La rivalutazione della performance organizzativa.

Pietro Barrera si sofferma sulla cosiddetta performance organizzativa, un aspetto della legge sottovalutato, per cui ciò che conta è lo spirito di squadra. L’attuale enfasi assolutizzante sulla performance individuale è invece legata al fatto che si fa leva sulla competizione interna per favorire il risultato finale, l’unico che preoccupi realmente il cittadino, a cui non interessa invece la capacità individuale dei dipendenti e dei dirigenti. Da qui deriva l’attuale attenzione alle cosiddette fasce di merito.
La partita delle performance organizzativa non è facile perché richiede rigore e serietà, ma è una partita che vale la pena giocare, soprattutto perché è l’unico modo per valorizzare la collaborazione reciproca e costruire un circuito virtuoso tra responsabilità della politica, della dirigenza e di tutti i dipendenti, nonché per mettere al centro non la somma degli impegni individuali ma un vero progetto collettivo, il cosiddetto piano industriale.
Esistono in particolare due questioni decisive per cui questo strumento va considerato almeno a pari dignità rispetto alla performance individuale: la capacità di valorizzare ciò che di buono fanno tante PA, costruendo un sistema di valutazione che consideri le amministrazioni per categorie omogenee; la sfida che dovrebbe cambiare il paese, ossia il federalismo fiscale, per cui è necessario un modello di relazioni interne che si fondi su una maggiore consapevolezza condivisa dei traguardi da raggiungere, ossia un maggiore spirito di squadra.