Costruire accessibilità: la sfida dell’attuazione dell’European Accessibility Act

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Il confronto tra istituzioni, esperti e associazioni, svoltosi nel corso dell’evento del 30 giugno scorso sull’European Accessibility Act, ha messo in evidenza l’importanza di promuovere una cultura dell’accessibilità in tutti gli ambiti della vita — dal digitale alla robotica, dall’ambiente domestico ai servizi pubblici — e la necessità di strumenti concreti per garantirne l’effettività, sottolineando come l’inclusione rappresenti un diritto fondamentale e un’opportunità per l’intera società

24 Luglio 2025

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Francesca Sbianchi

Vicepresidente Accessibility Days

Foto di Daniel Ali su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/muro-di-mattoni-in-bianco-e-nero-ju1yFZkrxVg

Il 30 giugno 2025, presso “Esperienza Europa – David Sassoli” a Roma, si è tenuto un evento che ha segnato un punto di svolta nel cammino verso una società davvero inclusiva: “Costruire Accessibilità – la sfida dell’attuazione dell’European Accessibility Act”.

La scelta della sede non è stata casuale. Aprire le porte dell’Ufficio del Parlamento europeo alla cittadinanza significa riconoscere che l’accessibilità è un diritto trasversale, che riguarda ogni aspetto della vita: dalla mobilità al lavoro, dalla cultura all’informazione.

Un momento storico per l’Europa

In coincidenza con l’entrata in vigore dell’European Accessibility Act (EAA), l’incontro ha rappresentato l’occasione per riflettere collettivamente sul significato concreto di questo passaggio normativo. Non si tratta semplicemente di un nuovo obbligo, ma di un cambio di paradigma: l’accessibilità non è un favore né un onere, ma un diritto.

Come ha ricordato Sauro Cesaretti, Presidente di Accessibility Days, occorre evitare scorciatoie e promesse facili. L’accessibilità va progettata “by design e by default”, con competenza, formazione e verifica.

L’accessibilità è cultura condivisa

Il dialogo tra istituzioni, associazioni, figure esperte e cittadinanza ha sottolineato un concetto chiave: senza una cultura dell’accessibilità, nessuna legge può davvero cambiare le cose. L’accessibilità non deve essere percepita come un costo ma come un investimento nella qualità e nell’equità.

Antonio Cotura, vicepresidente vicario del Forum italiano sulla disabilità, ha ricordato con forza il ruolo storico della rete associativa nel promuovere la progettazione universale e la comunicazione inclusiva. Ha anche denunciato il rischio che ottime leggi rimangano inattuate senza il controllo e la pressione della società civile.

Elisa Marino, dell’ufficio legislativo della FISH, ha posto l’accento sulla necessità di strumenti concreti per rendere operativi i principi della direttiva: monitoraggi, sanzioni, formazione, meccanismi di reclamo. E ha lanciato un messaggio chiaro: “L’accessibilità non è una voce del bilancio, è una scelta politica”.

Dalle parole ai fatti: tecnologia, scuola ed editoria

L’intervento di Sabato De Rosa, in rappresentanza di UICI e INVAT, ha evidenziato il valore delle verifiche soggettive, troppo spesso trascurate. Il lavoro dell’Istituto su elettrodomestici accessibili è un esempio concreto di come il cambiamento può partire anche dal quotidiano.

Il panel dedicato a scuola ed editoria ha mostrato che passi avanti sono stati fatti, ma la strada è ancora lunga. Cristina Mussinelli (Fondazione LIA), Lucia Iacopina (AID) e Iacopo Balocco (Istituto Romagnoli) hanno raccontato progetti di grande valore, sottolineando che un libro accessibile è solo il primo passo: serve una progettazione didattica accessibile e una cultura scolastica inclusiva.

Fare rete per fare gol

Antonio Palmieri, presidente della Fondazione Pensiero Solido, ha proposto un’idea potente: coordinare una comunicazione corale tra tutte le realtà che si occupano di accessibilità, con campagne condivise e mirate. L’accessibilità, per diventare cultura, ha bisogno di essere raccontata.

Una proposta che raccoglie l’invito da parte di molte persone intervenute nel dibattito, che hanno sollecitato un cambiamento della narrativa: passare dall’obbligo all’opportunità. Perché un sito o un servizio accessibile non è solo “compliance”, è semplicemente migliore per tutti.

Norme, standard e attuazione: il cuore del cambiamento

Il panel legislativo ha offerto uno sguardo articolato sui diversi livelli dell’attuazione dell’European Accessibility Act, dal piano giuridico a quello tecnico-normativo. Matteo Salandri ha analizzato la portata vincolante dell’atto e le responsabilità degli Stati membri, sottolineando l’importanza di strumenti di monitoraggio chiari, meccanismi sanzionatori efficaci e linee guida operative per garantire l’effettività dei diritti. Chiara Giacomantonio, in rappresentanza dell’Agenzia per l’Italia Digitale (AGID), ha condiviso il lavoro in corso per supportare le amministrazioni pubbliche nell’adeguamento ai requisiti europei, tra difficoltà interpretative e necessità di rafforzare le competenze interne. Susanne Lauren ha illustrato le dinamiche della normazione tecnica a livello europeo, tra UNI, CEN e CENELEC. Roberto Scano ha presentato la missione di AccessibleEU, come progetto europeo nato per sostenere concretamente l’attuazione dell’accessibilità in tutti i settori, attraverso formazione, assistenza tecnica e raccolta di buone pratiche. Fabrizio Caccavello ha chiuso il panel sottolineando come l’applicazione dell’EAA richieda un salto di qualità nella progettazione inclusiva, non solo sul piano tecnico ma anche culturale. Ha illustrato i risultati del monitoraggio sull’accessibilità dei siti pubblici, segnalando progressi ma anche lacune sistemiche, e ha ribadito l’importanza di coinvolgere direttamente le persone con disabilità nella fase di test e valutazione, per garantire soluzioni realmente fruibili.

Conclusione

L’incontro del 30 giugno non è stato la fine di un percorso, ma un inizio. Un punto di partenza da cui proseguire un cammino condiviso.

Francesca Sbianchi, in rappresentanza dell’Unione Europea dei Ciechi (EBU) e promotrice dell’evento, ha ricordato come l’EAA rappresenti una grande occasione per ripensare in modo sistemico l’accessibilità, ma anche come il suo impatto concreto dipenderà dall’estensione del suo ambito di applicazione a settori oggi esclusi, come i dispositivi di uso domestico – robot, lavatrici, lavastoviglie, ecc. – che restano in larga parte inaccessibili. “Non possiamo più permetterci di ignorare il fatto che l’inclusione si costruisce anche in casa, nelle nostre cucine, nei salotti, negli oggetti che usiamo ogni giorno”, ha detto, evidenziando l’urgenza di raccogliere la sfida lanciata dall’EBU e rendere l’accessibilità mainstream, parte integrante del design industriale e tecnologico.

Come ha ricordato Maurizio Molinari in chiusura: “Noi non siamo qui per fare cento metri ma maratone, anzi ultra maratone”. Una maratona fatta di alleanze, consapevolezza e azioni concrete.

Perché costruire accessibilità significa costruire una società migliore, per tutte le persone, a partire dalle piccole cose di ogni giorno.

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