La scuola in emergenza, tra pandemia, guerra e disinformazione

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I cittadini devono sviluppare gli anticorpi della conoscenza per riconoscere cattiva informazione, disinformazione e mala informazione. Un tema messo in grande evidenza dalla pandemia prima e dalla guerra in Ucraina poi: senza discontinuità siamo passati da gestire l’infodemia da emergenza sanitaria a quella da conflitto. Dobbiamo quindi intensificare le azioni di formazione e sensibilizzazione, aiutando le comunità educanti a orientarsi. Perché anche su questo tema la scuola ha, o dovrebbe avere, un ruolo centrale

29 Marzo 2022

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Mirta Michilli

Direttrice generale della Fondazione Mondo Digitale

Photo by CDC on Unsplash - https://unsplash.com/photos/gsRi9cWCIB0

“In Ucraina in questo momento si stanno combattendo due guerre: una con le armi tradizionali e l’altra a colpi di fake news. La disinformazione ha assunto un ruolo di primo piano in questo nuovo conflitto. Tutto sembra spettacolo. I russi vestiti da ucraini, e le vittime soltanto numeri non esseri umani”. Francesco Pira, professore associato di sociologia dei processi culturali e comunicativi all’Università di Messina e presidente dell’Osservatorio nazionale sulle fake news di Confassociazioni, che da anni studia il fenomeno della disinformazione, interviene sulla terribile situazione ucraina con un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa Adnkronos. “Rispetto alle guerre più recenti assistiamo ad una situazione totalmente diversa”. Gli elementi caratterizzanti sembrano la costante disintermediazione, le nuove tecnologie e il fenomeno della disinformazione, con pseudo notizie verosimili, costruite per ingannare gli abitanti delle città invase”.

Senza discontinuità siamo passati da gestire l’infodemia da emergenza sanitaria a quella da conflitto tra Russia e Ucraina. L’unico elemento di continuità è stato il linguaggio e le metafore di guerra che hanno descritto da subito la pandemia. A livello istituzionale non sembra sia cambiato molto, anche se grandi organizzazioni internazionali, come quella mondiale della sanità, si sono allertate subito alla ricerca di una “cura comunicativa” per arginare l’ondata di infodemia. Non riescono a centrare l’obiettivo con precisione attendibile neanche sofisticati algoritmi: le notizie false continuano ad alimentare la disinformazione raggiungendo milioni di persone in tutto il mondo. Il centro di monitoraggio NewsGuard ha duplicato il servizio: oltre a identificare i siti web che diffondono disinformazione sul Covid-19, ora monitora anche i siti con false narrazioni sulla guerra, dalla propaganda filo russa a vere e proprie bufale. E con il neologismo WarTok allerta sul fenomeno social nel Misinformation Monitor di marzo: TikTok fornisce ai suoi nuovi utenti informazioni false sulla guerra in pochi minuti, anche quando non cercano attivamente contenuti sull’Ucraina. Si tratta di risultati allarmanti per genitori e insegnanti, consapevoli che Tik Tok è tra i canali privilegiati di informazione degli adolescenti. Il problema principale è che le notizie false, a cui si aggiungono i deepfakes, sono mischiate a informazioni di fonti autorevoli senza nessuna distinzione. Il dato confortante è che gli adolescenti, quando hanno la possibilità di riflettere e approfondire, non sono così “disarmati”, grazie al ruolo che può e deve giocare la scuola.

Da quando è cominciata la pandemia con la Fondazione Mondo Digitale abbiamo intensificato le azioni di formazione e sensibilizzazione, aiutando le comunità educanti a orientarsi tra informazioni e notizie. L’obiettivo è aiutare i cittadini a sviluppare gli anticorpi della conoscenza per riconoscere cattiva informazione, disinformazione e mala informazione. Perché il problema non sono solo le notizie false. Un altro aspetto cruciale, ad esempio, è la narrazione di genere, la guerra raccontata da un solo punto di vista con stereotipi e luoghi comuni. Un corsivo della giornalista Sara Gandolfi sul quotidiano Corriere della Sera, Le donne (ancora) senza voce, ci aiuta a riflettere su questo tema: «Poiché le donne sopportano carichi di guerra diversi e aggiuntivi, devono essere rappresentate in tutte le piattaforme decisionali in materia di riduzione dell’escalation, prevenzione dei conflitti, mitigazione e altri processi per perseguire la pace e la sicurezza del popolo ucraino», rivendica UN Women. Per ora, non sono invitate al tavolo.

Da qualche tempo abbiamo inserito brevi sessioni di fact checking in più programmi formativi con diversi focus, dalla salute alla sicurezza in rete, con risultati molto incoraggianti.

Ad esempio, all’interno del programma formativo “Vivi Internet, al meglio“, un esperto di Pagella Politica, Pierpaolo Salino, ha coinvolto gli studenti nell’analisi di un servizio giornalistico del Tg2 (24 febbraio, edizione delle 13). Il servizio ha mostrato i filmati dell’operazione militare lanciata dalla Russia, che nella notte tra il 23 e il 24 febbraio 2022 ha bombardato vaste aree dell’Ucraina. I ragazzi nel ruolo di fact checker hanno subito riconosciuto nel video dell’attacco missilistico lo spezzone del videogame War Thunder, un gioco di simulazione di combattimenti aerei. Altre immagini, identificate dagli studenti come “fuori contesto”, hanno mostrato aerei in volo sui palazzi ucraini. Si tratta in realtà di immagini girate nel 2020 durante le prove tecniche dell’annuale parata militare russa. Nessuna attinenza con i raid aerei condotti dall’esercito russo in Ucraina [per approfondire Fuori contesto].

Lavoriamo sul tema della salute con il programma Fattore J, promosso con Janssen Italia per promuovere tra i giovani la fiducia nei progressi della scienza e della ricerca. Da quest’anno abbiamo arricchito il programma formativo con mini sfide di fact checking per mettere alla prova la capacità degli studenti di verificare le notizie scientifiche. Con un’indagine esplorativa, condotta dai ricercatori del Dipartimento di Economia politica e Statistica della Università degli Studi di Siena, stiamo cercando di capire se e quanto gli adolescenti cambino comportamenti e stile di vita in base a opinioni che provengono dall’ambito scientifico.

Sul tema della disinformazione coinvolgiamo anche docenti, genitori e nonni, perché siamo tutti corresponsabili nella costruzione di un racconto veritiero che ci aiuti a prendere decisioni corrette e responsabili per il bene comune. E dobbiamo trovare un nuovo equilibrio nel racconto di quello che accade intorno a noi, che non può essere così pervasivo e totalizzante, dall’infodemia sul Covid a quella sulla guerra. Mentre i riflettori mediatici sono puntati sul conflitto tra Russia e Ucraina, il quotidiano Avvenire ci ricorda una “guerra dimenticata” che quest’anno compie sette anni: “La strage nel silenzio in Yemen, ogni nove minuti muore un bambino“. Ma quante sono le guerre nel mondo? Giovanni De Mauro su Internazionale ne conta 59 [vedi Guerre, Internazionale, numero 1452]. Dobbiamo aiutare tutti i cittadini, e soprattutto i più piccoli, a interpretare la realtà e a crescere con una visione sana e “intera” del mondo. A essere davvero cittadini globali.

Segnalo tra le tante un’iniziativa di una classe di bambini calabresi. I piccoli cantastorie hanno pensato di tenere compagnia ai loro coetanei in guerra con il racconto di favole in inglese. Nella puntata speciale di RadioIncolla, un originale podcast comunitario, la prima storia, letta da Eleonora, 13 anni, è “Il principe ranocchio”, una fiaba della tradizione europea, che racconta una speranza e una trasformazione… Per i bambini calabresi l’Ucraina è già in Europa.

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