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Competenze digitali in Italia: come colmare un vuoto che rischia di minare il nostro sviluppo
Le Linee guida dell’Agenzia per l’Italia Digitale sono lo strumento strategico ed operativo fondamentale l’innesco di un circolo virtuoso tra la domanda di servizi, di partecipazione, l’offerta da parte delle organizzazioni pubbliche e private e lo sviluppo di professionalità innovative e adeguate per la rivoluzione digitale. Il Programma Nazionale per la cultura, la formazione e le competenze digitali, promosso dall’Agenzia per l’Italia Digitale, presenta a FORUM PA 2014 la versione definitiva delle Linee guida dopo la conusltazione pubblica degli scorsi mesi.
Il risultato ambizioso che si vuole conseguire nel prossimo triennio è lo sviluppo delle competenze digitali italiane almeno ai livelli medi europei, valorizzando e rendendo prassi comune le eccellenze che già ci sono ed una tale impresa non può che avere responsabilità condivise, tutti sono chiamati in causa: istituzioni, pubbliche amministrazioni, mondo delle imprese, mondo della scuola e delle università, organizzazioni sindacali. Ma ciò che è più importante è che un progetto così ambizioso non può fare a meno di un forte e continuo endorsement politico che collochi le competenze digitali come chiave di volta di qualunque politica di sviluppo ed innovazione del nostro Paese.
Intervento di Luigi Curini a FORUM PA 2014
Nel mio intervento illusterò i principali risultati di una analisi effettuata da Voices from the Blogs sui post pubblicati sui social network (Twitter, Facebook, Blog, Forum, ecc.) che discutevano di PA, tradizionale e digitale, tra febbraio ed aprile 2014, confrontandoli con i risultati emersi da una analoga ricerca sul 2013. L'obbiettivo è capire la percezione che si ha della PA, e i motivi di apprezzamento e di critica, e la loro evoluzione nel tempo.
Intervento di Dino Pedreschi a FORUM PA 2014
Nel mondo che abitiamo oggi abbiamo l’opportunità di osservare da vicino e misurare il funzionamento della società attraverso i “big data”, le briciole digitali che le nostre attività quotidiane lasciano per effetto del nostro uso dei sistemi ICT. Briciole che registrano la nuda verità sui comportamenti individuali e collettivi con una precisione senza precedenti, in modo che le diverse dimensioni della nostra vita sociale trovano un’immagine riflessa nello specchio digitale: desideri, opinioni, stili di vita, movimenti, relazioni.
Sicuramente questo nuovo percorso ha forti ripercussioni su molti aspetti etici: privacy e protezione dei dati personali (chi può accedere ai miei dati?), proprietà e sfruttamento dei dati (Di chi sono i miei dati? Per quali scopi vengono usati?), trasparenza (Chi può fare cosa con I miei dati?), consapevolezza e conoscenza di sé (Come posso accedere alla conoscenza nascosta nei miei dati), monopoli ed asimmetrie (come controbilanciare il potere delle grandi corporation della conoscenza). Ma nel nostro mondo interconnesso, pieno di nuovi rischi e di nuove opportunità, non possiamo permetterci di perdere la conoscenza offerta dai Big Data; dobbiamo assolutamente trovare un nuovo ecosistema socio-tecno-legale in cui la conoscenza sia un bene comune: sicuro, di qualità e alla portata di tutti.
Nel mio intervento discuterò attraverso esempi concreti le opportunità offerte dai big data, open o meno, in termini di servizi innovativi per la PA, per i decisori e per i cittadini, in contesti quali mobilità e traffico, smart cities e smart communities, coinvolgimento e partecipazione, comprensione della complessità sociale.