Telemedicina, COT e ADI: il futuro dell’assistenza sanitaria parte dai territori
La telemedicina, nell’assicurare la transizione tra assistenza ospedaliera e cure a domicilio, pone l’accento sulla comunicazione efficace in sanità e sull’importanza della formazione per rafforzare la presenza del personale infermieristico e medico nelle strutture di prossimità. Il Fascicolo Sanitario Elettronico 2.0 promette di rivoluzionare la gestione sanitaria regionale, ponendo tra le sfide la necessità di lavorare su interoperabilità semantica, uniformità dei contenuti digitali sanitari e servizi abilitati dal fascicolo. Approfondiremo questi temi a FORUM Sanità 2024, il 23 e 24 ottobre prossimi allo ZEST HUB presso Roma Termini
19 Luglio 2024
Patrizia Fortunato
Content Editor, FPA
La realizzazione di 480 Centrali Operative Territoriali (COT), da portare a pieno funzionamento entro il quarto trimestre del 2024, consentirà ai pazienti di accedere ai servizi sanitari attraverso un unico punto di contatto che prenderà in carico il paziente stesso in tutti i suoi fabbisogni di salute; 300mila persone assistite attraverso i servizi di telemedicina potranno approcciare nuovi metodi di cura e di diagnosi entro il 2025; 842mila over 65 assistiti in più rispetto al 2019 potranno ricevere cure a domicilio grazie all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) entro giugno 2026. Sono questi alcuni dei target degli interventi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, Missione 6 Salute, Componente 1– Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, a titolarità del Ministero della Salute.
Ne parleremo in occasione di FORUM Sanità, in programma il 23 e 24 ottobre prossimi allo ZEST HUB presso Roma Termini, ma già in occasione del talk “Telemedicina, COT e ADI: nuovi approcci di presa in carico del paziente attraverso strumenti innovativi e digitali”[1] di FORUM PA 2024 abbiamo offerto una panoramica sulle prospettive concrete che si aprono per il mondo della sanità, sullo stato dell’arte del PNRR, sui target e sui traguardi raggiunti.
La Missione 6 Salute del PNRR sta procedendo secondo le tempistiche, con la Riforma degli Istituti di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS), il potenziamento della rete di assistenza sanitaria territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale (DM 77/2022) e il raggiungimento di tutti i target affidati all’Italia dalla Commissione Europea.
Raggiunto il target al 31 dicembre 2023 dei 21 progetti di telemedicina, uno per ogni regione, monitorati dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), quale tramite del Ministero della Salute. Raggiunto a giugno 2024 il target di assegnazione di ulteriori 800 borse di studio in medicina generale, oltre alle 1900 già assegnate lo scorso anno per un totale di 2700 borse di studio. La formazione costituisce la leva per diffondere nuovi modelli culturali e organizzativi delle aziende sanitarie e consentire di contare sulla presenza medica e infermieristica. Il primo obiettivo in cui le risorse umane saranno coinvolte è proprio quello delle COT (inoltre, ci vorranno 1500 infermieri in tutta Italia).
Le Centrali Operative Territoriali forniranno il piano di assistenza individuale per ogni paziente che entrerà nel sistema, monitorando il suo stato di salute e i percorsi di continuità dell’assistenza attraverso tutti gli strumenti organizzativi e digitali messi a punto tramite il PNRR e il DM77. Le COT rappresenteranno quell’elemento facilitatore tra la rete territoriale — soccorso extra-ospedaliero, casa di comunità, medico di medicina generale — e i servizi ospedalieri. Per questo sarà necessario lavorare in modalità integrata e sinergica, coinvolgendo tutte le figure professionali del territorio nella progettazione ed erogazione degli interventi. Saranno necessarie valutazioni multidimensionali per orientare i pazienti presi in carico verso i setting assistenziali più idonei (assistenza domiciliare, residenziale o terminale negli hospice, nel caso delle cure palliative). E nell’ottica di una medicina incentrata sul paziente (Patient Reported Outcome Measures, PROM), bisognerà definire un modello di valutazione qualitativa dell’outcome.
Molte sono le esperienze di assistenza sanitaria sul territori, ma il limite fino ad ora è stato il fatto che queste esperienze fossero individuali. Il PNRR e il DM 77 hanno effettivamente aiutato ad adottare un approccio sistemico. Tra le esperienze, quella evidenziata da Daniela Donetti, Direttrice Generale dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea. Riguarda la sigla di un protocollo tra l’Azienda Ospedaliera Sant’Andrea e le ASL Roma 1, Roma 4 e Roma 5, nel quale sono state identificate le tecniche di funzionamento e di comunicazione di una centrale operativa territoriale integrata con quella ospedaliera, proprio attraverso l’introduzione di strumenti previsti dal quadro normativo del DM 77 e del PNRR.
“L’obiettivo è quello di portare a compimento, insieme alle Regioni, 600 COT, 1350 case della comunità e 400 ospedali di comunità, malgrado la rivisitazione del target che ha ridimensionato le COT a 480”, come ha evidenziato Alessio Nardini, Direttore Generale Unità di missione PNRR del Ministero della Salute. I Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS), ovvero gli accordi tra Ministeri, Regioni e soggetti attuatori per raggiungere quegli obiettivi, sono rimasti gli stessi sottoscritti prima dello scorso novembre, quando la Commissione europea ha valutato positivamente la revisione degli obiettivi della Missione 6-Salute del PNRR dell’Italia, resasi necessaria per l’aumento dei costi sui quadri economici delle aziende e per le difficoltà burocratiche legate alla realizzazione delle infrastrutture.
Le Regioni il vero motore dell’innovazione
Circa il 50% dei 15,63 miliardi di euro destinati alla Missione 6 Salute è riservato alla trasformazione digitale, mentre l’altro 50% è destinato agli interventi infrastrutturali, che sono di competenza delle regioni presenti all’interno dei Contratti Istituzionali di Sviluppo.
C’è chiaramente una frammentazione dei servizi sanitari offerti nelle diverse regioni, derivante dall’assetto del sistema sanitario nazionale, ma esiste un terreno comune su cui costruire, come dimostrano alcuni dati, ad esempio sull’assistenza domiciliare. “Gli ultimi dati dimostrano che c’è un’omogeneità nella presa in carico dei pazienti in assistenza domiciliare in tutto il Paese, con criticità ridotte a due-tre regioni”, ha spiegato Nardini.
A breve saranno attive le piattaforme regionali di telemedicina (proprio lo scorso anno c’è stato un Accordo Quadro per l’affidamento del servizio di Piattaforma Regionale di Telemedicina) e sono state previste specifiche linee guida che ne regolano l’utilizzo all’interno dell’assistenza domiciliare e a supporto dei servizi di teleassistenza, telemonitoraggio, televisita e teleriabilitazione.
Come ha evidenziato Maria Pia Randazzo, Dirigente della UOSD Statistica e sistemi informativi sanitari di Agenas, le Regioni hanno fatto enormi sforzi per raggiungere gli obiettivi legati ai target intermedi relativi all’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI): partivano da livelli molto differenti e le regioni del sud, in particolare, risentivano anche di una scarsa cultura rispetto all’importanza dei dati. Questa rappresenta naturalmente una criticità anche rispetto al Fascicolo Sanitario Elettronico, alimentato con tutti i dati e documenti sanitari generati durante le prestazioni sanitarie.
Il Fascicolo Sanitario Elettronico e la gestione dei dati
“Il 97% dei dati non sono di fatto utilizzati dal decisore”, è quanto emerge da uno studio pubblicato dallo Stanford Institute for Human-Centered Artificial Intelligence (HAI) riportato recentemente dal Rapporto OCSE sull’Intelligenza Artificiale. Come ha evidenziato Stefano Lorusso, Direttore Generale dei sistemi informativi e statistici del Ministero della Salute, la grande sfida sulla quale sta lavorando il Ministero della Salute è quella di migliorare i sistemi per la raccolta dei dati, mediante l’integrazione tra dati amministrativi dei flussi del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) e dati clinici (che permetterebbero valutazioni ed elaborazioni predittive).
La sfida legata al nuovo Fascicolo Sanitario Elettronico riguarda tre livelli sui quali il Ministero sta lavorando: il primo attiene all’interoperabilità semantica, cioè al linguaggio che alimenta il fascicolo; il secondo riguarda l’omogeneità a livello nazionale dei contenuti dei documenti digitali sanitari (il fascicolo, approvato a settembre dello scorso anno, include 13 documenti standardizzati e uniformi in tutta Italia, non solo da un punto di vista tecnico ma anche dei contenuti); il terzo livello riguarda i servizi abilitati dal fascicolo (dalla scelta e revoca del medico alla prenotazione, alla consultazione dei documenti).
Secondo il target europeo l’85% dei Medici di medicina generale dovrà alimentare il Fascicolo Sanitario Elettronico entro il 2025. E questo target dovrà essere raggiunto attraverso l’utilizzo da parte dei medici del patient summary (o Profilo Sanitario Sintetico).
Due elementi del FSE meritano di essere opportunamente valorizzati – come ha evidenziato Lorusso – e sono il Taccuino e il Profilo Sanitario Sintetico, che forniranno una visione completa della storia clinica del paziente e faciliteranno l’empowerment del paziente stesso, attraverso strumenti noti come i Patient Reported Experience Measures (PREMs) che valutano l’esperienza dell’assistito rispetto alle prestazioni ricevute.
Nonostante le sfide, la strada intrapresa dal PNRR per la sanità italiana è promettente. La collaborazione territoriale, prevista nell’ambito del PNRR e del DM77, garantirà un sistema sanitario più efficiente, equo e sostenibile per il futuro.
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[1] Tra i relatori: Daniela Donetti, Direttrice Generale – Azienda Ospedaliero-Universitaria Sant’Andrea; Stefano Lorusso, Direttore Generale dei sistemi informativi e statistici- Ministero della Salute; Alessio Nardini, Direttore Generale Unità di missione PNRR – Ministero della Salute; Maria Pia Randazzo, Dirigente della UOSD Ufficio di statistica e sistemi informativi sanitari di Agenas – Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali.