PNSD, alcuni nodi da sciogliere nel 2017

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Il 2017 si apre con un sistema in movimento e proiettato sul completamento dell’avvio delle azioni del PNSD, oltre che a riorientare quegli interventi che non hanno ancora raggiunto un impatto significativo. Ecco alcuni nodi da sciogliere

9 Dicembre 2016

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Nello iacono, Stati Generali dell'Innovazione

Poiché il cambiamento culturale di dirigenti e docenti è alla base del successo del Piano nazionale Scuola Digitale, e così, anche, il monitoraggio sistematico dal punto di vista dell’efficacia e della qualità dei risultati, è significativa l’approvazione a ottobre 2016 del Piano Nazionale per la Formazione (PNF) degli insegnanti, che sembra recepire anche diverse delle osservazioni e delle critiche che erano emerse rispetto alla prima fase del piano formativo sul PNSD.

Insieme alle linee guida emanate dall’Autorità di Gestione per la definizione dei corsi formativi, il PNF rappresenta così anche l’evidenza, da parte del Miur, della capacità di ascolto e reazione anche rispetto a problemi di attuazione del PNSD. La formazione, con il PNF, entra infatti in una dimensione più strutturata e organica, vicina alle reali esigenze espresse del personale scolastico e degli istituti, espresse nei Piani Triennali di Offerta Formativa, e si apre anche alle risorse del territorio, oltre che ponendo in primo piano lo strumenti delle reti di scuole. In più, va nella dimensione della formazione continua anche la previsione di task force permanenti negli Uffici Scolastici Regionali (USR) finalizzate ad accompagnare scuole e reti di scuole nell’attuazione del piano di formazione e per il coordinamento delle iniziative territoriali.

È opinione diffusa, infatti, che le condizioni di successo dell’attuazione risiedano in gran parte nella capacità (e possibilità) di azione del livello territoriale: Regioni e USR. Non è un caso che, dove questo accade, anche grazie agli accordi territoriali, la diffusione e lo sviluppo capillare nelle scuole avvenga in modo accompagnato, con un coordinamento attento alle specificità e alle esigenze singole. Il che è impensabile possa avvenire direttamente dalle strutture centrali del Miur.

Per questa ragione è necessario consolidare rapidamente il modello di bilanciamento tra coordinamento centrale e autonomia locale progettuale e attuativa, agevolata da strumenti e processi digitali che superino l’ingolfamento burocratico e mirino a semplificare le azioni specifiche in carico alle scuole. E questo è ancora un quadro in divenire. Probabilmente anche uno dei nodi sul quale è maggiormente importante intervenire, proprio per rendere esplicito che il binomio innovazione-semplificazione è la chiave per superare inefficienze e dispendio di energie, che rischiano di rallentare l’attuazione delle azioni stesse e di legare la capacità innovativa delle scuole alla loro capacità amministrativa.

Il 2017 si apre così con un sistema chiaramente in movimento e proiettato sul completamento dell’avvio delle azioni del PNSD, oltre che a riorientare quegli interventi che non hanno ancora raggiunto un impatto significativo.

In particolare le attese sono su aree come:

a) l’avvio e il dispiegamento di tutte le azioni del PNSD, che proprio per il suo carattere e la sua strategia richiede l’attuazione organica degli interventi (pensiamo ad esempio alle azioni del capitolo “Accompagnamento”, come il monitoraggio del Piano, e gli interventi specifici sulle reti di scuole);

b) il completamento e l’attuazione delle azioni avviate nel 2016, come ad esempio quelle, molto innovative ma ancora sulla carta, degli atelier creativi;

c) l’attuazione organica del modello che si vede in nuce nel Piano Nazionale della Formazione, con un livello intermedio di supporto e coordinamento sempre più visibile a livello territoriale, con gli Usr e le reti di scuole, per un accompagnamento non solo sul fronte della formazione e della didattica, ma anche su quello, molto importante, e che però oggi si muove a macchia di leopardo, della digitalizzazione amministrativa;

d) l’intervento sull’autonomia e sui contratti, in grado di dar concreta attuazione a principi come quello della formazione obbligatoria, oggi obbligo senza penali e ancora senza strumenti definiti di attuazione, ma anche di rendere possibile una misurazione e una incentivazione del merito.

Il processo di cambiamento è complesso, e perché abbia impatti significativi è necessario che sia profondo e insieme capillare. Per questo ci vuole tempo e però, insieme, l’attuazione pervasiva e tenace di quanto indicato nelle premesse del PNSD: “il Piano è, attraverso le sue azioni, una richiesta di sforzo collettivo” e che quindi, necessariamente e nativamente, richiede una governance che sappia favorire, coltivare, valorizzare questo agire collettivo.


Alcune parti dell’articolo sono già apparse su www.agendadigitale.eu

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