EDITORIALE

FORUM PA 2020: una call to action per lo sviluppo del Paese

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Il prossimo FORUM PA (Roma, 9-11 giugno 2020), dopo il grande successo della scorsa edizione, cresce ancora e si propone come il più grande e importante evento annuale italiano sulla politica industriale per l’innovazione e sull’ecosistema digitale del Paese

7 Novembre 2019

Carlo Mochi Sismondi

Presidente FPA

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Dopo il grande successo della scorsa edizione, quella del trentennale, FORUM PA conferma il suo carattere di “luogo aperto dell’innovazione” e il suo impegno per il miglioramento della PA in un contesto di sviluppo sostenibile del Paese, ma allo stesso tempo cambia profondamente e imposta i suoi “prossimi trent’anni” su un più ambizioso posizionamento che, senza rinunciare al tradizionale compito di stimolo per il miglioramento della PA, pone la Manifestazione come il più grande e importante evento annuale italiano sulla politica industriale per l’innovazione.

FORUM PA cresce ancora e presenta l’edizione 2020 (Roma, 9-11 giugno)

Partendo proprio dall’innovazione della PA, gli innovatori italiani, le amministrazioni, le imprese innovative di ICT e servizi avanzati, le organizzazioni della cittadinanza attiva, i decisori politici si confronteranno a FORUM PA 2020 sull’ecosistema digitale del Paese, sullo sviluppo equo e sostenibile della comunità nazionale e delle comunità locali sulla base degli obiettivi dell’Agenda 2030 e del paradigma dell’openness, della partecipazione, della partnership pubblico-privato.

Questa scelta, che tiene conto dello stretto legame tra innovazione della PA e innovazione del Paese, deriva da un’analisi del momento storico in cui ci troviamo e, allo stesso tempo, da una presa di posizione valoriale verso uno sviluppo rispettoso del futuro dei giovani, democratico e inclusivo, che usi la trasformazione digitale per l’empowerment di ogni comunità e di ogni cittadino. Allo stesso tempo questa scelta espansiva è resa possibile da trent’anni di esperienza, ma anche dalla ricchezza di competenze, di opportunità, di relazioni che l’attuale appartenenza di FPA al gruppo Digital360, il più grande network italiano sull’economia digitale, ci mette a disposizione.

Lo sviluppo è a un bivio

All’inizio del terzo decennio del secolo, all’alba di quel 2020 tante volte annunciato come traguardo di progresso, lo sviluppo planetario è a un bivio: la crescita esponenziale delle disuguaglianze sia tra paesi che all’interno di ogni comunità nazionale e uno sviluppo economico non sostenibile che consuma molte più risorse di quante se ne creino, con un continuo furto a spese delle nuove generazioni, hanno portato alla consapevolezza della necessità e urgenza di un profondo cambio di paradigma. In questo cambiamento la trasformazione digitale può essere uno straordinario strumento di sviluppo equo e sostenibile, di coesione sociale e di crescita delle capabilities di ciascuno, come invece un produttore di nuove ingiustizie e di inaccettabili marginalità.

Anche l’Italia è a un bivio

Anche nel nostro Paese lo sviluppo è di fronte a scelte che peseranno fortemente sui prossimi decenni. Il panorama, come spesso accade, può essere letto come bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, noi preferiamo un cauto e fattivo ottimismo, infatti:

  • gli investimenti per la ricerca e per la trasformazione digitale sono ancora tra i più bassi d’Europa, ma per la prima volta il digitale è entrato a pieno titolo nel programma di Governo e il Presidente del Consiglio promette una smart nation e un new green deal;
  • lo skill shortage dei nostri giovani e l’arretratezza di molte delle nostre PMI riducono spesso la capacità di cogliere le opportunità nel nostro paese favorendo un esodo dei migliori, ma si legge ora una nuova attenzione alle competenze e nuovi lavori, che ora appena intravediamo, si affacciano nel futuro dei giovani, così come una nuova sensibilità delle imprese verso le startup e l’open innovation;
  • il lavoro non cresce e le disuguaglianze sociali ed economiche persistono, ma allo stesso tempo si diffondono le nuove tecnologie dell’impresa 4.0 che aumentano la produttività e permettono una crescita professionale dei lavoratori;
  • la cultura della sicurezza e della protezione dei dati personali è ancora carente, ma proprio perché ciascuno di noi pretende servizi personalizzati e in tempo reale, cresce la consapevolezza dell’ecosistema digitale in cui siamo immersi, delle sue opportunità, ma anche dei suoi rischi;
  • l’accountability delle istituzioni è ancora insufficiente così come la capacità di prendere decisioni basate sui dati, ma allo stesso tempo cresce dal basso la richiesta di open data, di trasparenza, di partecipazione;
  • l’amministrazione pubblica continua a essere oggetto di ondate successive di riforme, ma è ormai diffusa la convinzione che sono necessarie massicce iniezioni di formazione e di azioni efficaci di accompagnamento;
  • la bulimia normativa assedia ancora i dirigenti e gli impiegati pubblici e li stringe spesso in una pavida burocrazia difensiva capace solo di ripercorrere sentieri vecchi e di provata inefficacia, ma la stessa complessità della società e l’incertezza delle risorse, in una crisi finanziaria divenuta ormai fisiologica, li mettono d’altra parte di fronte a problemi e bisogni che possono essere risolti solo con il “governo con la rete”, uscendo dai palazzi, e con una più accentuata discrezionalità;
  • la governance dell’innovazione nella PA è ancora intrecciata in un gomitolo di responsabilità, ma (ri)nasce con questo Governo la figura del Ministro per l’innovazione e la carica è affidata ad una figura di grande competenza proprio nel management dell’innovazione, con una delega molto ampia che ha l’obiettivo di coordinare tutte le politiche e tutti i soggetti coinvolti nel processo;
  • infine, parliamo di soldi: l’uso dei fondi della programmazione europea non ha brillato nel passato per la qualità della spesa, oggi ci sono però ancora, tra Piani Operativi Nazionali (PON), Regionali (POR) e fondi diretti circa 2 miliardi da spendere entro due anni per l’innovazione digitale e al nuovo Ministro è stata data tra le altre la delega per l’indirizzo e il controllo dell’impiego dei fondi per lo sviluppo,  la  diffusione  e l’impiego delle tecnologie nei diversi settori.

Insomma, le condizioni per far ripartire lo sviluppo su basi più eque e sostenibili, basandosi sull’uso corretto e democratico delle tecnologie, ci sono, ma la partita è aperta e FORUM PA 2020 intende dare il suo contributo perché sia vinta.

Una buona PA fa la differenza e diventa driver di sviluppo equo e sostenibile

In questo scenario FORUM PA, che si è occupato da trent’anni dell’innovazione istituzionale, organizzativa e tecnologica della PA, allarga quindi il suo orizzonte e colloca il suo impegno per l’innovazione della PA all’interno di un processo di sviluppo sostenibile non solo delle PA, ma di tutto il Paese. Lo facciamo conoscendo a fondo l’amministrazione pubblica, la sua trentennale storia di riforme rimaste spesso nel guado, ma anche il grande ruolo che essa può giocare se solo si scrolla di dosso pesanti e storiche zavorre verso quella “PA agile” e condivisa che già anni fa l’OCSE raccomandava.

Una buona PA fa infatti la differenza perché:

  • Perché la PA è il maggior utilizzatore di tecnologie e con la sua domanda può qualificare e orientare l’offerta: ad oggi spende infatti circa 5.500 milioni di euro l’anno in ICT (Fonte Osservatori del Politecnico di Milano) ponendosi come primo settore merceologico per investimento nel digitale.
  • Perché la PA è un potente driver d’innovazione, sia direttamente sia attraverso l’istruzione e la ricerca, e può accompagnare, rendendole efficaci, le decisioni politiche per lo sviluppo di nuove imprese e nuove tecnologie.
  • Perché la PA è il veicolo su cui può marciare una efficace politica industriale d’innovazione che può favorire rendendo più facile e veloce l’accesso agli incentivi e più mirato e preciso il loro utilizzo.
  • Perché la PA, assieme alla politica che le dà i macro-obiettivi, è garante del valore sociale dell’innovazione e della costante attenzione ai suoi aspetti etici.
  • Perché, come dice Jeremy Rifkin nel suo ultimo libro e Marianna Mazzucato nei suoi lavori, è l’azione pubblica che può garantire un’innovazione democratica, sostenibile e distribuita.

FORUM PA 2020: nuove proposte, nuove opportunità

Nelle prossime settimane metteremo a fuoco il programma di FORUM PA 2020 e ne esporremo le principali novità, ma sin da ora vogliamo raccontarvi il disegno d’insieme e le più importanti innovazioni.

I principi guida di FORUM PA 2020

  1. Uno sviluppo equo e sostenibile del Paese, basato sull’uso intelligente, pervasivo e democratico dell’innovazione tecnologica, non è possibile senza un’azione congiunta di tutte le componenti della società. Crediamo quindi che vada rinforzata la Partnership-Pubblico-Privato, vada favorita la possibilità anche per le PMI e per le startup di contribuire a questo processo, vada dato spazio ad una collaborazione strategica con le imprese più innovative, pur mantenendo una corretta distinzione di ruoli, vada percorsa la strada della collaborazione anche con la cittadinanza attiva e con il terzo settore.
  2. L’innovazione di un Paese cammina sulle gambe delle donne e degli uomini che vi lavorano ogni giorno. Crediamo che l’attenzione alle persone, dentro e fuori l’amministrazione pubblica, sia il fondamento di qualsiasi duraturo progresso. Se questo è vero sempre, è ancor più vero quando ci si appresta a realizzare un massiccio ricambio di personale, così come necessariamente accadrà nella PA nei prossimi mesi. L’attenzione alle persone vuol dire in questo caso essere in grado di stilare corretti piani dei fabbisogni, attirare i migliori, di scegliere i profili più adeguati ai nuovi compiti della PA, di inserirli con una grande cura nel tutoring e nel mentoring. Ma vuol dire anche saper trasformare il contesto in cui le nuove risorse arriveranno in modo che siano preparate ad accoglierle. In questo caso sono la formazione continua e l’organizzazione agile del lavoro a fare la differenza.
  3. La velocità dell’innovazione tecnologica è tale da imporre una alta e consapevole flessibilità sia nelle norme sia nell’organizzazione del lavoro. Crediamo che tale velocità, che coinvolge sia la trasformazione dei processi e dell’analisi dei dati, sia la loro elaborazione secondo i paradigmi della c.d. “intelligenza artificiale” (che noi preferiamo chiamare “intelligenza aumentata”), richieda da una parte un continuo aggiornamento nei processi produttivi e nei servizi, dall’altra una costante attenzione agli aspetti sociali ed etici. Solo così sarà possibile preparare insieme un futuro giusto e sostenibile.

Le principali novità

Sulla base di questi principi FORUM PA 2020 propone alcune novità:

  1. Forum PA Business
    FORUM PA 2020 presenta una nuova sezione dedicata esclusivamente all’incontro tra domanda e offerta di ICT e di servizi avanzati tra i responsabili delle tecnologie e del procurement delle amministrazioni e il mercato. Tale area, fisicamente distinta da tutto il resto della manifestazione che rimane aperta a tutti, sarà riservata solo alle aziende partner e ai buyer pubblici che potranno quindi avere un confronto continuo per sviluppare una necessaria partnership e cogliere le opportunità di una PA che vuole rinnovarsi. Seminari tecnici, tavoli di lavoro, incontri one-to-one permetteranno un utile aggiornamento e il rafforzamento di una cultura comune d’innovazione.
  2. “Go to public market” per le startup e le PMI
    La pubblica amministrazione, come maggiore acquirente di tecnologie del Paese, può essere un importante driver per orientare la domanda, ma anche per promuovere la nascita e la crescita di imprese innovative. Molto spesso però le Piccole e Medie Imprese (PMI) conoscono poco le opportunità offerte dal mercato pubblico, si orientano a difficoltà tra gare e regole del public procurement e temono ritardi di pagamenti che, in verità, ora si sono radicalmente ridotti. FORUM PA 2020 ha studiato per queste aziende un percorso di accompagnamento al mercato pubblico fatto di informazione, di formazione e di orientamento verso le migliori opportunità che seguirà ciascuna azienda sino alla Manifestazione, l’aiuterà a viverla al meglio, fornirà gli strumenti e le conoscenze per un utile follow-up.
  3. I nuovi settori di FORUM PA 2020
    In sintonia con il panorama più ampio che FORUM PA 2020 vuole presidiare, la manifestazione si aprirà a nuovi settori innovativi quali:
    • pagamenti digitali,
    • utilities e servizi pubblici,
    • smart mobility,
    • smart energy.
  4. La formazione
    È motivo di orgoglio per FORUM PA aver offerto, tramite l’iniziativa “Academy PA” da anni, durante la manifestazione, centinaia di ore di formazione di altissima qualità e gratuite a decine di migliaia di impiegati e dirigenti pubblici che, in generale, hanno grandi problemi ad accedere ad una formazione sui temi di frontiera. FORUM PA 2020 rafforzerà ancora questa offerta grazie a prestigiose partnership, ciascuna leader nel proprio campo.

L’articolazione del programma

Il programma congressuale di FORUM PA 2020 sarà definito nelle prossime settimane, intanto un primo sguardo alle tre grandi aree che lo caratterizzeranno:

  1. Verso un “Green New Deal”: l’innovazione di sistema che serve per uno sviluppo equo e sostenibile che riduca le disuguaglianze e aumenti le opportunità. Sarà questa l’area in cui parleremo della politica industriale per l’innovazione e della declinazione di questa politica in settori specifici quali l’istruzione, la sanità, il turismo e i beni culturali, il welfare, ecc.
  2. Costruire una “Smart Nation”: la trasformazione digitale del Paese è l’unica via per uno sviluppo che non può che basarsi sull’economia digitale. In questa area parleremo della necessaria crescita delle competenze digitali della popolazione italiana, di come ridurre il digital divide, dell’infrastruttura tecnologica necessaria, dell’uso delle tecnologie ancora di frontiera quali la “intelligenza aumentata” e l’analisi dei big data, della cybersecurity e del corretto rispetto della tutela dei dati personali in una società sempre più connessa. Ma parleremo anche della social innovation, dell’open innovation che può cambiare le organizzazioni importando innovazione, dei quesiti etici che l’innovazione ci propone.
  3. Più attenzione alle persone per la PA di domani: la PA cambia se cura l’innovazione cominciando con l’accompagnamento alle persone, con la formazione, con le cassette d’attrezzi da fornire a ogni unità operativa. In questa area parleremo di come attuare il più grande ricambio generazionale della pubblica amministrazione dal dopoguerra, di come utilizzare questo big bang per far crescere armonicamente tutte le amministrazioni, di come valorizzare il grande patrimonio di professionalità che sono nascoste negli uffici, di come sconfiggere con i manuali, le linee guida e tanta capacità manageriale la “burocrazia difensiva” che blocca le decisioni e la discrezionalità dei dirigenti, di come attuare davvero la trasformazione digitale cambiando i processi, utilizzando il patrimonio dei dati, dematerializzando i procedimenti insieme a quei Responsabili della Transizione al Digitale che ne devono costituire i principali attori.

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