Una rete per fare sistema nella valorizzazione della ricerca nel Lazio

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Nel Lazio ci sono 14 strutture pubbliche che, con modalità e sfumature differenti si dedicano alla valorizzazione della ricerca scientifica. A conclusione del progetto KnowMan finanziato dalla Commissione Europea, un Barcamp lo scorso 22 giugno ha lanciato la proposta di costruire una rete stabile tra tutti questi soggetti per far convergere obiettivi e proporsi alle istituzioni come interlocutore autorevole.

30 Giugno 2011

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

Nel Lazio ci sono 14 strutture pubbliche che, con modalità e sfumature differenti si dedicano alla valorizzazione della ricerca scientifica. A conclusione del progetto KnowMan finanziato dalla Commissione Europea, un Barcamp lo scorso 22 giugno ha lanciato la proposta di costruire una rete stabile tra tutti questi soggetti per far convergere obiettivi e proporsi alle istituzioni come interlocutore autorevole.

APRE, ASI, BIC Lazio, CNR, ENEA, ESA, INFN, Roma Ricerche, Officina dell’innovazione (Provincia di Roma), Parco Scientifico Romano, Roma Capitale, Sapienza Innovazione, Tecnopolo Tiburtino, Industrial Liaison Office Roma Tre. Strutture molto differenti per dimensione, storia, mandato e governo, ma tutte impegnate nel (difficile) compito di valorizzare i risultati della ricerca scientifica pubblica e, soprattutto, tutte dislocate sul territorio laziale. Coinvolte da Roma Capitale nel progetto KnowMan, finanziato dal programma INTERREG IVC della Commissione Europea per favorire l’identificazione di buone prassi di knowledge management esportabili su diversi contesti territoriali, queste 14 realtà hanno scelto di concentrare le proprie energie facendo rete e provando a individuare confini e finalità di un lavoro comune che possa offrire al territorio laziale un punto di riferimento sul tema dell’innovazione e del trasferimento tecnologico.

Oltre cinquanta rappresentanti delle varie istituzioni hanno, quindi, avviato un percorso che in tre mesi li ha portati a sviluppare nove tavoli di lavoro per individuare e proporre le linee guida di questa nuova rete.

Il KnowMan Camp

Il 22 scorso, poi, all’interno della manifestazione Romascienza, i 9 tavoli si sono incontrati in seduta plenaria e, utilizzando la modalità del barcamp, facilitato da Artea Studio, si sono rimescolati e aperti a suggestioni esterne per formulare 4 proposte su:

  1. nuove competenze per l’accesso al mercato (guarda l’intervista a Federica Santuccio);

  2. coordinamento e confronto.

  3. nuovi business e nuovi contenuti progettuali;

  4. servizi alle imprese (guarda l’intervista a Stephen Trueman e Roch Bertucat)

Il punto da cui partire è stato individuato da Fiammetta Curcio di Roma Capitale, che, con una provocazione ha sottolineato come il nodo di tutta la questione, per le 14 strutture del Lazio sia l’incapacità di riuscire ad interessare e coinvolgere la domanda di innovazione, rappresentata dalle aziende (guarda l’intervista). Tra i primi grandi obiettivi di questa nuova rete, dunque, ci dovrà essere quello di attirare l’attenzione delle imprese e far emergere un bisogno di innovazione che troppo spesso resta inespresso perché non ha trovato l’interlocutore giusto o, peggio, non ha fiducia in lui. Come ha suggerito Stefano Ciccone (guarda l’intervista), in chiusura dell’evento, per far aumentare la propria voce, occorre innanzitutto conoscersi, incontrarsi e coordinarsi adottando strategie comuni.

Proprio in tema di strategia per presentarsi alle imprese, molto interessante la riflessione nata da uno scambio di opinioni tra Lino Fiorentino del Consorzio Roma Ricerche (guarda l’intervista) e Claudio Mordà di Rete Ventures (CNR). Il tutto è partito dall’analisi di Fiorentino che ha evidenziato come le strutture pubbliche devono trovare modalità innovative di proporsi alle imprese. Ad esempio mettendo a disposizione infrastrutture e competenze preziose per tutte le decine di migliaia di imprese industriali del Lazio che vogliono intraprendere percorsi di innovazione. Subito dopo Mordà ha però sottolineato che, probabilmente, la piccola impresa italiana (il 95% del totale delle imprese industriali, che fattura attorno al milione di euro l’anno) non ha proprio la possibilità di concretizzare la domanda di innovazione. Per valorizzare veramente i risultati nella ricerca scientifica all’interno del tessuto imprenditoriale italiano bisogna concentrarsi, quindi, sulla media impresa. Si tratta di poche migliaia di aziende su cui diviene possibile pensare ed attivare azioni mirate di marketing. Il porta a porta della valorizzazione della ricerca scientifica. 

L’incontro del 22 si è chiuso con l’impegno da parte dei partecipanti a rafforzare la rete mantenendo i contatti sia in maniera informale, attraverso un gruppo specifico sul social network linkedin, sia in maniera ufficiale attraverso l’elaborazione e la sigla da parte di tutte le strutture coinvolte di un manifesto per la valorizzazione della ricerca sul territorio laziale (guarda l’intervista a Sandra Romagnosi).

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