Ho una formazione umanistica e mi interesso di web 2.0 (con particolare attenzione alle proposte che permettono di rendere più sociale l’esperienza sul web), linguistica e glottologia.
La mia prospettiva? Ho salutato sempre con favore la crescente consapevolezza della PA (magari non di tutta) del problema dell’accessibilità e dell’usabilità di un sito istituzionale. Adesso direi che è giunto il momento di riflettere sull’importanza della comprensibilità dei testi da inserire nei siti (“content is king”), e sulla necessità di evitare stili esoterici (burocratese, italish, corporatese, archeologhese etc etc). La fondazione teorica e le linee guida per raggiungere questo obiettivo esistono già, grazie al lavoro di linguisti come Tullio de Mauro, Maria Emanuela Piemontese e Massimo Vedovelli. E’ inoltre possibile misurare matematicamente la comprensibilità di un testo.
Infine, sono convinto che il web 2.0, intrinsecamente “social”, possa fare moltissimo per ottimizzare il lavoro delle PPAA, e soprattutto per avvicinare i cittadini alle istituzioni pubbliche.