Marco D’Alema illustra la collaborazione avvenuta qualche anno fa tra un gruppo di lavoro del dicastero della Salute di cui lui era parte – ai tempi del ministro Livia Turco – e l’organismo istituito dalle Regioni sul tema della salute mentale, che in 18 mesi permise di stabilire delle linee di indirizzo al riguardo.
Due furono le idee guida. In primo luogo quella di impegnarsi per favorire un percorso di sviluppo delle persone, e non solo per risolvere sintomatologie. Questa è un’idea ottimistica basata su studi che hanno seguito i decorsi delle patologie più gravi, dimostrando che non sono così negativi come pensano in maniera così radicata i cittadini e persino gli operatori.
La seconda idea fu quella della salute mentale nella comunità come fatto democratico. Così è da considerarsi per D’Alema se davvero la politica ha come fine il benessere dei cittadini, concetto per cui la salute mentale è di sicuro centrale. Questo fu un aspetto molto sottolineato nelle linee, tanto che furono indicati anche i contesti in cui realizzare tale partecipazione democratica, ossia i piani di zona indicati dalla legge da 328. E’ vero infatti che i servizi sono in difficoltà, ma la situazione risulta migliore se consideriamo le realtà attive sul territorio, che però vanno rilanciate attraverso una discussione politica.