Boeri: riforma della PA, quattro le criticità da affrontare

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“La riforma della Pubblica Amministrazione è una misura assolutamente decisiva per il nostro Paese e in particolar modo per il Mezzogiorno”. Ne è convinto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che è intervenuto a FORUM PA 2015. Durante il convegno “Politici e Burocrati: quasi amici” si sono affrontati i temi del rapporto fra mondo politico e burocrazia nell’ambito della riforma della Pubblica Amministrazione.

27 Maggio 2015

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Redazione FORUM PA

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“La riforma della Pubblica Amministrazione è una misura assolutamente decisiva per il nostro Paese e in particolar modo per il Mezzogiorno”. Ne è convinto il presidente dell’Inps, Tito Boeri, che è intervenuto a FORUM PA 2015. Durante il convegno “Politici e Burocrati: quasi amici” si sono affrontati i temi del rapporto fra mondo politico e burocrazia nell’ambito della riforma della Pubblica Amministrazione.

“Da commentatore ho sempre sostenuto – ha spiegato Boeri – che in Italia esiste una sorta di governo ombra da parte di tecnocrati che gestiscono i ministeri a fronte dell’impreparazione della classe politica e dell’instabilità governativa, con il risultato che i ministri finiscono spesso per essere a loro volta governati dai burocrati. Ora che sono alla guida dell’Inps ho potuto apprezzare competenze, professionalità ed esempi di dedizione al lavoro che dal di fuori era difficile rilevare, ma al contempo ho potuto toccare con mano delle criticità che avevo osservato dall’esterno”.

Quattro, in particolare, sono gli ambiti che la riforma della Pubblica Amministrazione dovrà necessariamente affrontare: la rotazione della dirigenza, l’introduzione di misure di performance adeguate, la selezione e le nuove competenze.

Il ruolo unico dei dirigenti, ad esempio, ha il vantaggio di consentire “una maggiore rotazione, dando a tutti la possibilità di formarsi in campi diversi”: fossilizzarsi è sempre dannoso, per chi deve avere rapporti con i burocrati e per i burocrati stessi, che a lungo andare possono perdere motivazioni; al contempo, però, il ruolo unico “può creare problemi laddove si abbia bisogno di competenze molto specifiche”. Altro aspetto fondamentale è l’introduzione di misure di performance adeguate rispetto al grado di soddisfazione dei cittadini, “che funzionano solo in presenza di misurazioni obiettive che sono molto difficili da applicare a livello centrale”. Terzo elemento critico è quello della selezione, dal momento che “nella nomina dei ruoli dirigenziali prevalgono ancora criteri di natura politica o fiduciaria”. C’è infine bisogno all’interno della PA di “nuove risorse che arrivino dall’esterno per garantire quelle competenze sul piano dell’organizzazione e del personale che in questo momento non ci sono”.

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