Comunicare le città: è dalla relazione che nasce tutto

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Il punto centrale per un’amministrazione
che vuole comunicare coinvolgendo i cittadini non è tanto quali siano gli
strumenti da adottare, ma quante risorse e tempo si possono mettere a disposizione per instaurare un dialogo e una relazione. Michele D’Alena,
che a Bologna coordina l’Ufficio Immaginazione Civica, ci racconta la sua
esperienza in attesa di incontrarci il 18 ottobre a ICity Lab 2018.

10 Ottobre 2018

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Michela Stentella

Tempo, continuità, prossimità, cura, redistribuzione: sono questi gli elementi indispensabili per una comunicazione istituzionale che coinvolga davvero le comunità destinatarie e che nelle comunità stesse trovi la sua vera forza. Michele d’Alena, che a Bologna coordina l’Ufficio Immaginazione Civica – costituito all’interno della Fondazione per l’Innovazione Urbana, ex Urban Center di Bologna – sintetizza così la sua esperienza nel promuovere e favorire processi di innovazione urbana e processi partecipativi, in particolare all’interno di quel grande laboratorio urbano che è da molti anni Bologna, anche dal punto di vista dell’uso degli strumenti digitali (pensiamo alla nascita della prima rete civica in Italia).

“Dobbiamo immaginare Bologna come un ecosistema molto fluido – spiega D’Alena – con istituzioni e aziende forti (Ducati e Lamborghini per esempio), importanti start-up, circa 80mila studenti e un terzo settore molto florido. In questa dialettica tra alto e basso Bologna è sempre stata un laboratorio per tutto il Paese, non ultimo con i Patti di collaborazione nati nel 2014 per la prima volta in Italia, o per il riuso degli spazi pubblici con Incredibol! Dall’anno scorso c’è anche il gruppo di lavoro Immaginazione Civica che promuove percorsi di ascolto, collaborazione, partecipazione e coproduzione su luoghi della città e temi di policy. Di fatto si propone come laboratorio di ricerca e sviluppo per individuare nuove soluzioni, non solo seguendo i principi dell’amministrazione aperta, – quindi con azioni di trasparenza e rendicontazione – ma considerando i cittadini come fonti di energia, idee, capacità e soluzioni”.

Da queste premesse deriva la scelta di potenziare linee di azione come la cura condivisa dei luoghi, riuso sostenibile delle risorse, processi di partecipazione, monitoraggio, laboratori di coprogettazione: sono tutte tensioni progettuali proprie dell’Ufficio Immaginazione Civica.

L’Ufficio è composto da una decina di persone con competenze multidisciplinari, che si occupano specificamente di curare le relazioni con la città: in particolare, con pezzi di territorio (i quartieri e aree di prossimità) o con comunità riferite a diversi ambiti d’azione (per esempio, tutti coloro interessati dal tema degli spazi collaborativi). C’è il Bilancio Partecipativo sui quartieri, il laboratorio sugli spazi che ha l’obiettivo di rinnovare gli strumenti di affidamento e gestione di edifici pubblici, il “Laboratorio Aria”, che cerca di migliorare la sensibilità e la conoscenza sull’inquinamento atmosferico. In sintesi: laboratori tematici che aggregano trasversalmente attori e cittadini su diversi temi, andando a contribuire alla costruzione di un ecosistema di ascolto e collaborazione cittadino.

“In tutti questi ambiti – sottolinea D’Alena – usiamo la trasparenza come leva, consapevoli che lavoriamo al tempo della sfiducia nelle istituzioni. Usiamo i dati aperti per rendicontare ogni passaggio, è tutto on line: ogni cosa che facciamo ha un report disponibile per tutti. Soprattutto ci diamo del tempo per ogni processo. Un esempio? Sono on line da pochi giorni 33 progetti del Bilancio partecipativo, ma da marzo fino a settembre abbiamo fatto circa 50 incontri in tutta la città per arrivare fin qui, in uno sforzo organizzativo e logistico di attivazione e cura delle relazioni, perché solo attraverso la cura e il tempo che impieghiamo per stare nei territori possiamo convincere i cittadini che ci crediamo, che siamo insieme nella giusta direzione”.

Si tratta di promuovere un processo di partecipazione continuo e duraturo, che non ha un inizio e una fine: “Stiamo cercando di fare in modo che ogni anno tutti i quartieri di Bologna abbiano un percorso di partecipazione che si ricollega a quello precedente e che coinvolge con un ciclo iterativo giunta, tecnici e dirigenti del comune, associazionismo e comunità attive nei territori, cittadini. È come se ogni percorso prendesse forza dal capitale sociale emerso nel corso degli incontri precedenti”.

In conclusione, il punto centrale non è tanto quali siano gli strumenti utili per fare una comunicazione adeguata, ma quante risorse e tempo si mettono a disposizione per raggiungere l’obiettivo, per instaurare un dialogo e una relazione.

“Noi usiamo tutti i media, radio, giornali, web, newsletter, social media, whatsapp, incontri, focus group, questionari, interviste singole e tutti gli strumenti possibili ma è dalla relazione che nasce tutto. E il tempo e l’empatia che occorrono non sono negoziabili . Posso fare una campagna di comunicazione su qualunque cosa e la posso fare con tutta la forza che ho come pubblica amministrazione o come azienda investendo soldi e convincendo opinion leader. Ma se organizzo la mia campagna coinvolgendo tutte le aziende, le associazioni, gli interessati che condividono con me l’obiettivo, se curo ogni relazione, è chiaro che il messaggio sarà molto più potente e credibile perché il messaggio non sarà calato dall’alto ma sarà proprio della comunità”.

A ICity Lab 2018 il 18 ottobre Michele d’Alena parteciperà al convegno “ Comunicazione e appartenenza. Il racconto di una smart city

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