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Semplificare le procedure amministrative è possibile, è questa la vera lezione del Covid

Semplificare le procedure amministrative è possibile: è questa la vera lezione del Covid
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Luca De Pietro, Direttore dell’Unità Organizzativa “Strategia ICT e Agenda Digitale” della Regione Veneto, intervistato da Gianni Dominici, illustra le tre dimensioni sulle quali ha puntato la regione per la riorganizzazione dell’ente: dematerializzazione dei processi, cultura e spazi di lavoro

21 Settembre 2020

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Redazione FPA

Semplificare le procedure amministrative è possibile: è questa la vera lezione del Covid

Il digitale ha assunto un’accelerata nel periodo di crisi covid ed è stato strategico per mantenere la continuità operativa di ogni ente. Lo abbiamo appreso dal confronto con i protagonisti dell’innovazione: chi aveva investito in tecnologia prima ha meglio gestito l’emergenza.

La vera lezione del covid è che nella pubblica amministrazione “si può fare” se si sono già sperimentate le condizioni favorevoli per lo switch off digitale e se si ha la volontà di semplificare le procedure amministrative.

Infatti, per rispondere a esigenze puntuali, sia dentro l’amministrazione che sul territorio, è necessario che venga esplicitata sempre una chiara visione strategica che contenga scelte di ampio respiro: questo è stato, in fase di lockdown, uno dei punti di forza di tutta la direzione ICT e Agenda Digitale della Regione Veneto.

A raccontarcelo è Luca De Pietro, Direttore dell’Unità Organizzativa “Strategia ICT e Agenda Digitale” nell’ambito della Direzione ICT e Agenda Digitale, intervistato da Gianni Dominici nel percorso di avvicinamento a “FORUM PA 2020 Restart Italia” di novembre.

L’intervista

“L’organizzazione attuale è frutto di diversi anni di lavoro – afferma De Pietro. Avevamo già un centinaio di persone in smart working nell’ambito dell’attuazione del progetto VeLA; avevamo avuto occasione, anche con altre regioni italiane, di sperimentare metodologie, strumenti e modelli organizzativi nuovi”. In piena pandemia è bastato estendere lo smart working a circa 2800 dipendenti regionali (sebbene in alcuni casi si sia trattato di lavoro remotizzato, vista la forzatura dettata dallo stato di emergenza).

La regione Veneto si è organizzata con una task force, orientata sia a mettere in piedi delle infrastrutture tecnologiche, dando così assistenza continuativa ai propri dipendenti, che attraverso un supporto culturale, di formazione e sviluppo delle competenze digitali.

Per quanto riguarda poi la volontà di semplificare le procedure amministrative è emblematico di come la regione sia riuscita attraverso pochi click, grazie alla tecnologia, ma anche alla programmazione e alla collaborazione tra le varie direzioni, ad attivare dei bandi per la concessione di contributi alle imprese, per cui era possibile inoltrare una richiesta e, attraverso un sistema interoperabile, accedere alla graduatoria.

La prospettiva è sicuramente quella di continuare nella direzione dello smart working, di fatto la giunta regionale ha approvato una delibera in cui dava indicazioni per redigere un piano strategico, perché l’esperienza dello smart working venisse messa a sistema. “Un piano strategico che ha un aspetto regolamentatorio, che va confrontato con la parte sindacale, ma soprattutto che – sottolinea De Pietro – punta su tre dimensioni: processi, cultura e spazi di lavoro”.

La regione è in una fase di definizione del proprio modello organizzativo sul quale sta lavorando un gruppo multidisciplinare, composto dalla direzione Risorse Umane, dalla Direzione ICT e Agenda Digitale e dalla Direzione Affari generali e che coinvolge anche tutte le altre direzioni, nella logica che il cambiamento debba vedere tutti partecipi.

Durante l’intervista è anche emerso il bisogno di una rinnovata attenzione al capitale umano con delle azioni di aggiornamento e formazione su competenze trasversali per la crescita personale. De Pietro ha citato un’iniziativa avviata con l’ANCI Veneto, un ciclo di seminari aperto sia al personale della regione Veneto che al personale di tutti i comuni del Veneto.

Altra questione emersa è quella del digital device, sia infrastrutturale che culturale. Per quanto riguarda il primo aspetto, nonostante la regione Veneto abbia avviato il più elevato Piano di investimenti in attuazione della Strategia Italiana per banda ultralarga (insieme alla regione Lombardia), si evidenzia una scarsa presenza e diffusione di rete di nuova generazione sul territorio regionale.

“Abbiamo creduto nel Piano Nazionale Banda Larga; abbiamo 277 cantieri aperti e una settantina ultimati, di cui una ventina collaudati; abbiamo messo 83 milioni su 140, abbiamo investito risorse regionali provenienti da fondi europei, ma non siamo soddisfatti – dice De Pietro”. Tante sono ancora le “aree bianche”, ovvero le aree che al momento non sono coperte dal servizio di connettività o sprovviste di una connessione sufficiente. Ora occorre recuperare il ritardo e fare un investimento maggiore su reti in fibra ottica.

Sul piano del digital device culturale, sono state avviate delle iniziative con il supporto del fondo sociale europeo. De Pietro cita il progetto sull’apertura di 10 Innovation Lab, per lo sviluppo di 5-10 Palestre Digitali aperte ai cittadini.

È emerso anche il tema del ripensamento delle città e De Pietro ha sottolineato la biodiversità – culturale, imprenditoriale, agricola e turistica – come caratteristica che ci rende unici sul panorama internazionale e sulla quale puntare, citando non a caso il libro di Paolo Manfredi “Provincia non periferia. Innovare le diversità italiane”.

Questo sottolinea ancora una volta che “il digitale non è la soluzione, è una leva fondamentale”.

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