Le evoluzioni tecnologiche di questi ultimi anni, le nuove forme di comunicazione mediata dal computer, i social network mostrano quanto gli esseri umani abbiano nel loro DNA la necessità, la voglia, l’impellenza di connettersi, di partecipare, di fare parte di un tutt’uno. Internet è sempre di più la rappresentazione tangibile di qualcosa che sta dentro di noi, la proiezione macro di un’esigenza micro. La cultura della collaborazione è la risposta organizzativa al bisogno di essere e vivere in questa epoca, la risposta alla sopravvivenza, competizione, globalizzazione e complessità della vita contemporanea. La valorizzazione del capitale umano diventa quindi l’elemento chiave in un mondo imprevedibile, e poiché solo l’agilità e la creatività di ogni singolo individuo possono reagire al caos, ogni goccia di intelligenza non può più andare persa. Mettere i cittadini al centro necessita di una rivisitazione dei processi e delle dinamiche che da sempre regolano il comportamento organizzativo. Ci sono tuttavia segnali incoraggianti, best practice che indicano percorsi possibili: analizzandoli si possono trarre indicazioni utili su come è possibile affrontare la complessità del mondo contemporaneo. Si tratta di progetti con stakeholder che hanno avuto il coraggio di mettersi in discussione, cercando all’interno dei soliti vincoli (organizzativi, temporali, umani, economici) una strada alternativa, un sogno che prima era solo possibile ma poi è diventato realtà.