Il mercato delle competenze digitali nelle città del futuro

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I continui e sempre più dinamici cambiamenti in materia di tecnologie e innovazione comportano un costante sviluppo delle competenze digitali dei professionisti che lavorano in ambito ICT. Le smart city del futuro saranno sempre più legate alla disponibilità e allo sviluppo di queste nuove competenze, fondamentali per approcciare e utilizzare le tecnologie che permetteranno la digitalizzazione dei Comuni del nostro Paese. Di questo si parlerà a ICity Lab 2018

1 Agosto 2018

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Maurizio Costa

I continui e sempre più dinamici cambiamenti in materia di tecnologie e innovazione comportano modificazioni costanti anche nelle competenze digitali dei professionisti che lavorano in ambito ICT (Information and Communications Technology). Quando viene introdotta una nuova tecnologia, ad esempio nel caso in cui nella Pubblica Amministrazione viene istituito un nuovo modo di comunicare con i cittadini (attraverso i social network), c’è bisogno che l’ente pubblico acquisisca risorse specializzate, in grado di saper utilizzare, capire e modificare questi strumenti innovativi.

Questo meccanismo di implementazione, a livello di competenze ICT, degli organici della Pubblica Amministrazione, apporta un miglioramento qualitativo della città, della regione o dello Stato in generale. A livello locale, nuove tecnologie, e nuove figure professionali che sappiano utilizzarle al meglio, consentono alle smart city di aumentare i servizi a disposizione dei cittadini e della comunità (dall’illuminazione automatica al led ai servizi di bike sharing).

Ma cosa accadeva qualche anno fa, quando le tecnologie a disposizione dei Comuni non erano così avanzate?
Analizzando gli atti comunali degli anni passati, ci si accorge che le competenze necessarie richieste dagli Enti pubblici locali per lavorare come professionisti dell’ambito informatico erano molto meno specifiche di oggi. Ad esempio, solamente nel 1999, il Comune di Volterra cercava un informatico che dovesse avere queste competenze: “Possesso del diploma di perito informatico oppure di altro diploma di scuola di secondo grado di durata quinquennale con specializzazione in informatica oppure altro diploma di scuola di secondo grado di durata quinquennale accompagnato da un attestato di frequenza ad un corso di formazione in informatica riconosciuto dalla regione”. Nessun accenno ad attestati di laurea o specializzazioni superiori.
Nello stesso anno, il Comune di Biella emanava un bando pubblico per selezionare un capo dell’unità operativa del C.E.D., il Centro Elaborazione Dati del Comune. La prova pratica doveva accertare conoscenze di “gestione di reti LAN (Local Area Network) nonché la conoscenza dei prodotti di gestione dell’Office Automation in ambiente Microsoft Office (Word, Excel, Access)”.

Cosa accade oggi?
Per la stessa categoria contrattuale, oggi vengono richieste competenze più specifiche: conoscenza dei sistemi operativi (Windows 7, Windows 10, etc.), conoscenza dei sistemi di virtualizzazione degli storage, apparati hardware, basi di dati e linguaggio SQL; infine, nozioni di sicurezza informatica e di protezione dei dati. In alcune situazioni, possono essere richieste anche conoscenze in ambito di Firma Digitale, Crittografia, sistemi informatici e conoscenza delle reti e della tecnologia Cloud. Alcuni di questi sistemi, fino a qualche anno fa, neanche esistevano.

E in futuro cosa accadrà?
Nella terza edizione dell’Osservatorio delle Competenze Digitali, realizzato da Aica, Assintel, Assinform e Assinter, in collaborazione con l’AgID, vengono definiti alcuni trend che trainano la digitalizzazione della PA e che richiederanno nuove competenze digitali dei dipendenti che avranno a che fare con questi nuovi strumenti.

  • Big Data
    La grande quantità di dati prodotti dalla PA presuppone la presenza di personale che sappia gestirli, analizzarli e condividerli. Questi dati, all’interno di un Comune, sono registrazioni, ad esempio, delle rilevazioni sulla qualità dell’aria, del traffico, della criminalità o dell’economia di un territorio. Questi dati, se vengono resi pubblici, diventano open data. Una vera smart city mette a disposizione dei propri cittadini questa mole di dati, in modo da garantire trasparenza e collaborazione all’interno della comunità e favorire lo sviluppo di applicazioni e servizi da terze parti. Le nuove figure che verranno richieste dovranno sfruttare “modelli algoritmi di machine learning avanzati” cercando di interpretare questi dati, che altrimenti, letti singolarmente, potrebbero non fornire alcun significato. I Comuni, quindi, dovranno cercare Data Scientist, Big Data Specialist, Cognitive & Analytics Specialist e Cognitive & Analytics Leader.
  • Cloud Computing
    Le città del futuro faranno grande affidamento sul Cloud, cioè la tecnologia che consente di accedere via web ad applicazioni e archivi digitali. Tutti i dispositivi che saranno presenti nella smart city saranno connessi con il Cloud, permettendo una maggiore efficienza energetica, una migliore gestione del trasporto urbano e della mobilità sostenibile. Il cosiddetto Urban Cloud, secondo l’Osservatorio, avrà bisogno di personale specializzato che sappia “ridisegnare i sistemi perché siano gestibili con logiche Cloud, definire una strategia Cloud e valutarne l’impatto nel business; infine, gestire un rapporto diverso con i fornitori ICT”. Le figure che emergeranno saranno quelle del Cloud Computing Strategist, del Cloud Architect o Cloud Solution Architect, del Cloud Operations Engineer e del Cloud Security Architect.
  • Social
    A differenza di qualche anno fa, i social network sono diventati un pilastro della società del Terzo Millennio e soprattutto delle politiche d’innovazione della smart city. Queste piattaforme, nate per connettere le persone, vengono utilizzate sempre più spesso per far dialogare la PA con i cittadini che, invece di recarsi in Comune, possono, in alcune realtà, scrivere su Whatsapp o su Facebook alla propria amministrazione per ricevere risposte ai propri quesiti. Per questo, secondo l’Osservatorio sulle Competenze Digitali, serviranno figure “come quelle del Social Media Manager, in grado di impostare una strategia social in linea con il modello di business e monitorarla nel tempo, e del Reputation Manager, che segue il sentiment degli utenti sui social”.

Le smart city del futuro, quindi, saranno sempre più legate alla disponibilità e allo sviluppo delle nuove competenze digitali, fondamentali per approcciare e utilizzare le tecnologie che permetteranno la digitalizzazione dei Comuni del nostro Paese. Di questo si parlerà a ICity Lab 2018 (Firenze, 17 e 18 ottobre 2018) per tentare di rispondere alle seguenti domande: qual èil ruolo delle competenze digitali nella innovazione delle Città? E come i centri urbani possono partecipare nella definizione e diffusione di “saperi” chiave per una efficace trasformazione della comunità locale? Quanto e come le competenze digitali degli utenti entrano in gioco nello sviluppo di soluzioni smart?

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