Pubblico impiego: perché coniugare regole, talenti e merito.

Antonio Naddeo apre il convegno spiegando che si parlerà di alcuni aspetti che riguardano il rapporto di lavoro, con un focus su regole, talenti e merito. Regole: perché si è all’interno di un sistema pubblico che va gestito, in cui le leggi hanno un ruolo rilevante perciò risorse umane vanno gestite secondo delle norme. Talenti: parola più impegnativa da spiegare perché la loro ricerca nella PA è un aspetto complicato. Merito: se ne è parlato tantissimo con la riforma Brunetta, ma in realtà il tema era già introdotto dalla prima riforma del ’93.
La valutazione della performance era già prevista nell’ordinamento dai contratti collettivi, l’unico problema è che risultava più teorica che pratica, volta più al livellamento che alla differenziazione, e che le ultime leggi non riescono completamente a cambiare il sistema. Il merito va infatti premiato con le progressioni orizzontali, ossia gli incrementi di stipendio, oppure con quelle verticali, ossia l’avanzamento di carriera. Purtroppo in genere, invece, gli aumenti di stipendio vengono fatti di massa, per cui la PA nel tempo si è giocata leva la fondamentale per la meritocrazia. Eppure esistono delle regole, il problema è che i dirigenti si devono assumere la responsabilità di applicarle, al fine di una valutazione differenziata, che altrimenti non serve. Il valore di un dirigente si basa infatti sulla capacità di gestire le risorse umane e quelle finanziarie, e di prendere decisioni, altrimenti è solo un funzionario.