Siti web della PA: troppi, troppo diversi e poco orientati al cittadino

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Gli standard di qualità per i siti web istituzionali non sono una novità né all’estero (direct.gov.uk) né in Italia (direttiva CNIPA 2002) eppure ancora oggi la rappresentanza on line di istituzioni e pubbliche amministrazioni è quanto di più disomogeneo possibile. Una rilevazione dell’Università di Udine prova a dare le pagelle, mentre una direttiva di Brunetta spinge sulla standardizzazione obbligatoria.

26 Gennaio 2010

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Tommaso Del Lungo

Articolo FPA

Gli standard di qualità per i siti web istituzionali non sono una novità né all’estero (direct.gov.uk) né in Italia (direttiva CNIPA 2002) eppure ancora oggi la rappresentanza on line di istituzioni e pubbliche amministrazioni è quanto di più disomogeneo possibile. Una rilevazione dell’Università di Udine prova a dare le pagelle, mentre una direttiva di Brunetta spinge sulla standardizzazione obbligatoria.

A dieci anni dalla legge 150 sulla comunicazione; a otto anni dalla direttiva che introduceva i domini .gov; a sei anni dalla legge Stanca sull’accessibilità dei siti web; a cinque anni dal Codice della PA Digitale; l’omogeneità ed il livello di servizio dei siti web della pubblica amministrazione lasciano ancora a desiderare. A dirlo, se non bastasse una semplice “visita” ai siti di ministeri e istituzioni nazionali, è il “Monitoraggio dei siti istituzionali” effettuato dall’Università di Udine. Per il decimo anno consecutivo la ricerca guidata dal professor Francesco Pira – docente di Comunicazione e Relazioni Pubbliche – ha esaminato lo stato della comunicazione web con i cittadini facendo un bilancio della sua evoluzione .

Su Saperi Pa trovi anche i risultati del monitoraggio 2008

I risultati sono chiari: accanto agli esempi di eccellenza come il sito del Senato, o quelli delle forze dell’ordine (Polizia di Stato, Arma dei Carabinieri e Vigili del Fuoco), che ottengono punteggi massimi rispetto a tutti i quattro parametri individuati (grafica, usabilità, contenuti e interazione con l’utente), moltissimi altri siti segnalano ancora diversi problemi. Restyling non propriamente riusciti delle home page (Ministero affari esteri e Ministero dei beni culturali); continui cambi di impostazione (Pari opportunità); tentativi di utilizzo degli strumenti del web partecipativo (o web 2.0) naufragati nel dimenticatoio o mai decollati veramente; confusione tra la missione istituzionale e quella politica (o quella della promozione personale, come ha messo in evidenza il corriere della sera in un dossier di qualche tempo fa).

“Vorrei che fosse chiaro – ci ha spiegato il professor Pira – che l’unico obiettivo di questa ricerca è quello di venire incontro alle esigenze del cittadino. Non ci interessa fare l’elenco dei buoni o dei cattivi, se non per fare emergere alcune debolezze del sistema o alcuni comportamenti virtuosi da imitare, come quello del Ministero della Difesa che già nel 2008 pubblicò on line una guida su come realizzare i portali delle Forze Armate”.

Quello che propone il professor Pira è il famoso portale unico della PA, già realizzato dal governo britannico, invocato anni or sono dall’allora ministro Stanca con l’iniziativa dei portali .gov, e rilanciato a dicembre, con qualche modifica, dalla direttiva numero 8 del Ministro Brunetta. 

La direttiva taglia siti web del ministro Brunetta

Sul sito di DigtPA (ex CNIPA) è disponibile una scheda per l’autovalutazione dei requisiti per ottenere l’iscrizione al dominio .gov

Il titolo della direttiva numero 8/2009 è “Riduzione dei siti web della pa e miglioramento della qualità dei servizi e delle informazioni al cittadino”. Nella sostanza, si traduce in un obbligo per le amministrazioni a registrare sotto il dominio ".gov" i siti web che intendono mantenere in vita.
Nella direttiva si fa esplicito riferimento al fatto che l’iscrizione al dominio governativo non sarà un esercizio di pura formalità, ma comporterà il rispetto di alcuni stringenti standard di qualità, pubblicati in apposite linee guida, finalizzati ad assicurare la chiarezza, l’omogeneità e l’usabilità dei contenuti.

“Abbiamo accolto con piacere la direttiva del Ministro Brunetta – ci spiega il professor Pira – perché il fatto che queste riflessioni che cerchiamo di portare avanti da anni vengano inserite in una direttiva ministeriale, implica   che c’è sensibilità politica sul tema e, allo stesso tempo, fornisce uno strumento importante su cui far leva nei confronti delle amministrazioni meno propense a comunicare bene. Il vero elemento di cui si sente il bisogno in questo momento è il coordinamento, e la direttiva numero 8 va sicuramente in questa direzione elencando una serie di comportamenti scorretti, ormai diventati abitudine per molte amministrazioni: dal proliferare di siti web paralleli a quelli istituzionali, nati sulla scia di singole iniziative, alla riconoscibilità non immediata della natura (pubblica o privata) dei vari siti”.

Un esempio concreto di questa mancanza di ordinamento la si osserva se si vanno ad analizzare i risultati della rilevazione fatta dal professor Pira rispetto ai tre siti dedicati al Parlamento: senato.it, camera.it e parlamento.it.
Mentre i primi due hanno ottenuto risultati notevoli (il sito del Senato è stato addirittura segnalato come uno degli esempi da seguire) il punteggio assegnato al sito del Parlamento è decisamente inferiore. Quest’assenza di coordinamento si traduce, dunque, in un disagio per i cittadini dato che il sito che dovrebbe essere il punto di riferimento per il cittadino (Parlamento) non offre un servizio di qualità elevata.

Su Saperi PA trovi approfondimenti sulla legge 150/00

“A dieci anni dalla legge 150 – conclude Pira – ci aspettiamo una svolta, anche considerando il fatto che esistono decisioni a livello europeo che indicano cosa comunicare su un sito web, come farlo e che tipo di relazione intrattenere con l’utente”.

La domanda di Pira e la sollecitazione del Ministro Brunetta sono dunque chiare: andare oltre alle gelosie e alle singole esigenze e concepire l’informazione sul web come una necessità per il cittadino dotata, in quanto tale,  di una organicità, riconoscibilità ed attenzione all’utenza.
Una regia unica per tutti i siti web, o per lo meno un unico format è uno dei desiderata di ogni cittadino. 

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