Piano triennale AgID 2020-2022: ecco le principali novità

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Quella pubblicata ad agosto è la terza edizione del Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione, e rappresenta la naturale evoluzione delle precedenti versioni 2017-2019 e 2019-2021. Pur ponendosi in continuità con i Piani precedenti, l’edizione 2020-2022 è tuttavia caratterizzata da una maggiore attenzione al tema dell’attuazione. Proviamo quindi a delineare le principali novità introdotte, evidenziando le principali differenze con le precedenti release

4 Settembre 2020

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Andrea Baldassarre

Responsabile Area Content Development FPA

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Lo scorso 12 agosto AgID ha pubblicato il nuovo Piano Triennale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione 2020-2022, il documento di indirizzo strategico ed economico previsto dall’articolo 14-bis del Codice dell’Amministrazione Digitale, che detta regole e principi operativi per la trasformazione digitale in Italia.

Il Piano è uno strumento dinamico, soggetto a un aggiornamento periodico dei suoi contenuti in ragione dell’evoluzione dello scenario normativo e tecnologico di riferimento, nonché dello scambio continuo di feedback con le PA coinvolte nella sua attuazione.

Quella pubblicata nello scorso mese di agosto è la terza edizione del Piano, e rappresenta la naturale evoluzione delle precedenti versioni 2017-2019 e 2019-2021.

Pur ponendosi in continuità con i Piani precedenti, l’edizione 2020-2022 è tuttavia caratterizzata da una maggiore attenzione al tema dell’attuazione. Infatti, come evidenziato nell’executive summary del documento, “laddove la prima edizione poneva l’accento sull’introduzione del Modello strategico dell’informatica nella PA e la seconda edizione si proponeva di dettagliare l’implementazione del modello, questa edizione si focalizza sulla realizzazione delle azioni previste, avendo – nell’ultimo triennio – condiviso con le amministrazioni lo stesso linguaggio, le stesse finalità e gli stessi riferimenti progettuali”.

In questo contributo proveremo quindi a delineare le principali novità introdotte dall’ultima edizione del Piano, evidenziando le principali differenze con le precedenti release.

Struttura del Piano: elementi di continuità e novità

Complessivamente, il Piano 2020-2022 si contraddistingue per una struttura più snella (84 pagine contro le 339 della versione 2019-2021) e di più facile lettura, frutto (come vedremo) di una maggiore sintesi nella descrizione del contesto di riferimento e di una maggiore concentrazione sulle linee di azione.

Dal punto di vista dei contenuti, il Piano mantiene un’impostazione simile a quella della versione precedente. Il Piano è infatti diviso in tre grandi blocchi:

  • una prima parte, composta da un executive summary, da una sintetica illustrazione della strategia sottesa al Piano e da un breve elenco dei principi guida cui le PA devono ispirarsi nel loro percorso di trasformazione digitale;
  • una seconda parte, composta da sei capitoli dedicata alle singole componenti tecnologiche del modello strategico di evoluzione del sistema informativo della PA (servizi, dati, piattaforme, infrastrutture, interoperabilità e sicurezza);
  • una terza parte, composta dai tre capitoli finali, che delineano gli strumenti di governance che saranno attivati nel prossimo triennio.

Pur muovendosi in continuità con le precedenti edizioni, il Piano 2020-2022 introduce però delle importanti novità nel modello strategico, presentato in questa edizione del documento in una versione “semplificata”, come illustrato in figura 1 (Fonte: Piano triennale per l’informatica nella PA 2020-2022, AgID).

Già da un primo sguardo, è possibile cogliere due sostanziali differenze rispetto alla precedente versione del modello:

  • la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), precedentemente considerata come una componente trasversale a sé stante, viene ricondotta alle altre piattaforme digitali. Il posto precedentemente occupato dalla PDND viene ora ricoperto dal modello di interoperabilità, che nelle versioni precedenti del Piano rappresentava invece un layer orizzontale del modello.
  • viene meno il layer Ecosistemi, a cui viene ora dedicato uno specifico spazio nel capitolo governance.

A queste due novità se ne aggiunge poi una terza, che emerge dalla lettura approfondita dei singoli capitoli, vale a dire la valorizzazione del paradigma cloud come elemento trasversale alle diverse componenti tecnologiche. Un cambiamento che rappresenta il passaggio finale di un percorso evolutivo che aveva attraversato le precedenti edizioni del Piano:

  • nella prima versione (2017-2019) il tema del Cloud veniva affrontato nel capitolo sulle infrastrutture fisiche, congiuntamente a quello dei data center, nel quadro del percorso di razionalizzazione del patrimonio ICT pubblico;
  • nella seconda versione (2019-2021), pur essendo nuovamente trattato nel capitolo dedicato alle infrastrutture, alla strategia Cloud PA era riservata una distinta sezione, in cui già allora veniva evidenziato come servizi cloud e strategia Cloud First rappresentassero più correttamente elementi trasversali a tutto il modello;
  • in questa ultima versione (2020-2022), tale natura trasversale trova una definitiva formalizzazione, con un deciso shift del paradigma Cloud dalla componente infrastrutturale agli altri layer, in particolare quello dei servizi pubblici digitali.

Le novità introdotte dal Piano 2020-2022 riguardano anche la struttura dei singoli capitoli.

Come nelle precedenti versioni, ogni sezione è aperta da un’introduzione che descrive i temi affrontati nel capitolo, fornendo anche un raccordo con il Piano precedente e con le azioni già realizzate.

A questa segue poi una nuova parte dedicata al Contesto normativo e strategico, che elenca i riferimenti normativi (leggi, decreti, linee guida) e strategici (piani, programmi, documenti di indirizzo nazionali ed europei) a cui le PA devono attenersi, fornendo anche un collegamento diretto alle fonti attraverso permalink che ne facilitano la consultazione.

La sezione Obiettivi e risultati attesi, già presente nella precedente edizione del Piano, elenca gli obiettivi prefissati, e per ciascuno di essi, una serie di risultati attesi (RA). La grande novità è rappresentata dall’individuazione di target quantitativi misurabili su base annuale, con baseline di partenza per il 2020 (già definite o da individuare nei prossimi mesi) e obiettivi incrementali per i due anni successivi.

Altra grande novità è rappresentata dalla netta distinzione, per ogni capitolo, delle sezioni su Cosa devono fare gli enti di governance, con l’indicazione delle linee di azioni in capo ad AgID, Dipartimento per la Trasformazione Digitale e altri soggetti istituzionali (es. Consip), e Cosa devono fare le PA, con una roadmap delle attività a carico delle singole amministrazioni.

Infine, l’ultima novità è rappresentata dall’elenco dei riferimenti alla Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese 2025, pubblicata dal Ministero dell’Innovazione all’inizio del 2020, con l’indicazione dei diversi collegamenti tra le azioni previste dalla Strategia e i singoli capitoli del Piano triennale 2020-22.

Le componenti tecnologiche

Vediamo ora le principali novità che caratterizzano le singole componenti tecnologiche del modello strategico di evoluzione del sistema informativo della PA.

Servizi

Lo sviluppo di servizi pubblici digitali a misura di cittadino rappresenta uno dei cardini della complessiva strategia di digitalizzazione della PA che il Piano si propone di realizzare. Già centrale nelle precedenti versioni, la componente Servizi assume nell’edizione 2020-2022 del Piano un ruolo ancor più preminente, come dimostrato anche dalla scelta di dedicare a questo tema il primo capitolo del documento.

Anche in questa sua nuova versione il Piano si propone di migliorare l’esperienza d’uso e l’accessibilità dei servizi. In continuità con le precedenti edizioni, le linee di azione di questo capitolo prestano grande attenzione al tema del design di portali e servizi, attraverso l’incremento e diffusione dei modelli standard per lo sviluppo di siti disponibili in Designers Italia, nonché alla garanzia di elevati livelli di usabilità e accessibilità, in ottemperanza alle relative Linee guida.

Tra le novità da evidenziare su questi fronti, le azioni di collegamento con due importanti iniziative europee:

A questo obiettivo si affianca quello del miglioramento della capacità di generare ed erogare servizi digitali. Su questo fronte, le linee di azioni individuate si concentrano in particolare:

  • sulla diffusione del modello di riuso del software, con un progressivo incremento delle PA che rilasciano software open source in Developers Italia e un contestuale aumento degli enti che riusano le soluzioni qui disponibili;
  • sull’adozione del paradigma cloud nello sviluppo dei servizi digitali, mediante:
    • l’ampliamento dell’offerta dei servizi cloud qualificati da AgID. Tra le azioni previste su questo punto, si segnalano in particolare la nuova release della piattaforma Cloud Marketplace di AgID, la sua integrazione con la piattaforma AcquistinretePA di Consip, nonché la pubblicazione delle gare strategiche per Servizi SaaS Public Cloud da parte della stessa Consip.

Dati

Il Piano 2020-2022 ribadisce l’importanza della valorizzazione del patrimonio informativo pubblico come elemento essenziale per affrontare efficacemente le nuove sfide dell’economia dei dati, supportare la costruzione del mercato unico digitale europeo e garantire la creazione di servizi digitali a valore aggiunto per cittadini e imprese.

Per questo motivo, le linee di azione individuate dal capitolo mirano a:

  • favorire la condivisione e il riutilizzo dei dati tra le PA e il riutilizzo da parte di cittadini e imprese, agendo in particolare su Basi dati di interesse nazionale, sui “dati dinamici” (come individuati dalla Direttiva UE 2019/1024) e sui dati territoriali;
  • aumentare la qualità dei dati e dei metadati, attraverso una sempre maggiore conformità a standard di riferimento europei e dei cataloghi nazionali;
  • aumentare la consapevolezza sulle politiche di valorizzazione del patrimonio informativo pubblico e su una moderna economia dei dati, anche attraverso la definizione di una nuova Strategia Nazionale Dati.

Piattaforme

Sul fronte delle Piattaforme, soluzioni tecnologiche che offrono funzionalità trasversali, abilitanti e riusabili nella digitalizzazione dei processi e dei servizi della PA, il Piano 2020-2022 opera essenzialmente secondo due direttrici.

Da un lato, prosegue il percorso di evoluzione delle piattaforme esistenti (es. SPID, pagoPA, ANPR, CIE, FSE, NoiPA ecc.), attraverso una serie di azioni volte ad aggiungere nuove funzionalità e adeguare costantemente la tecnologia utilizzata, promuovendo contestualmente l’adozione e la diffusione delle piattaforme presso le PA.

Dall’altro, viene previsto l’avvio di nuove piattaforme per la razionalizzazione dei servizi a PA e cittadini. Il Piano individua in particolare 5 nuove piattaforme:

  • CUP integrati, finalizzata all’integrazione e l’interoperabilità delle soluzioni di CUP regionali e interaziendali esistenti;
  • INAD, per la gestione dell’Indice nazionale dei domicili digitali delle persone fisiche e degli altri enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione in albi professionali o nel Registro Imprese, che assicura l’attuazione della normativa sul domicilio digitale del cittadino.
  • Piattaforma del Sistema Museale Nazionale, che consentirà di collegare in rete tutti i musei italiani e di offrire informazioni e servizi sia per cittadini e turisti che per gli operatori del Sistema Museale Nazionale.
  • Piattaforma IO, che permette ai cittadini, attraverso un’unica App, di interagire facilmente con diverse PA, raccogliendo servizi, comunicazioni, pagamenti e documenti.
  • Piattaforma digitale nazionale dati (PDND), già citata in precedenza, che permette di valorizzare il patrimonio informativo pubblico attraverso l’introduzione di tecniche moderne di analisi dei BigData.

Le prime tre piattaforme citate rappresentano una novità assoluta, mentre le ultime due erano già presenti nella precedente edizione del Piano, ma in capitoli afferenti a componenti tecnologiche differenti.

Infrastrutture

Sul fronte delle infrastrutture fisiche, il nuovo Piano prosegue il percorso di razionalizzazione delineato nelle due precedenti versioni, un percorso che ha visto nella classificazione dei data center pubblici effettuata da AgID e contenuta nella Circolare n. 01 del 14 giugno 2019, un passaggio cruciale.

Non mancano anche qui le novità, che partono proprio da una ridefinizione delle categorie in cui sono stati classificati i data center pubblici a conclusione del censimento del patrimonio ICT pubblico condotto da AgID. Infatti:

  • ai fini della strategia di razionalizzazione dei data center le categorie “infrastrutture candidabili ad essere utilizzate da parte dei PSN” e “Gruppo A” vengono ricondotte ad un’unica categoria, rinominata “A”;
  • parallelamente, è definito il Polo Strategico Nazionale delle Infrastrutture Digitali (PSN), ovvero l’insieme delle infrastrutture digitali localizzate all’interno del territorio nazionale, ad alta disponibilità, che garantiscono elevati livelli di sicurezza, affidabilità ed efficienza energetica. Tali infrastrutture ospitano anche i beni strategici ICT conferiti al perimetro di sicurezza cibernetica nazionale dalle amministrazioni che non dispongono di data center classificati come “A”.

In base a questa nuova classificazione, il Piano individua una serie di disposizioni per le amministrazioni titolari delle diverse tipologie di infrastrutture:

  • le amministrazioni centrali che erogano servizi tramite infrastrutture classificate “A” possono continuare ad erogare tali servizi tramite queste infrastrutture;
  • le amministrazioni centrali che erogano servizi tramite infrastrutture classificate “gruppo B”, devono migrare i loro servizi verso una infrastruttura in grado di garantire requisiti di qualità sufficienti, scegliendo tra le infrastrutture del PSN e le infrastrutture e i servizi cloud qualificati da AGID;
  • le amministrazioni locali dismettono le loro infrastrutture di “gruppo B” e migrano i propri servizi verso soluzioni cloud qualificate da AGID, o possono stringere accordi con altre amministrazioni per consolidare le infrastrutture e servizi all’interno di data center classificati “A” da AgID.

Le azioni previste da questo capitolo allineano quindi il percorso di razionalizzazione del patrimonio ICT pubblico alla nuova strategia sulle infrastrutture digitali pubbliche, delineata da Dipartimento per la trasformazione digitale e AgID in un post su Medium di qualche mese fa.

Interoperabilità

Elemento essenziale per garantire l’interazione tra PA e l’attuazione del principio once only (le pubbliche amministrazioni devono evitare di chiedere ai cittadini e alle imprese informazioni già fornite), l’interoperabilità rappresenta una componente trasversale del modello strategico. Carattere trasversale che, come anticipato in precedenza, viene ora riconosciuto formalmente dalla nuova versione del Piano.

Il Piano si focalizza in particolare sull’applicazione della Linea guida sul Modello di Interoperabilità, sviluppato in conformità all’European Interoperability Framework, e cheindividua le tecnologie SOAP e REST da utilizzare per l’implementazione delle API (Application Programming Interface). Gli obiettivi individuati dal capitolo riguardano, in particolare, la valorizzazione del catalogo delle API, con azioni che mirano ad incrementare il numero di API e PA erogatrici registrate nel catalogo, nonché il numero di PA, imprese e cittadini fruitrici delle API esposte sul catalogo.

Sicurezza informatica

Nel Piano 2020-2022 il capitolo dedicato alla componente Sicurezza si focalizza in particolare sul tema della consapevolezza del rischio cyber, anche attraverso azioni di sensibilizzazione rivolte agli RTD sulle tematiche cybersecurity.

Inoltre, grande attenzione viene riservata all’accrescimento del livello di sicurezza informatica dei portali istituzionali della PA, anche grazie al rilascio di nuova versione della piattaforma Infosec 2.0 e allo sviluppo del tool di rilevazione e monitoraggio su protocollo HTTPS e maggiori vulnerabilità dei CMS più diffusi, che le PA saranno chiamate a utilizzare.

Come da tradizione, il capitolo prevede inoltre l’emanazione di una serie regole specifiche sul tema cyber, tra cui l’emanazione delle Linee guida per lo sviluppo e la definizione del modello di riferimento per i CERT di prossimità (pubblicate nel maggio 2019) e l’aggiornamento delle Misure minime di sicurezza ICT per le pubbliche amministrazioni.

Gli strumenti di governance

Strumenti e modelli per l’innovazione

Come nella precedente versione, il Piano dedica un capitolo (il settimo) alle PA che stanno affrontando progettualità innovative, focalizzate su specifiche esigenze della cittadinanza che per essere soddisfatte necessitavano di un’interazione continua tra PA, imprese e mondo accademico, al fine di sviluppare soluzioni diverse da quelle già disponibili sul mercato, anche attraverso progetti specifici di ricerca e sviluppo.

Il Piano 2020-2022 si focalizza sulle linee evolutive del modello di smart community proposto nella precedente versione, concentrandosi in particolare sull’impulso allo sviluppo delle Smart cities e dei Borghi del Futuro, previsti dall’azione n. 10 della Strategia per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione del Paese 2025.

Il Piano pone l’accento sul collegamento con altre iniziative strategiche avviate in questi anni, in particolare sulle sinergie con il programma Smarter Italy, avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico, in collaborazione con AGID, Ministero per l’Innovazione e MIUR, per sperimentare nuove soluzioni tecnologiche per i territori, accanto a meccanismi di open innovation e appalti innovativi.

Le azioni individuate mirano, infatti, allo sviluppo di progettualità focalizzate sulle tre direttrici individuate nell’ambito di Smarter Italy (mobilità intelligente, patrimonio culturale, benessere e salute dei cittadini), prevedendo poi un progressivo allargamento ad altri ambiti di applicazione.

Governare la trasformazione digitale

Il capitolo 8, intitolato “Governare la trasformazione digitale” (come nella precedente edizione), individua una serie di azioni volte a supportare le amministrazioni nel percorso di attuazione del Piano, attraverso lo sviluppo di risorse umane e strumentali adeguate alle sfide.

Le leve per l’innovazione delle PA e dei territori

Nella sezione “Leve per l’innovazione delle PA e dei territori”, il Piano individua quattro linee di azione.

  1. Coinvolgimento attivo delle amministrazioni e dei territori, focalizzandosi in particolare sulla costruzione di Nodi Territoriali di Competenza (NTC), che fungano da hub locali per i Centri di competenza tematici (CdCT) già avviati (es. CdCT su Riuso e Open Source) o di futura attivazione.
  2. Consolidamento del ruolo del Responsabile della Transizione al Digitale (RTD), attraverso il rafforzamento del percorso già avviato con la precedente versione del Piano. Su questo fronte vengono previste azioni volte:
    1. al rafforzamento della rete RTD, attraverso l’attivazione di una piattaforma di community che faciliti il confronto e condivisione di buone pratiche, a cui le PA che hanno nominato il RTD dovranno aderire;
    2. al potenziamento delle competenze dei RTD, anche attraverso lo sviluppo di specifici programmi di formazione;
    3. all’accelerazione delle nomine da parte delle PA inadempienti, anche attraverso la definizione di un Vademecum per la nomina di RTD in forma associata di cui le PA locali potranno usufruire.

Il Piano 2020-2022 affida inoltre alla rete di RTD il compito di definire un maturity model per lo smart working nelle pubbliche amministrazioni, che individui i cambiamenti organizzativi e gli adeguamenti tecnologici necessari, anche alla luce del nuovo contesto lavorativo che si è andato a configurare nel periodo dell’emergenza COVID. Tale modello costituirà poi la base di riferimento per la creazione di una piattaforma nazionale per lo smart working nella PA.

  • La domanda pubblica come leva per l’innovazione del Paese. Il Piano 2020-2022 dedica grande attenzione al tema del procurement, focalizzandosi in particolare:
    • sulla promozione degli appalti di innovazione, a cui applicare l’approccio Open innovation, per sostenere l’emersione dei fabbisogni di innovazione condivisi da più PA e promuovere un rilevante incremento della partecipazione agli appalti, coinvolgendo anche PMI, start-up, terzo settore, università e centri di ricerca;
    • sulla definizione di una governance unitaria multistakeholder delle Gare strategiche ICT, che dovrà assicurare una maggiore corrispondenza tra gli obiettivi dei singoli contratti stipulati nell’ambito delle gare strategiche e quelli indicati nel Piano.
  • Modelli e regole per l’erogazione integrata di servizi interoperabili: le azioni individuate in questa sezione, complementari a quelle previste dal capitolo 5, mirano a garantire il raccordo operativo per abilitare l’interoperabilità tra “ecosistemi”, e quindi di specifici domini di interoperabilità, anche attraverso la sottoscrizione di protocolli d’intesa e/o accordi per l’erogazione integrata di servizi interoperabili centrati sui bisogni di specifiche categorie di utenti.

Le competenze digitali per la PA e per il Paese e l’inclusione digitale

Il Piano 2020-2022 non poteva non dedicare una specifica sezione al tema delle competenze digitali, indispensabili per realizzare la trasformazione digitale della PA e del Paese e consentire l’utilizzo diffuso ed efficace dei servizi pubblici digitali.

Le azioni previste dal Piano si contraddistinguono per la sinergia con la “Strategia nazionale per le competenze digitali”, definita nell’ambito dell’iniziativa strategica nazionale Repubblica Digitale e pubblicata lo scorso 31 luglio, e con il progetto “Competenze digitali per la PA” del Dipartimento della Funzione Pubblica.

Sul fronte della diffusione delle competenze digitali nella PA, è prevista la realizzazione e l’adozione di strumenti per la rilevazione dei fabbisogni di formazione in ambito digitale e la promozione di interventi formativi inerenti sia alle aree di competenza descritte dal Syllabus delle competenze digitali della PA, sia ai temi dello stesso Piano triennale.

Ma la nuova versione del Piano dedica grande attenzione anche allo sviluppo delle competenze dei cittadini, in particolare per quanto attiene alla capacità di usufruire dei servizi pubblici digitali, attraverso una serie di azioni specifiche, tra cui l’impostazione del progetto di Servizio Civile Digitale e la sperimentazione pilota di una “palestra digitale”, un ambiente per il potenziamento delle competenze digitali dei cittadini con strumenti di autovalutazione, formazione e orientamento.

Il monitoraggio del Piano triennale

Oltre alle novità fin qui descritte, il Piano triennale 2020-2022 si contraddistingue per il forte accento posto sulla misurazione dei risultati attesi, descritti nei singoli capitoli del documento.

La centralità riservata all’attuazione del Piano non poteva non essere accompagnata da una maggiore attenzione agli strumenti e alle metodologie per il monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi individuati dal Piano stesso. Un aspetto su cui molti esperti avevano posto l’accento negli anni passati, e oggi ancor più cogente alla luce del quadro non certo entusiasmante emerso dalla rilevazione effettuata dalla Corte dei Conti sullo stato di attuazione del Piano triennale 2017-2019.

Al monitoraggio dell’attuazione del Piano triennale viene dedicata l’ultima sezione del capitolo 8. Il Piano prevede in particolare tre livelli di monitoraggio, che nel loro insieme concorrono all’obiettivo del miglioramento dei processi di trasformazione digitale e di innovazione della PA:

  • il monitoraggio della realizzazione delle linee di azione in capo ai singoli owner identificati, misurato attraverso indicatori di tipo on/off rispetto alle roadmap operative definite nel PT per ciascun obiettivo ad integrazione dell’insieme di indicatori presenti nel cruscotto di monitoraggio Avanzamento Digitale;
  • il monitoraggio dei risultati conseguiti complessivamente dal Piano triennale, misurato attraverso i Risultati Attesi individuati per ciascun Obiettivo del Piano, basato sulle fonti già individuate e quelle in fase di implementazione;
  • il monitoraggio dell’andamento della spesa e degli investimenti ICT in coerenza con il Piano, misurati attraverso la rilevazione periodica della spesa ICT.

Il Piano prevede la definizione di un sistema integrato dei flussi di raccolta dati per il monitoraggio, nonché di un apposito format che le PA saranno chiamate periodicamente a compilare, in base alla roadmap definita dalle singole linee d’azione, per rendere possibile la costruzione e l’alimentazione della base dati informativa.

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