Piano Scuola digitale, a che punto siamo. Miur: “65% delle azioni avviate, 500 mln investiti”

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Un piano con tante azioni è intrinsecamente difficile da attuare, in quanto richiede attività di planning e scheduling notevoli, ed è quindi difficile da valutare in corsa. Ma la complessità è necessaria se si vuole innovare la scuola nel suo complesso, in quanto complesso è il sistema Scuola. Ecco il punto, dal ministero per il nostro sito

11 Novembre 2016

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Sabrina Bono, Miur, Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali

Il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD) ha costituito un cambiamento di paradigma culturale sul tema dell’innovazione digitale, perché con il PNSD, anche l’Italia si è dotata di una policy strutturale pluriennale per innovare la Scuola dal punto di vista del digitale e con risorse finanziarie significative dedicate.

Si tratta di un piano strutturato in aree, ciascuna delle quali è caratterizzata da settori in cui confluiscono gli interventi veri e propri: le azioni. Tutto questo per dire che il piano è complesso ed è attuato “in parallelo”, ovvero più azioni sono attuate nello stesso periodo lungo diverse direttrici.

In questa realtà valutare lo stato di avanzamento della diffusione della innovazione nella Scuola è particolarmente impegnativo, in quanto il processo è ancora in atto e ogni valutazione sarebbe parziale e poco scientifica. Il PNSD ha comunque una sua azione specifica di monitoraggio che servirà come base per una analisi scientifica dei risultati raggiunti al termine del triennio. Ma, allo stato, è comunque possibile fornire alcuni dati rappresentativi dello stato di attuazione. Ad oggi, dunque, possiamo già fare il punto della situazione sullo stato di avanzamento del Piano rilevando che oltre il 65% delle azioni sono state già avviate e sono stati investiti 500 milioni di euro su 1,1 miliardi di euro stanziati per lo sviluppo delle competenze digitali degli studenti, il potenziamento degli strumenti didattici e laboratoriali, la formazione dei docenti.


Questo articolo è uno degli approfondimenti raccolti nel FPA Annual Report 2016. La pubblicazione è gratuita, ma per scaricarla è necessario essere iscritti alla community di FPA. Scarica FPA Annual Report 2016.


Cito in particolare, gli 88,5 milioni di euro stanziati per il cablaggio interno di 6.600 scuole, che stanno permettendo alle scuole italiane di dotarsi di una infrastruttura moderna in grado di soddisfare le esigenze di connettività delle scuole stesse. Questo è un primo, ma importante risultato. Inoltre sono stati assegnati 140 milioni per la realizzazione di ambienti digitali per la didattica integrata in oltre 5.500 scuole, che significa che in una gran parte della Scuola italiana esistono ambienti nei quali è possibile fare una nuova didattica, laboratoriale e collaborativa. Poi ci sono i laboratori territoriali per l’occupabilità, per i quali sono stati stanziati 58 milioni e che costituiscono strutture di eccellenza legate ai territori che coniugano la didattica laboratoriale con l’innovazione, la creatività e l’occupabilità. Voglio, infine, citare i 1.800 atelier creativi creati con lo stanziamento di 28 milioni di euro e nei quali è possibile mettere in moto la creatività digitale e il making, usando strumenti tecnologici avanzati. Anche le biblioteche scolastiche sono state innovate in chiave digitale e aperte al territorio con uno stanziamento 7,5 milioni di euro.

Certo l’intrinseca complessità del piano, dovuta sia all’alto numero di azioni sia ai diversi destinatari delle azioni stesse, porta con sé delle criticità, ma un piano così articolato come il PNSD non potrebbe non averne. Vale quindi la pena soffermarsi, invece, sui numerosi aspetti positivi offerti dal PNSD che si aggiungono a quelli sopra menzionati e che, anche se non ancora giunti a completa realizzazione, rappresentano una finestra di confronto culturale. Vorrei a tal proposito sottolineare come il Piano favorisca l’apertura della scuola alle esperienze di alta formazione all’estero, attività che consentono esperienze formative a docenti, dirigenti scolastici e mobilità Erasmus+ agli animatori digitali. Ciò rende il nostro sistema educativo più aperto al confronto con il mondo. Inoltre, con 2 milioni di euro a valere su fondi Ricerca si finanzieranno i “Challenge Prizes” (premi “incentivo”) mediante i quali si offrirà una ricompensa in denaro a chiunque riesca più efficacemente a risolvere un determinato problema. L’obiettivo sarà sempre quello di stimolare l’innovazione e trovare soluzioni sempre più innovative, che rispondano a problemi rilevanti per la scuola. Infine sarà costituita una research unit per le Competenze del 21mo secolo: ci sarà una call per ricercatori ed esperti, a cui potranno fare seguito interventi mirati per la costruzione di progetti di ricerca.

Fino ad ora ho evidenziato l’evoluzione dell’attuazione del PNSD attraverso dati relativi ai finanziamenti per processi, ma ritengo fondamentale a questo punto parlare di chi ha contribuito a rendere possibile la realizzazione dei processi stessi: la figura dell’animatore digitale. Amplificatore di innovazione nonché testimone di quanto il digitale abbia moltiplicato e continui a moltiplicare l’efficienza dell’informazione, della didattica, della comunicazione, è stato “portatore sano” di entusiasmo e attenzione verso le nuove tecnologie e metodologie didattiche, tanto da portare il Ministero a prevedere per ogni scuola un “team per l’innovazione”.

Il Ministero non ha inteso lasciare sole queste nuove figure, ma accompagnarle attraverso una formazione continua rivolta all’innovazione. Con l’individuazione della figura dell’animatore digitale da parte delle scuole è stata , infatti, avviata anche la misura relativa all’ambito della “Formazione e Accompagnamento”, grazie alla quale si stanno formando gli 8300 animatori digitali. L’animatore, infatti, dovrebbe influenzare le scelte innovative partendo dall’osservazione e dalle esigenze della sua realtà scolastica e coglierne le aspettative. Da ciò, quindi, la necessità di puntare sulla formazione, una formazione che impegni sì l’animatore ma con lui anche tutta la scuola con i suoi componenti: l’innovazione deve arrivare a tutti e deve essere calata in ciascuna scuola in base ai propri bisogni : connettività, ambienti digitali flessibili che consentano di attuare didattiche collaborative e laboratoriali e che portino gli studenti ad acquisire le competenze del problem solving e a sviluppare la creatività, amministrazione digitalizzata ed efficiente, docenti e personale motivato e aggiornato. Ma tutto quanto appena detto è ormai molto chiaro al personale della scuola: ad oggi le iscrizioni per partecipare alle iniziative di formazione hanno raggiunto numeri molto elevati ma è previsto un ulteriore incremento in seguito alla riapertura delle iscrizioni prevista per il 14 novembre. Tali azioni formative propongono offerte calibrate alle diverse specificità. Per i Dirigenti scolastici la proposta formativa ruota infatti, intorno al tema “Dirigere l’innovazione” che diventa invece “Abilitare l’innovazione” per i Direttori dei servizi generali e amministrativi. Il personale amministrativo è invece coinvolto nel decisivo tema dell’ “Amministrazione digitale”. È prevista per la prima volta una formazione foriera di innovazione rivolta all’assistenza tecnica per le scuole del primo ciclo sulle tematiche relative alle Tecnologie per la scuola digitale. Tale formazione è rivolta, se pur con diverse peculiarità, anche all’assistenza tecnica del secondo ciclo.

E’ passato solo un anno da quando il PNSD era un documento programmatico, oggi il PNSD è una realtà viva per la scuola italiana, che ha aderito con molto entusiasmo, un piano di lavoro per l’innovazione digitale complessiva della scuola che vede un grande impegno da parte dell’amministrazione ma produce risultati di innovazione notevoli.

Vorrei concludere con una osservazione sulla struttura del PNSD: un piano con tante azioni è intrinsecamente difficile da attuare, in quanto richiede attività di planning e scheduling notevoli, ed è quindi difficile da valutare in corsa. Ma la complessità è necessaria se si vuole innovare la scuola nel suo complesso, in quanto complesso è il sistema Scuola, con una miriade di attori con compiti e responsabilità differenziati e con attività (amministrative e didattiche) che non si possono fermare. Bisogna lavorare in un cantiere aperto. È anche questa la sfida dell’innovazione.

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