Bergamo: il “Rinascimento” dopo l’emergenza Covid-19
A Bergamo l’emergenza sanitaria nelle ultime settimane è migliorata. I morti sono ora “solo” il 50% in più del normale. Nel momento peggiore erano l’800% in più. Ma la città non sarà ricordata solo come l’epicentro della pandemia, ma anche come uno dei luoghi più significativi del Rinascimento che ne verrà
8 Maggio 2020
Michele Bertola
Direttore Generale del Comune di Bergamo
Un mese e mezzo fa avevo raccontato in una “lettera” il momento di enorme crisi che stavamo vivendo a Bergamo. Erano i giorni dove i morti non si contavano e il sistema sanitario era sull’orlo del collasso. Oggi vorrei aggiornare questo racconto. A Bergamo l’emergenza sanitaria nelle ultime settimane è migliorata. I morti sono ora “solo” il 50% in più del normale. Nel momento peggiore erano l’800% in più. La pressione sui pronto soccorso e sugli ospedali è diminuita. Non c’è famiglia che non abbia un parente o un amico morto e ancora molte hanno persone in quarantena o ricoverate.
La città è ancora vuota e lentamente si avvia, con timore, a rinascere. Ma…. comunque il desiderio di vita è forte. La consapevolezza che per rinascere serve la comunità è sentita da tutti. In queste settimane si sono mobilitate tante energie. Ci sono oltre 1000 volontari che collaborano per i bisogni dei più fragili in tanti modi: la consegna della spesa o dei medicinali, delle mascherine, dei buoni spesa, le telefonate per fare compagnia e sentire come stanno le persone sole, o per dare indicazioni di base necessarie. Sono “nuovi” volontari (erano persone che in grandissima parte non facevano volontariato prima di questo periodo), persone che in questa crisi hanno scoperto l’importanza del bene comune, il desiderio di fare qualcosa per gli altri, la voglia di comunità. Sono una risorsa nuova e importantissima per la rinascita. Con loro, con i nostri servizi sociali e con il terzo settore stiamo completamente rivoluzionando il nostro modo di fare assistenza e promozione sociale di vicinanza e sostegno alle situazioni di fragilità.
Queste ultime sono molto aumentate. Ad esempio abbiamo distribuito oltre 2000 buoni spesa (in tempi strettissimi) a famiglie in difficoltà. Di queste erano già conosciute ai servizi sociali del Comune solo il 20 %. Gli altri sono “nuovi poveri”, che nella situazione attuale non hanno più le risorse essenziali per la loro vita familiare.
Sappiamo anche che l’isolamento in casa ha accentuato altri nuovi bisogni nascosti. Ora infatti cerchiamo di avvicinare le situazioni di solitudine. Stiamo chiamando uno per uno gli 8.000 ultra sessantacinquenni che vivono soli e che probabilmente non potranno ancora uscire di casa o avranno molta paura a farlo. Ci inventeremo nuove attività per non lasciarli soli: dalla ginnastica dolce a domicilio allo “scopone scientifico” via Skype, alla solidarietà di condominio o di scala.
Una sfida fondamentale, forse la più difficile riguarda il tessuto microeconomico della città. Moltissime realtà rischiano di non riaprire. In particolare quelle attività commerciali e professionali piccole, che hanno dovuto tenere chiuso due mesi. Molte resteranno chiuse ancora per il mese di maggio. In totale sono quasi 1500 le situazioni già conosciute e probabilmente altre ne emergeranno. Per loro stiamo pensando un servizio di affiancamento e di accompagnamento che li sostenga nella riapertura. Stiamo cercando di trovare finanziamenti per darli a fondo perduto per sostenere le spese necessarie a riaprire: dall’acquisto dei dispositivi di protezione, agli acquisti di attrezzature e servizi per evitare gli assembramenti e garantire il distanziamento, per l’affitto dei locali, per le bollette energetiche nella parte fissa etc.
Per queste realtà fragili non è sufficiente il solo accesso al credito per avere prestiti (peraltro, per quanto semplificato, l’accesso è ancora troppo complesso per i meno attrezzati). Inoltre con questo sostegno a fondo perduto potremmo ottenere altri effetti positivi oltre a farli rinascere e riaprire le loro attività. Contiamo infatti di evitare che finiscano in mano a usurai o, peggio, nelle grinfie della criminalità organizzata. Infine questo sostegno potrebbe anche contribuire a far emergere il lavoro nero o sommerso (penso al mondo dei riders per le consegne a domicilio o alle badanti) che ha esposto moltissime persone a perdere il loro sostentamento e non poter accedere agli ammortizzatori sociali.
Abbiamo poi il tema delle famiglie i cui genitori rientrano al lavoro e non sanno come gestire i propri figli minori. Per loro stiamo costruendo nuovi servizi che garantiscano il distanziamento sociale (che brutta parola) come servizi a domicilio, centri estivi a piccoli gruppi, baby sitter in condivisione etc. Sono servizi che costeranno di più di quando si svolgevano in modo tradizionale e, di nuovo, stiamo cercando i fondi per sostenere le famiglie che ne usufruiranno. Anche in questo caso la collaborazione con il volontariato, l’associazionismo e il buon vicinato sono fondamentali.
Se vogliamo far sentire le persone meno sole e se vogliamo loro garantire cura e socialità, la dimensione di quartiere è quella appropriata. E’ a livello di quartiere che dobbiamo agire e organizzarci. Già durante gli oltre due mesi di emergenza sanitaria i negozi di vicinato, i servizi di volontariato e l’assistenza domiciliare sono stati impostati e attivati a livello di quartiere. Ora dobbiamo ancora più accelerare in questa direzione. Per fortuna anche su questo fronte abbiamo molto investito negli ultimi anni e siamo dotati di un servizio di operatori di quartiere che ci permette di conoscere capillarmente le realtà sia sul fronte dei bisogni che su quello delle risorse.
La città di Bergamo sta imparando un’altra cosa nuova, sconosciuta. Le persone di Bergamo hanno sempre avuto molto pudore sia a raccontare i propri successi che a far trapelare le proprie difficoltà. In tante occasioni Bergamo ha saputo aiutare altre città, altre regioni, altre nazioni, ora invece Bergamo ha bisogno di aiuto. Non c’è allora vergogna e si impara l’umiltà di chiedere ad altri aiuto, con la certezza che ogni aiuto dato a Bergamo sarà poi restituito con gli interessi quando ce ne sarà bisogno. Per questo mi permetto di segnalare la possibilità di contribuire economicamente al Rinascimento di Bergamo, andando sul sito https://mutuosoccorsobergamo.it/
Non mancano quindi problemi, desideri, speranze e progetti. Come ho scritto durante l’emergenza sanitaria, confermo che questa prova ci farà uscire migliori di come eravamo prima. Anche nel Comune di Bergamo stiamo realizzando tantissime innovazioni necessarie a rispondere a questa terribile sfida. Questo enorme cambiamento nel modo di agire in Comune non sarebbe mai stato possibile prima con la stessa velocità, energia e determinazione.
E così sarà per tutta la città. Bergamo non sarà più ricordata come l’epicentro della pandemia, ma anche come uno dei luoghi più significativi del Rinascimento che ne verrà. Ne sono certo o, almeno, sono certo che il mio lavoro, quello del mio sindaco e quello dei miei collaboratori trova un senso solo così.
NdR: qui il testo originale dell’intervento di Michele Bertola