Vincenzo Cesareo tenta di dare una definizione del processo di integrazione, stabilendone i due elementi distintivi nella multidimensionalità e nella bidirezionalità. Il relatore individua poi le tre caratteristiche che permettono di metterlo a fuoco: presenza degli immigrati, considerando che non è immediato stabilire chi lo sia; riconoscimento da parte dell’autorità; natura permanente e non provvisoria del fenomeno.
Rispetto alla legislazione esistente, Cesareo distingue l’esistenza di due diversi modelli a livello di stati nazionali, per poi effettuare una panoramica della normativa europea. Sul fronte italiano, la prima ricerca nazionale condotta dall’Ismu, per la misura dell’indice di integrazione, ne ha riconosciuto la variazione da provincia a provincia – primo posto a quella di Trento – , dipendente da una serie di circostanze. A livello politico, con l’adozione del piano di integrazione, l’Italia ha definitivamente adottato un modello interculturale basato sull’accordo di integrazione, secondo cui l’immigrato deve conquistare il permesso di risiedere, attraverso un percorso formativo incentrato sulla conoscenza linguistica.
Il livello istituzionale in cui si opera in concreto per l’integrazione è quello locale, come stabilito dai 5 assi del piano, con il coinvolgimento di molteplici attori, attraverso la sussidiarietà verticale ed orizzontale. In particolare sono necessarie azioni specifiche per aumentare l’occasione di interazione sociale, intanto sono molte le buone pratiche esistenti, specialmente nel settore della salute.