Come applicare le competenze digitali a scuola

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La realtà quotidiana delle scuole e le aspettative di chi è chiamato a predisporre le azioni del PNSD sembrano a volte viaggiare su binari molto distanti. Con quali risultati sarà importante verificare attentamente al termine dell’intero percorso

30 Settembre 2016

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Silvia Mazzoni, dirigente scolastico I.C. Torgiano-Bettona, Perugia

Prescindendo da qualsiasi valutazione politica o ideologica sulla Legge 107/201, la cosiddetta Buona Scuola, l’autunno del 2016 verrà ricordato come uno tra i più faticosi che il nostro sistema di istruzione abbia mai affrontato. Preceduto da un’estate di inediti impegni legati al reclutamento, condita da inevitabili e infuocate polemiche, caratterizzata comunque dall’abnegazione delle moltissime scuole prodigatesi in procedure di selezione dalle tempistiche improbabili, settembre ha messo la maggior parte degli istituti scolastici della penisola di fronte alla difficile realtà delle neo-immissioni straordinarie, risolutive sulla carta, spesso molto problematiche alla prova dei fatti.

Tale situazione eccezionale (probabilmente l’unico modo di interrompere il meccanismo perverso che alimentava le inesauribili graduatorie a esaurimento) rischia ora di mettere in ombra azioni e progettualità legate al Piano Nazionale Scuola Digitale, temporaneamente ‘congelato’ nel periodo estivo dopo il rush finale che ha visto moltissime scuole impegnarsi nella stesura della proposta relativa alle biblioteche innovative con deadline ai primi di luglio.

E’ invece già tempo di impegnarsi in un nuovo progetto, forse il più importante tra quelli previsti dal PNSD sottoposti alle scuole fin’ora, relativo all’Azione #15 – Scenari innovativi per lo sviluppo di competenze digitali applicate.

Da un lato il nuovo avviso rimette in moto le preziose risorse di progettazione che sono presenti – a volte soltanto latenti – nelle scuole italiane, ‘costringendole’ per così dire a concentrare l’attenzione su temi sempre più rilevanti per i cittadini del ventunesimo secolo che attualmente scorrazzano tra i banchi dei circa 8.000 istituti ‘del regno’. Delineare format innovativi che puntino a promuovere aree tematiche quali ‘diritti in internet’, ‘educazione ai media’, ‘educazione all’informazione’, tanto per citarne alcune tra le più significative, è sicuramente impegno volto a causa più che meritevole. Già soltanto questi tre temi sarebbero sufficienti a consentire – se adeguatamente implementati – il raggiungimento di autentiche competenze digitali che – seppur indispensabili – al momento risultano veramente difficili da promuovere concretamente e strutturalmente nelle nostre classi, senza nemmeno far cenno al fatto di doverle formalmente certificare al termine di determinati segmenti di studio.

L’idea quindi che possano essere messe a disposizione risorse anche ingenti perché questo lavoro di progettazione, sperimentazione e ricerca sul campo possa avere luogo è di per sé piuttosto interessante. Soltanto pensare di potersi concentrare su questo tipo di attività nel solco di un progetto organico complesso ma sostenuto da partner esperti e dotato di risorse liquide e materiali rappresenta una boccata d’ossigeno e una fonte di ispirazione per chi sta vivendo nella scuola una guerra quotidiana con problemi molto più immediati e ‘terra terra’, non per questo però meno essenziali al funzionamento del sistema.

D’altro canto il ritratto della situazione è in chiaroscuro. Molte perplessità si addensano man mano che si procede nella lettura dell’avviso pubblico. Per come è strutturato esso prevede l’impegno di moltissimi istituti a fronte della ‘finanziabilità’ di un numero piuttosto esiguo di progetti. Altra criticità potrebbe essere rappresentata dal fatto che nella maggior parte delle scuole potrebbero non esserci soggetti adeguatamente formati e qualificati per un compito tanto ambizioso e i prodotti finali potrebbero essere comunque qualitativamente inferiori alle aspettative. Non semplice anche se indispensabile la costituzione di reti di scuole veramente efficaci ma anche forti (ovvero composte di un congruo numero di istituti alcuni dei quali devono comunque essere in qualche modo già ‘esperti’, avendo preso parte in precedenza a percorsi di ricerca e azione sulle competenze digitali e/o sulla didattica per competenze in generale). Anche l’inversione temporale insita nell’affrontare l’ #Azione 15 (produzione di format innovativi) prima che si sia dispiegata l’#Azione 14 (framework comune per le competenze digitali) lascia presupporre che le scuole siano invitate a mettere in campo il proprio know how e la propria creatività senza essere fornite di una cornice che rappresenti l’orizzonte di senso verso il quale orientarsi.

Ma il fattore più critico, ancora una volta si potrebbe dire, è l’elemento ‘tempo’. L’avviso – pubblicato soltanto qualche giorno fa – scadrà il 10 novembre prossimo, con apertura della piattaforma di candidatura fissata al 10 ottobre. Vale la pena far presente che le scuole raccolte in rete dovranno in primis mettersi d’accordo su quale tema specifico (tra i dieci proposti dall’avviso) iniziare a lavorare. Il conto quindi è presto fatto: per la progettazione dei format innovativi ciascuna rete avrà all’incirca un mese di tempo… Il che per assurdo sarebbe anche affrontabile se nel frattempo all’interno delle scuola la quotidianità non fosse fatta di docenti indisponibili a trasferirsi, sostituzioni creative che diventano la regola anziché l’eccezione, contrazioni forzate del tempo scuola per far fronte alla instabilità e all’incompletezza degli organici e precedenti progetti (PON Lan/Wlan e Ambienti speciali per l’apprendimento per nominare soltanto i più impegnativi) ancora in alto mare.

La realtà quotidiana delle scuole e le aspettative di chi è chiamato a predisporre le azioni del PNSD sembrano a volte viaggiare su binari molto distanti. Anche gli istituti più motivati e già schierati sul fronte dell’innovazione digitale potrebbero vacillare di fronte alla scelta di impegnarsi in questo ulteriore sforzo, richiesto in un periodo particolarmente difficile e secondo una tempistica particolarmente incalzante, rispetto al quale le possibilità di successo sono oggettivamente limitate. Conoscendo la realtà di molte di queste scuole, sono pronta a scommettere che comunque – per l’ennesima volta – la maggior parte di esse riuscirà a gettare nuovamente il cuore oltre l’ostacolo e a partecipare almeno alla prima fase di selezione. Con quali risultati sarà importante verificare attentamente al termine dell’intero percorso.

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