FORUM PA Sanità 2018, otto tavoli di lavoro sull’innovazione del sistema sanitario

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L’evento ha coinvolto i vertici strategici del SSN e i manager delle imprese del mercato sanitario in tavoli di lavoro tematici e learning areas, utili a definire le linee guida della trasformazione in atto nel sistema sanitario. L’obiettivo è restituire alla fine dei due giorni (4 e 5 dicembre) le proposte coraggiose e rapidamente cantierabili nate dal confronto tra i professionisti del settore

5 Dicembre 2018

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Eleonora Bove

Stakeholder a confronto e tavoli di lavoro collaborativo su alcuni temi topic della sanità pubblica e privata. Questa la cifra stilistica di FORUM PA Sanità, la manifestazione dedicata all’elaborazione di proposte per la trasformazione di processi e strumenti adottati dalle Aziende Sanitarie, che il 4 e il 5 dicembre ha animato gli spazi del Centro Congressi Roma Eventi Trevi con appuntamenti di analisi e formazione. L’evento è stato organizzato da FPA, in collaborazione con Federsanità ANCI e con l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità del Politecnico di Milano – Alleanza Innovazione in Sanità, e ha coinvolto i vertici strategici del SSN e i manager delle Imprese del mercato sanitario in tavoli di lavoro tematici e learning areas, utili a definire le linee guida della trasformazione in atto nel sistema sanitario. L’obiettivo è, infatti, restituire alla fine dei due giorni le proposte coraggiose e rapidamente cantierabili nate dal confronto tra i professionisti del settore. E’ quindi un percorso di advocacy quello che FPA intende avviare insieme ai maggiori rappresentanti del settore: “la domanda a cui vogliamo rispondere è come realizzare la sostenibilità del sistema – precisa Antonio Veraldi di FPA – dove per sostenibilità dobbiamo intendere un nuovo punto di equilibrio tra risorse, servizi e bisogni”.

Le aree di intervento che compongono il programma di lavoro sono state individuate insieme alla community di FPA, di cui fanno parte oltre 65 direttori – al governo di circa 60 aziende sanitarie ed ospedaliere – che si sono incontrati lo scorso maggio a Venezia, con lo scopo di far emergere i trend dell’innovazione.

Tra temi messi sul piatto nell’evento di Roma la riprogettazione dei modelli organizzativi per garantire la presa in carico dei pazienti cronici e sviluppare percorsi assistenziali integrati ospedale-territorio, ma anche il potenziamento della comunicazione verso i cittadini, i professionisti e le istituzioni. Particolare attenzione è rivolta allo sviluppo della cultura digitale e alla presa di consapevolezza delle opportunità offerte dalle soluzioni digitali per supportare le decisioni cliniche, aumentare l’appropriatezza, evitare sprechi e possibili abusi. Tre aree di intervento per otto tavoli che vedono la partecipazione, accanto ai rappresentanti del settore pubblico, i partner dell’impresa nella convinzione che l’attuazione dell’innovazione sia possibile solo in partnership, in un sistema in cui tutti i soggetti deputati siano coinvolti nella definizione dell’agenda.

Il tavolo di lavoro dedicato alla comunicazione verso i cittadini, i professionisti e le istituzioni, coordinato da Carlo Mochi Sismondi (presidente FPA) ha coinvolto una decina di aziende sanitarie ed ospedaliere provenienti da tutta Italia e ha messo al centro dei lavori il processo di costruzione di un piano di comunicazione integrato. Dall’esperienza dei vertici delle aziende è emerso un percorso che prevede alcune fasi necessarie: le prime due fasi sono in capo alla direzione apicale e sono la valutazione dell’importanza della comunicazione e la sua finalità strategica e la decisione sull’investimento in risorse umane, finanziarie e strumentali, da indirizzare a questa attività che è “core” per l’azienda. Altre quattro fasi devono essere invece necessariamente affidate a funzioni specializzate, interne o esterne che siano: la pianificazione strategica; la scelta degli obiettivi specifici, dei target e dei canali; un sereno esame delle esperienze fatte da altre aziende con i loro pregi e difetti per poter “copiare” le best practice; la misurazione dei risultati della comunicazione sia in termini di output sia in termini di outcome. La seconda parte dell’incontro è stata dedicata a mettere in evidenza gli ostacoli e i vincoli che si frappongono ad una strategica e ordinata attività di comunicazione: in primis lo sfasamento temporale tra piani di comunicazione su tempi pluriennali e la durata breve degli incarichi di direzione apicale delle aziende; poi una cultura “sanitaria” che considera adempimento tutto quello che non è strettamente legato all’erogazione del servizio; altro ostacolo è la scarsa cultura sulla comunicazione del management delle aziende che fa fatica a ritenere tale attività come altamente specializzata e quindi da affidare a profili professionali adeguati; infine la difficoltà di avere indicatori di percorso in grado di misurare gli esiti in termini non tanto di awareness, quanto di impatto sulla salute. I lavori di questo tavolo proseguiranno su comunicazione istituzionale dell’ente, costruzione della sua brand identity e della sua comunicazione implicita.

Strumenti e modalità per governare l’innovazione all’interno delle amministrazioni, dove l’innovazione non è solo intesa come “tecnologia”, ma come un ecosistema complesso in cui particolari elementi fungono da leve abilitanti, è stato il focus del tavolo coordinato da Stefano Aiello (P4I). Processi, metodi, modelli, ma anche cultura manageriale e competenze di coloro che sono chiamati a indirizzare l’innovazione nelle organizzazioni sanitarie sono stati i temi al centro del dibattito. Tutti partecipanti sono convenuti sulla necessità di monitorare la propria azione attraverso l’adozione di indicatori di obiettivo, in linea con i LEA, e criteri che individuino e possano misurare il valore generato da una determinata azione di innovazione. E’ un passaggio fondamentale per cogliere le ricadute positive che tale azione di rinnovamento a sull’ente, ma anche sull’utenza. In questo ambito nascono nuove figure professionali, come il Chief Operating Officer, ovvero colui che ricopre un ruolo di coordinamento e ottimizzazione di tutte le attività operative, che comincia a spuntare negli organigrammi di alcune strutture sanitarie.

E’ possibile utilizzare le tecnologie mobile oggi disponibili a livello consumer in ambito sanitario? Possono avere valenza clinica anche i device medicali non formalmente riconosciuti? Sono queste invece le domande a cui hanno cercato di rispondere i partecipanti al tavolo dedicato allo studio delle applicazioni delle tecnologie mobile nei processi di cura. I lavori sono stati coordinato da Claudio Carlo Franzoni (FPA) e l’idea che ne è uscita è la creazione di un catalogo condiviso di prodotti che, dopo essere stati sottoposti a dei test che ne verifichino la validità, possano essere utili per fare prevenzione.

Sono stati invece i modelli organizzativi, e la loro revisione, per la presa in carico dei pazienti cronici oggetto di confronto tra i partecipanti del tavolo coordinato da Marco Paparella e Michele Zanelli di P4I e Imma Orilio di FPA. La definizione di percorsi strutturati di cura deve infatti tenere in considerazione diversi aspetti, sia relativi alla malattia del paziente, che la presenza sul territorio delle figure idonee ad accompagnare ed assistere il soggetto. E’ necessario lavorare, per costruire percorsi di cura attraverso i vari setting socio-assistenziali, individuando modelli che riducano l’istituzionalizzazione sia in ospedale che la residenzialità, privilegiando le cure al domicilio. Si converge quindi su unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza.

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