Nel nostro Paese il problema della professionalità e della selezione della classe dirigente non è stato mai affrontato, è un aspetto che è stato sempre rimandato fin dalla nascita dello Stato repubblicano e sul quale mancano sia una riflessione approfondita che regole precise. Lo sottolinea Leonello Tronti, il quale punta poi la sua attenzione sul tema della formazione evidenziando come in Italia ci sia uno scollamento profondo tra sistema dell’istruzione e vita reale del Paese, se è vero che rispetto agli altri Paesi OCSE abbiamo al tempo stesso il maggior numero di persone sovraqualificate e sottoqualificate rispetto al lavoro che fanno. Per quanto riguarda il problema delle competenze dei vertici apicali, Tronti esprime l’interesse dell’Ufficio di cui è Direttore (Ufficio per la formazione del personale delle PA – Dipartimento della Funzione Pubblica) per l’esperimento Movimentitaly (promosso da Andigel insieme a FORUM PA e Fondazione Alma Mater) e fa un collegamento con il Decreto Legislativo n. 150/2009, dato che la norma mette insieme per la prima volta risultati, trasparenza, autonomia e valutazione. Un aspetto ancora problematico è il collegamento tra valutazione di performance e valutazione del potenziale della persona, ma anche la definizione dei profili professionali. Posso giudicare sulla base della performance, e non della persona, solo se prima ho definito cosa mi aspetto da chi svolge un determinato ruolo. È un “patto” tra valutatore e valutato. E grazie al confronto tra competenze richieste e competenze agite si possono valutare anche i fabbisogni formativi. Tutto questo può aiutare nella selezione della classe dirigente.