Class action nella PA: cronaca di una morte annunciata?

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La norma che codificava l’azione collettiva nei confronti della PA  e dei gestori di servizi pubblici è stata stralciata in Consiglio dei Ministri, proprio nei giorni in cui il Rapporto PIT Servizi – Cittadinanzattiva rileva un incremento delle lamentele al + 19% nel 2008 rispetto al 2007. Il Governo assicura che la class action sarà affidata a un nuovo decreto legislativo, entro la fine della delega.  Che la “pausa” sia l’occasione per migliorare lo strumento? Indubbiamente ci sarà da lavorare…

26 Maggio 2009

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Chiara Buongiovanni

Articolo FPA

La norma che codificava l’azione collettiva nei confronti della PA  e dei gestori di servizi pubblici è stata stralciata in Consiglio dei Ministri, proprio nei giorni in cui il Rapporto PIT Servizi – Cittadinanzattiva rileva un incremento delle lamentele al + 19% nel 2008 rispetto al 2007. Il Governo assicura che la class action sarà affidata a un nuovo decreto legislativo, entro la fine della delega.  Che la “pausa” sia l’occasione per migliorare lo strumento? Indubbiamente ci sarà da lavorare…

Perché la class action non è nella riforma Brunetta?
All’indomani dello stralcio della norma che prevedeva l’azione collettiva verso la PA nella cd riforma Brunetta, una nota di palazzo Chigi precisa che “esaminando le norme presentate dal Ministro Brunetta per istituire la cosiddetta class action nei confronti della pubblica amministrazione e dei concessionari di servizi pubblici, il Consiglio dei Ministri ha ritenuto opportuno acquisire preliminarmente il parere del Consiglio di Stato e dell’Avvocatura dello Stato sui riflessi che la nuova azione avrà sul processo amministrativo e sulla difesa erariale. E’ apparso necessario, inoltre, un intervento sul testo normativo proposto al fine di coordinare la disciplina della class action ‘amministrativa’ con quella della class action generale nell’ambito del disegno di legge dello sviluppo. La possibilità di azione collettiva nei confronti della pubblica amministrazione verrà affrontata in uno specifico decreto legislativo, comunque entro il termine di scadenza della delega".

Reazioni e auspici
Teresa Petrangolini, Segretario di Cittadinanzattiva sostiene che “non essere riusciti a costruire un efficace sistema di tutela a garanzia del cittadino in un settore così problematico come la PA, decisamente, non è un bel segnale”. “Tuttavia – continua – il ritiro della norma in questione è un atto di coerenza, dal momento che l’azione collettiva, così come prevista dalla legge 15/09, non poteva definirsi un efficace strumento di tutela, non prevedendo alcun risarcimento del danno”.
“Ci auguriamo – conclude – che questo ripensamento serva a riaprire spazi di confronto per ridiscutere le modalità e l’applicazione dell’azione collettiva risarcitoria nei confronti della PA”, dicendosi convinta che “la class action, anche per la sua forza deterrente, può essere uno strumento di valutazione della PA nelle mani dei cittadini e, pertanto, pienamente coerente con il progetto di riforma Brunetta”

I nodi da sciogliere 
In tema di class action nei confronti della pubblica amministrazione, da subito e da più fronti, si erano sollevati una serie di interrogativi tecnici e procedurali, nonché una vera e propria questione di fattibilità. 
A FORUM PA ’09, un incontro organizzato dall’Ufficio legislativo del Ministro per la pubblica amministrazione e l’innovazione aveva già fatto emergere interessanti esigenze di chiarimento (al primo posto si poneva proprio la questione dei servizi pubblici locali, intuitivamente individuati quale oggetto preferenziale dell’azione collettiva).
Sulla stessa linea, Luigi Oliveri, Dirigente Coordinatore dell’Area Funzionale Servizi alla Persona e alla Comunità della Provincia di Verona, sottolinea che “Il rischio è che la class action nella PA finisca per produrre molta esposizione mediatica e poca sostanza, con il corollario di un intasamento senza precedenti delle aule dei tribunali amministrativi regionali, per l’attivazione di azioni collettive anche infondate”. 

L’esigenza maggiormente acclarata è, dunque, quella di maggiore chiarezza e dettaglio all’interno della norma, in termini di "quali siano gli interessi giuridicamente rilevanti” e "in cosa consista la loro lesione”. I rischi della riscontrata genericità, del resto, ricalcano le perplessità già sollevate a FORUM PA. Sul piano giuridico si tratterebbe di demandare integralmente al giudice amministrativo la determinazione, per via giurisprudenziale, dei criteri per l’azione, con un notevolissimo allungamento dei tempi, prima di arrivare a una prassi consolidata.
Nella definizione dei tempi massimi di adeguamento per l’amministrazione inadempiente, si chiede, poi, una disciplina più dettagliata, che tenga realisticamente conto delle cause oltre che dell’oggetto stesso dell’inadempimento.

Permane, last but not least, la questione di fondo, su cui bisognerà compiere una scelta, per così dire, “di campo”.
Si tratta di decidere se la class action nella PA rimarrà un’azione a sostegno del processo di miglioramento della PA, tendendo al pieno soddisfacimento dei diritti dei cittadini così come da sua mission, o se la class action sarà disegnata e normata per essere strumento di rivalsa del cittadino verso la PA, in considerazione del danno che questa, attraverso sue inadempienze, ha provocato.
Lo scopriremo entro gennaio 2010.

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