Food & City: re-inventare un rapporto a #SCE2014

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Il cibo è strettamente funzionale alla vita della città. Non a caso nel Dell’Arte della guerra Machiavelli racconta che affamare una città, ostruendo le vie d’entrata e d’uscita, è tra i modi più astuti ed efficaci per espugnarla. Eppure sembra che l’attenzione a quello che si mangia, spesso non sia tra le priorità degli amministratori, male, perchè una città intelligente non può tralasciare di avere politiche alimentari.

22 Settembre 2014

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Martina Cardellini

Il cibo è strettamente funzionale alla vita della città. Non a caso nel Dell’Arte della guerra Machiavelli racconta che affamare una città, ostruendo le vie d’entrata e d’uscita, è tra i modi più astuti ed efficaci per espugnarla. Eppure sembra che l’attenzione a quello che si mangia, spesso non sia tra le priorità degli amministratori, male, perchè una città intelligente non può tralasciare di avere politiche alimentari.

Proprio come un corpo, la città è profondamente influenzata da tutti i processi coinvolti e legati al tema della nutrizione. Il cibo è strettamente funzionale alla vita della città. Oltretutto, questi complessi organismi artificiali mangiano cibo che non producono. Non a caso nel Dell’Arte della guerra Machiavelli racconta che affamare una città, ostruendo le vie d’entrata e d’uscita, è tra i modi più astuti ed efficaci per espugnarla.

Il cibo sta perdendo valore…?

Negli ultimi anni il tema dell’alimentazione ha acceso un dibattito sempre più ampio. Una consapevolezza e una maggiore attenzione sono maturate verso l’intero sistema agro-alimentare. Sembra che si stia sviluppando una sensibilità nuova in relazione all’importanza e alla complessità del ruolo che il cibo riveste all’interno delle città.

Tuttavia questo cambiamento è lento e fatica a contrastare le grandi tendenze globali in relazione al cibo. Secondo la FAO attualmente produciamo cibo per 12 miliardi di persone. Abbiamo da poco superato i 7 miliardi di popolazione mondiale, ma circa un miliardo soffre di fame e malnutrizione, mentre 1 miliardo e 700 milioni soffre di obesità, malattie cardivascolari e diabete.

Il quadro è assolutamente insostenibile, considerato anche che circa il 45% del cibo che produciamo, per diversi motivi, viene sprecato. Inoltre, anche restringendo il campo alla sola Europa lo scenario non migliora. Secondo dati del Centro Studi Risteco più del 30% dei bambini è in sovrappeso e il 18% è già obeso, e circa il 6% della spesa sanitaria totale è destinata a cure per patologie legate all’obesità.

Circa il 43% dell’impronta ecologica è legata a ciò che mangiamo. Sembra che fino ad oggi le città abbiano imposto la propria gestione delle risorse, consumando indiscriminatamente. È ormai urgente rompere con questo sistema alimentare bulimico, come è stato definito da Maurizio Mariani, Presidente del Consorzio Risteco. “Un sistema in cui compriamo più di quanto ci serva, evidentemente solo per una soddisfazione psicologica”.

È tempo di ripensare un rapporto più sano e sensato con il cibo. “Il sistema attuale sta portando a un impoverimento del cibo e a una banalizzazione dell’alimentazione. Questa è la strada sbagliata, attraverso la quale il cibo è diventato una commodity”. Il cibo ha perso il suo valore e si è mano a mano trasformato in mera merce. Anche per questo motivo ci permettiamo il lusso di sprecarne così tanto: lo abbiamo spogliato del suo significato.

…O forse no, la nascita delle food policies

Sicuramente “un pezzo della società civile si sta già ribellando”, ha aggiunto Mariani. Negli ultimi anni sono nate numerose iniziative di innovazione sociale che puntano a un radicale cambio di paradigma. Alcune città, come San Francisco, Toronto, ma anche europee come Copenhagen e Parigi, hanno messo in atto delle scelte politiche in ambito alimentare davvero molto interessanti.

Tuttavia in Italia, dove la cultura del cibo è estremamente forte, questa transizione fatica a compiersi. “Le famiglie non dedicano né tempo, né importanza al cibo”, racconta Mariani. “Ed è incredibile perché l’Italia è forse il paese che avrebbe maggior titolo per parlare di politiche alimentari. Eppure ad oggi non vedo assolutamente una minima azione da parte degli attori politici in questa direzione”.

Gli stili di consumo e le abitudini dei cittadini riusciranno a cambiare profondamente soltanto quando le città suggeriranno loro di cambiare. È proprio il modo in cui le città si organizzano e accettano di aprirsi al cambiamento e all’innovazione che stimolerà una trasformazione nei comportamenti dei singoli cittadini. Per questo motivo è più che mai urgente che gli amministratori delle città riconoscano l’importanza del tema e lo collochino al centro del dibattito politico.

L’attenzione alle food policies assumerà nel prossimo futuro un ruolo cruciale anche nelle questioni legate alla resilienza dei sistemi territoriali urbani. Dopotutto è impossibile immaginare città del futuro senza immaginare le strategie e i canali che utilizzeranno per nutrirsi.

“Uno dei pilastri del concetto di città intelligente ritengo debba essere la salute dei cittadini e quindi ciò che i cittadini mangiano in città”, ha dichiarato Mariani. Proprio per l’importanza che il tema riveste nello sviluppo futuro delle città, quest’anno Smart City Exhibition ospiterà un evento, Food & City: il futuro smart delle politiche alimentari urbane, interamente dedicato alla questione del cibo nelle aree urbane.

“Smart City Exhibition è il luogo ideale per approfondire questo tema, perché si parlerà di innovazione e quindi di cambiamento. Un convegno di respiro internazionale che vedrà riunirsi cinesi, scozzesi, olandesi e italiani che racconteranno esperienze e casi sui quali riflettere”. Come ha scritto l’urbanista Kami Pothukuchi, autrice di numerosi libri tra cui Community and Regional Food Planning Policy Guide:“Il cibo lega in modo stretto le persone, la vita delle comunità, la gestione dei processi produttivi e di creazione di valore, con la salute e la qualità della vita, l’interazione con le risorse naturali, con la terra e la biodiversità, la loro gestione e salvaguardia, la gestione e la produzione di rifiuti, la salvaguardia dell’aria e dell’acqua”. È ora di considerare che una città intelligente non può non avere delle politiche alimentari.

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