In un contesto di attuazione del federalismo fiscale, le regioni si trovano tra l’incudine e il martello: si trovano cioè tra il modello di uno stato che vuole trasferire le competenze ma non il potere della conoscenza e i comuni che, avendo l’obbligo di svolgere delle funzioni, chiedono supporto e coesione dalle regioni stesse. La maggior parte delle regioni italiane, infatti, non è costituita da comuni avanzati e forti per esperienza e competenza, bensì da comuni spesso poveri, montani sottopopolati che necessitano di raggiungere la qualità minima di servizio, dove per qualità minima si intende la qualità necessaria per garantire la sopravvivenza del servizio. In questo contesto è dunque necessario stabilire e definire il ruolo che deve essere svolto dalle regioni. I risultati della filiera ELISA sono di fondamentale importanza per definire i tre assi portanti sul quale la regione deve articolare il proprio intervento: 1) il dispiegamento, ovvero la regione deve essere di supporto ai comuni nella loro attività di integrazione e di cooperazione; 2) sviluppo di una organizzazione fondata sulla conoscenza istituzionale, necessaria per sfruttare al meglio le opportunità degli strumenti a disposizione, nella relazione di coesione tra le diverse realtà territoriali; 3) indagare e realizzare una aggregazione delle necessità e delle richieste di tutte le realtà territoriali in modo da presentare un fronte compatto, efficiente ed efficace, di fronte al governo centrale, al fine di mantenere con esso una relazione fondata su un modello paritetico.
La costruzione di sistemi che consentono la condivisione di flussi informativi relativi alla finanza all’edilizia e al sistema di governance, si presenta come strumento irrinunciabile per affrontare i cambiamenti richiesti dall’attuazione del federalismo fiscale.