Formez PA ha realizzato una ricerca tra tutte le province che hanno attivato i servizi innovativi

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Formez PA, nell’ambito del progetto “Servizi innovativi nel settore dei servizi per il lavoro”, a supporto delle amministrazioni provinciali delle regioni dell’Obiettivo convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), ha realizzato una ricerca dal titolo “Ricognizione sui servizi innovativi” con il fine di verificare l’ampliamento della gamma di servizi offerti dai Centri per l’impiego affinché possano rispondere più efficacemente alle problematiche legate alla recessione.

18 Aprile 2011

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Redazione FORUM PA

Articolo FPA

Formez PA, nell’ambito del progetto “Servizi innovativi nel settore dei servizi per il lavoro”, a supporto delle amministrazioni provinciali delle regioni dell’Obiettivo convergenza (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), ha realizzato una ricerca dal titolo “Ricognizione sui servizi innovativi” con il fine di verificare l’ampliamento della gamma di servizi offerti dai Centri per l’impiego affinché possano rispondere più efficacemente alle problematiche legate alla recessione.

“Disaggregando – si legge nella ricerca – i dati a livello di macro-aree geografiche, l’incidenza dei servizi I&T (innovativi e trasferibili) resta simile. I servizi attivati e quelli I&T per macroarea geografica: Nord (servizi innovativi attivati 132, I&T 68); Centro (servizi innovativi attivati 98, I&T 44); Sud (servizi innovativi attivati 66, I&T 36). I servizi più attivati a livello nazionale in ordine decrescente sono l’offerta formativa e lavorativa, l’apprendistato, tirocinio e apprendimento, e la pubblicazione delle vacancies. Seguiti, a loro volta, dai voucher, dal collegamento al portale Cliclavoro e alla banca dati percettori Inps”.

In Italia risultano attivati nelle pubbliche amministrazioni circa il 60 per cento dei servizi innovativi (504 in tutto su 72 province) per un nuovo approccio al mercato del lavoro nel contesto della crisi economica, ma soltanto nel 50 per cento dei casi hanno dimostrato di essere realmente innovativi e trasferibili.

Tra i problemi riscontrati, “la carenza di risorse economico-finanziarie e la difficoltà di coordinamento con gli altri enti pubblici. A un ordine di importanza inferiore si collocano le risorse logistiche, tecniche e informatiche, gli incentivi legati agli obiettivi del servizio e le specifiche competenze interne, seguiti a loro volta dal coinvolgimento dei portatori di interessi e dalla circolazione di dati e informazioni. Anche disaggregando il dato tra Nord, Centro e Sud, la tendenza resta piuttosto simile”.

“I risultati dello studio – sostiene Laura Ciattaglia, responsabile del progetto – fanno emergere la necessità di adottare iniziative volte a favorire la diffusione sul territorio nazionale delle best practices di servizi innovativi, nell’ottica di valorizzare il ruolo chiave dei Centri per l’impiego sul territorio per l’erogazione di servizi di contrasto alla crisi economica e alla disoccupazione”.

Durante la ricerca, contenente anche i risultati dell’analisi sulla tipologia dei servizi innovativi attivati dai CPI, è stato inviato a tutte le 110 province italiane un questionario, tre domande a risposte chiuse, per conoscere i servizi attivati e, tra questi, quelli effettivamente funzionanti e i loro punti critici.

Complessivamente sono state monitorate 72 province, di cui 31 al Nord, 23 al Centro e 18 al Sud.
Inoltre, da un confronto tra i dati rilevati sulle 72 province e quelli emersi dall’analisi desk del gruppo di ricerca, “è stato possibile definire un primo elenco di Province portatrici di buone pratiche, nello specifico 31 amministrazioni provinciali che hanno attivato i servizi innovativi nel settore lavoro caratterizzati da elementi di innovatività e di trasferibilità. Le regioni rappresentate dalle province con buone pratiche sui servizi innovativi sono: Emilia-Romagna (6 casi); Toscana (5 casi); Piemonte e Veneto (4 casi ciascuna); Abruzzo (2 casi); Lombardia, Calabria, Molise, Liguria, Puglia, Lazio, Basilicata, Trentino-Alto Adige e Friuli (1 caso ciascuna)”.

“Da questa analisi – afferma Arturo Siniscalchi, dirigente dell’ufficio pianificazione risorse umane progetti di Formez PA – appare chiara l’esigenza di preparare altri interventi che possano favorire una maggiore interazione tra i CPI e le imprese, magari partendo da una governance più efficiente e dal rinnovato impegno delle istituzioni che si occupano di politiche attive per il lavoro”.
 

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