L’Istat mette in paniere la sharing economy

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Nella galassia di fonti e dati, il paniere dei consumi dell’Istat mantiene un suo gusto nazional-popolare (non a caso molti di noi ne catturavano il nome, dai TG in sottofondo, quando ancora non ne capivano il significato). Per questo, la notizia dell’inserimento di consumi legati ai mezzi di trasporto in condivisione nel paniere 2015 ci dà il senso dei tempi prima ancora che l’allettante prospettiva di dati di dettaglio di un fenomeno in crescita.

4 Febbraio 2015

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Chiara Buongiovanni

Nella galassia di fonti e dati, il paniere dei consumi dell’Istat mantiene un suo gusto nazional-popolare (non a caso molti di noi ne catturavano il nome, dai TG in sottofondo, quando ancora non ne capivano il significato). Per questo, la notizia dell’inserimento di consumi legati ai mezzi di trasporto in condivisione nel paniere 2015 ci dà il senso dei tempi prima ancora che l’allettante prospettiva di dati di dettaglio di un fenomeno in crescita.

Ad esser precisi, ciò che da ieri i sostenitori della sharing economy salutano come un importante traguardo consiste in questo: l’Istat ha inserito i Mezzi di trasporto in condivisione (sharing) come nuova posizione rappresentativa all’interno del segmento di consumo "Affitto garage, posti auto e noleggio mezzi di trasporto".

"Questa posizione – spiega l’Istat – si compone dei servizi di “Car sharing” e di “Bike sharing”, la cui diffusione, in termini sia di numero di utenti sia di numero di utilizzi, coinvolge un numero crescente di città italiane”.

Il Car sharing e il Bike sharing, dunque, rappresentano alcune delle new entry, insieme ai biscotti senza glutine alle bevande al distributore automatico, a fronte di prodotti che invece escono dal paniere Istat, quali ad esempio l’impianto hi-fi e il corso di informatica.

 

Fonte: Istat, Nota informativa 3 febbraio 2015

 

Cosa troviamo nel paniere 2015 (oltre alla sharing economy)

"Nel 2015 il paniere utilizzato per il calcolo degli indici dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC) e per le famiglie di operai e impiegati (FOI) –  spiega l’Istat – si compone di 1.441 prodotti, aggregati in 618 posizioni rappresentative".

In generale, rispetto al 2014 e con riferimento all’indice NIC, tra le principali tipologie di prodotto, aumenta il peso dei Servizi a scapito dei Beni; all’interno dei beni, si registra una crescita del peso della componente energetica, dovuta ai prodotti regolamentati.

La posizione dedicata alle pratiche di trasporto collaborative è inserita nella divisione "Trasporti", tra quelle che registrano cali di peso più rilevanti in termini assoluti. Si riduce anche il peso di Abbigliamento e calzature, Mobili, articoli e servizi per la casa, Servizi ricettivi e di ristorazione e Ricreazione, spettacoli e cultura.

Al contrario, Istat sottolinea che "considerando le divisioni di spesa, aumenta il peso sui consumi di Servizi sanitari e spese per la salute, Abitazione, acqua, elettricità e combustibili, Comunicazioni, e, in misura più contenuta, di Prodotti alimentari e bevande analcoliche, Bevande Alcoliche e tabacchi, Istruzione e Altri beni e servizi".
 

 

Fonte: Istat, Nota informativa 3 febbraio 2015

A cosa serve il paniere 

Il paniere è linsieme di beni e servizi rappresentativo degli effettivi consumi delle famiglie in uno specifico anno.
I beni e servizi inseriti nel paniere sono quelli su cui l’Istat, attraverso uno strumento statistico chiamato indice dei prezzi al consumo, misura l’inflazione.
Ogni anno, dunque, l’Istat modifica l’elenco dei prodotti che compongono il paniere di riferimento per la rilevazione dei prezzi al consumo. “L’aggiornamento – spiegano nella Nota – tiene conto delle novità emerse nelle abitudini di spesa delle famiglie e arricchisce, in alcuni casi, la gamma dei prodotti che rappresentano consumi consolidati”.

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