Il dovere della costruzione delle competenze digitali a scuola

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La competenza digitale è una delle otto competenze chiave per l’Apprendimento permanente. È definita come la capacità di saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione. E’ inoltre parte della Agenda Digitale per l’Europa 2020 e descritta in modo ampio nel Framework del Digicomp

17 Marzo 2016

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Luisanna Fiorini, dirigente scolastica presso il Servizio provinciale di valutazione per l'istruzione e la formazione in lingua italiana, Provincia autonoma di Bolzano

Se mi chiedessero: “Quale è oggi la responsabilità maggiore della scuola italiana?”, non esiterei a rispondere: “Il dovere della costruzione della competenza digitale”. Il dovere, e pongo l’accento su questa parola. Nella società si parla poco di doveri e troppo di diritti, e questo accade anche nel sistema scolastico. Il dovere di cui parlo non è imposto da circolari ministeriali, da normative e minacce di sanzioni. Nasce da una lettura attenta dei bisogni, non quelli funzionali al sistema scuola, spesso collegati a contenuti disciplinari a loro volta ostaggio degli insegnanti.

La scuola italiana, e in particolare i collegi docenti, sono pronti a ribadire con forza che esiste “la libertà di insegnamento”, e in nome di questa garanzia legittimano scelte, spesso illuminate, altrettanto spesso autoreferenziali.

In questo spazio di democratica autonomia si rischia di dimenticare che la scuola e l’insegnamento non sono funzionali a se stessi, ma ai bisogni di una società che intorno a questa isola di immobilità muove vorticosamente.

La cittadinanza digitale, e competenze collegate, diventano così elementi esterni che la scuola ricomprende fra le molte competenze che, ohimè, è chiamata a promuovere, in assenza di una comunità educante e in presenza di distratte famiglie deleganti. Esiste però una via diversa fatta di consapevolezza dei doveri e proattività.

Scuole, arrendetevi!

Si può trasformare il dovere in opportunità. Le scuola possono riappropriarsi del ruolo di motore culturale e di innovazione. Troverebbero già declinati gli obiettivi da raggiungere. I saperi e le competenze di base necessarie al cittadino sono descritti in molti documenti nazionali e internazionali.

La competenza digitale è una delle otto competenze chiave per l’Apprendimento permanente. (2006, il Consiglio e il Parlamento europeo). È definita come la capacità di saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le tecnologie della società dell’informazione.

La competenza digitale è inoltre parte della Agenda Digitale per l’Europa 2020 e descritta in modo ampio nel Framework del Digicomp, “A Framework for Developing and Understanding Digital Competence in Europe” quadro di riferimento per la competenza digitale pubblicato dalla Commissione europea nell’agosto del 2018.


Figura 1 Mappa delle competenze del DIGCOMP


Le 5 aree della competenza digitale del DIGCOMP sono

  1. Informazione
  2. Comunicazione
  3. Creazione di contenuti
  4. Sicurezza
  5. Problem-solving

Sono a loro volta articolate in 21 competenze, come visibile nella mappa in Figura 1.

Già in questo framework la scuola potrebbe trovare obiettivi di competenza da perseguire, senza cercare altrove. Consiglio alle scuole di leggere il rapporto DESI, nella parte riguardante l’Italia. Nelle 21 competenze ecco declinati aspetti di trasversalità che dovrebbero indirizzare anche le scelte dei contenuti e delle abilità disciplinari.

Le competenze del DIGCOMP sono per i cittadini, e di questa categoria fanno parte i dirigenti e gli insegnanti delle scuole.

La qualità della formazione del personale scolastico, in entrata e in servizio, è un punto dolente della scuola italiana. Possono insegnanti non competenti formare studenti competenti? In qualsiasi altro settore lavorativo la risposta sarebbe ovvia. Nel comparto scuola, mi permetto di dire finalmente, grazie anche alla spinta della legge 107/2015, la formazione del personale in servizio è ri-diventata obbligatoria. Il PNSD ha inoltre avviato un percorso a tappeto per la formazione in ambito tecnologico, il primo di questa portata dopo il PSTD “Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche nel periodo 1997-2000”: quasi 20 anni fa.

Il dovere della competenza digitale è quindi a più livelli:

  • sistema Italia, nelle scelte di fondo, nelle politiche scolastiche e finanziarie, nell’individuazione delle priorità della nazione in relazione a insiemi sovranazionali. I nostri studenti e cittadini si confrontano con dimensioni certo più ampie dei confini territoriali.
  • Sistema scuola, in cui ogni istituto scolastico deve guardare all’Italia e all’Europa, ma non fermarsi neanche a questo. Nelle indagini internazionali come il PISA OECD, tra l’altro Computer Based, e quindi basata sulla competenza del digital reading, non so quanto promossa nella scuola italiana, i migliori risultati sono delle cosiddette tigri asiatiche, le nazioni con cui l’Italia si deve confrontare nel mercato economico.
  • Singolo dirigente, perché deve formarsi anche il dirigente che delega, ma nella delega deve avere gli strumenti di controllo dei processi, e quindi competenze diffuse sui modi e gli strumenti digitali necessari all’amministrazione e alla didattica.
  • Singolo insegnante, e non solo l’AD, l’animatore digitale di ogni scuola. Altrimenti il pericolo di delega è fortissimo. Nel diritto alla “libertà di insegnamento” non è compreso l’analfabetismo digitale. L’insegnante è produttore di materiali, information broker, modello di costruzione del sapere, orecchio attento del disagio, che può essere ascoltato anche con gli strumenti della comunicazione mediata.
  • Singolo studente, che deve impegnarsi a capire cosa e come fare con i social, l’internet, le webapp, oltre l’autodidatta esperienza che non sempre lo porta a riflettere che essere cittadini, digitali o no, implica dovere e responsabilità verso se stessi e verso gli altri, nella partecipazione.

Qualcuno la chiama democrazia.

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