiari dei pazienti passando attraverso lo snellimento della burocrazia e l’organizzazione di attività ricreative “sociali”.
Non una questione etica o filosofica, dunque, o per lo meno non solo. L’umanizzazione dell’ospedale è un processo che salda etica e formazione del personale, cambiamenti strutturali ed impegno concerto verso la creazione di una cultura innovativa. Come ci ha spiegato Antonio Giordano, Direttore generale dell’Azienda Ospedaliera Cotugno di Napoli, l’umanizzazione “Rappresenta la sfida che l’ospedale attuale e l’ospedale futuro devono cogliere per recuperare la centralità dell’individuo nella sua interezza fisica, psicologica e sociale”.

L’ospedale Cotugno, infatti, è una tra le strutture che può vantare un percorso di riflessione, studio ed approfondimento sulle problematiche della relazione tra struttura sanitaria (e quindi personale medico) e paziente.
Questo lavoro, come ci ha raccontato il Direttore Giordano “Ha preso il via il 2 marzo del 2007, data in cui si è tenuto il convegno Sulla propria pelle – io medico paziente, un incontro tra alcuni tra i più importanti esponenti della sanità e della cultura campana ed un gruppo di eminenti medici ammalati, alcuni molto famosi come Sandro Bartoccioni, ormai scomparso, o Gianni Bonadonna”.
La testimonianza di chi ha vissuto la realtà sanitaria da entrambe le parti, sia come operatore sanitario con elevati livelli di responsabilità che come malato, è stata illuminante ed ha permesso di osservare la sanità da un punto di vista non usuale, mettendo a fuoco una serie di problematiche inerenti alla sofferenza e alla cura su cui raramente ci si era soffermati.
“Da questo evento – continua Antonio Giordano – è nata una serie di riflessioni che hanno sedimentano all’interno della nostra struttura e sulle quali abbiamo ipotizzato un possibile approccio metodologico al problema dell’offerta di salute pubblica, verso una umanizzazione dell’ospedale.”

All’ospedale oggi si chiedono, dunque, sforzi molteplici: da una parte quello di  rassicurare i pazienti dal lato medico attraverso l’esaltazione della competenza e della tecnologia; in secondo luogo ricercare un’efficienza tale che permetta la sostenibilità economica del sistema sanitario; ed infine adeguarsi a un concetto di ospitalità di qualità. Una richiesta che è venuta anche dal lavoro del Ministero della Salute. “La creazione della Commissione ministeriale sul rapporto medico-paziente – continua Giordano – che vedeva coinvolti molti dei medici malati intervenuti al nostro dibattito, dimostra una sinergia di intenti piuttosto evidente. Ora, però, si tratta di passare da una riflessione che potremmo definire emozionale ad una operativa.
Per quello che ci riguarda, dall’esperienza del convegno Sulla propria pelle – io medico paziente abbiamo realizzato un video che presenteremo il 14 maggio a FORUM PA 2008, nell’ambito di un evento dedicato. Lì porteremo le nostre conclusioni e cercheremo verificare proprio la fattibilità di questo passaggio dalla teoria all’operatività. Questo è il senso di una nostra presenza a FORUM ed è il senso di qualche cosa che si vuole costruire insieme ad altri."

”Un tema complesso, quindi, che sarà ripreso a FORUM PA il prossimo 14 maggio in un convegno coordinato proprio dall’Azienda Ospedaliera D. Cotugno. Il titolo scelto è: “L’Ospedale Ospitale” e sarà un’occasione di analisi e di proposta di strategie operative per quanto riguarda il tema dell’umanizzazione, inteso quale processo che coinvolge tutti i settori dell’Ospedale. “Il Convegno – conclude Giordano – vuole essere il preludio alla costruzione di un percorso di umanizzazione che medi tra gli aspetti strutturali, organizzativi, gestionali, tecnologici e le esigenze di chi vive l’ambiente ospedaliero. Per questo abbiamo invitato a partecipare all’evento e a discutere del tema esperti dei differenti ambiti di interesse, al fine di costituire un tavolo di confronto che, analizzando i diversi aspetti del processo, sia in grado di crearne una visione d’insieme”.


La sezione congressuale di FORUM PA 2008 tratterà di diversi aspetti legati alla qualità della vita. Per saperne di più

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