Pietroletti: Le nuove forme di attivismo civico

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Nate in maniera spontanea hanno creato esternalità positive per la comunità intera. Il prossimo passo, dovrebbe essere quello da parte delle istituzioni di recuperare la governance dei processi partecipativi, trainando dall’alto il cittadino, mentre quest’ultimo “preme” dal basso. Una proposta segnalata nel Libro bianco sull’innovazione della PA da Giulia Pietroletti, Ricercatrice nell’ambito della partecipazione civica e governance collaborativa

4 Luglio 2018

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Redazione FPA

La Costituzione riconosce l’autonoma iniziativa dei cittadini a norma del principio di sussidiarietà orizzontale, contenuto all’ultimo comma dell’Art. 118 della Carta Costituzionale, comprovando nuove forme di attivismo civico oggi esistenti a livello locale o centrale. Da qui parte il commento al capitolo “Partecipazione e Trasparenza” del libro bianco sull’innovazione della PA di Giulia Pietroletti, Ricercatrice nell’ambito della partecipazione civica e governance collaborativa.

Le nuove forme di attivismo civico sono nate in maniera spontanea, e hanno finora creato esternalità positive per la comunità intera, non incidendo su risorse pubbliche se non in piccola parte, e facendo trarre vantaggio anche alle pubbliche amministrazioni. Il prossimo passo, dovrebbe essere quello da parte delle istituzioni di recuperare la governance dei processi partecipativi, trainando dall’alto il cittadino, mentre quest’ultimo “preme” dal basso.

In questo senso, un coordinamento nazionale delle pratiche messe in campo dalle amministrazioni diventa un elemento prioritario nella nuova agenda di governo, che possa fissare degli standard nazionali, limiti di spesa, garanzie di accesso e previsioni di finanziamento regionale, partendo da uno stato dell’arte sulla reale domanda di partecipazione, superando il livello delle linee guida alla consultazione, arrivando a un manuale della partecipazione e dei beni comuni materiali e immateriali (Participation Act). Un primo tentativo su questo punto è stato presentato lo scorso anno in Camera dei Deputati, come una proposta di legge dal titolo “Più democrazia, più sovranità al cittadino”, che ha proposto la modifica di alcuni articoli del TUEL. La partecipazione ai processi decisionali e gestionali ha bisogno di essere incentivata e normata, non solo a livello regionale ma coinvolgendo i livelli centrali, per agevolarne la diffusione razionale, valorizzandone le funzioni di condivisione e legittimazione del consenso decisionale. Per ottenere questo è necessario includere la partecipazione nei processi decisionali, in alcuni casi in forma necessaria e in altri in forma consultiva, fornire di adeguate risorse la gestione dei processi partecipativi, stabilire degli standard che misurino la qualità dei processi considerandone gli outcome. Un coordinamento nazionale è inoltre auspicabile considerata l’interscalarità dei processi che possono coinvolgere le amministrazioni a vario livello e a volte generare delle sovrapposizioni di competenze.

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