Facciamo fatica a innovare. Perché? Nel nostro paese “esiste prima di tutto un problema culturale” ha affermato Debora Serracchiani, Presidente della Regione Friuli-Venezia Giulia e Vicesegretario del Partito Democratico.
È ormai noto che investire in innovazione tecnologica è una priorità per l’intero Paese. Tuttavia molto spesso i cambiamenti in Italia sono costrizioni imposte da provvedimenti legislativi. Proprio perché questi cambiamenti non si riducano a un mero adempiere a condizioni esterne, c’è bisogno di una maturazione culturale.
Uno dei temi più caldi per il Paese è senza dubbio la formazione digitale. L’attuale disponibilità di tecnologie e strumenti sempre più sofisticati deve necessariamente accordarsi con competenze adeguate, dentro la pubblica amministrazione così come fuori (piccole e medie imprese, etc). I dati sulla alfabetizzazione digitale degli italiani, dentro la PA così come fuori, sono sconcertanti. Come è possibile mantenere alta la competitività di un Paese e sfruttare appieno i vantaggi di queste novità tecnologiche se non crescono di pari passo abilità e conoscenze capaci di interpretarle e guidarle?
Spesso in Italia si sbaglia perché ci si entusiasma anche trascurando la preparazione e l’esperienza, e si tenta di innovare con progetti che troppo frequentemente si rivelano essere degli spot, effimeri e incapaci di attivare reali processi di cambiamento. “Manca un disegno d’insieme con delle lineee guida che vengano utilizzate in modo condiviso, anche a livello nazionale all’interno di tutte le pubbliche amministrazioni”.
Oggi l’innovazione tecnologica ci offre l’opportunità di essere sempre più vicini ai cittadini, e di rispondere in modo più adeguato ai loro bisogni. Tuttavia se l’uso di questi strumenti e le competenze che mettiamo in campo non maturano, le tecnologie in sé non potranno rappresentare un miglioramento né una reale innovazione nell’organizzazione del Paese.