Open Data Maturity Report 2024: i risultati e le nuove sfide

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L’Italia consolida la sua posizione, ottenendo ottimi posizionamenti su tanti aspetti legati agli Open data misurati all’interno dell’ultimo Open Data Maturity Report. Un risultato frutto di un elevato livello di attenzione e del corposo lavoro svolto nel tempo da AGID e da tante PA in questo specifico ambito. Tuttavia, questo Report, pur mantenendo una continuità con quelli precedenti, segna, allo stesso tempo, un profondo e irreversibile cambiamento rispetto al passato. Vediamo di cosa si tratta

17 Gennaio 2025

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Morena Ragone

Giurista, studiosa di diritto di Internet e PA Digitale

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Vincenzo Patruno

Istat - Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell'informazione statistica

Foto di Marten Newhall su Unsplash - https://unsplash.com/it/foto/persona-che-usa-la-lente-dingrandimento-che-ingrandisce-laspetto-del-naso-e-degli-occhiali-da-sole-uAFjFsMS3YY

La Commissione Europea ha sempre avuto un’attenzione particolare per gli Open Data, a cominciare dal 1993 e proseguendo con la Direttiva PSI del 2003, fino ad arrivare alla più recente 2019/1024. Le direttive Open Data che hanno indirizzato, in modo via via sempre più spinto, le azioni dei singoli Paesi membri proprio sulle tematiche relative ai dati aperti sono state numerose. Proprio per vedere gli effetti delle direttive europee e delle politiche nazionali sui dati aperti, da dieci anni a questa parte si cerca anche di monitorare tutte le politiche sui dati aperti a livello comunitario/unionale. Lo strumento è quello dell‘Open Data Maturity Report, giunto alla sua decima edizione. L’Open Data Maturity Report 2024 è stato rilasciato, come accade di consueto, a dicembre e come sempre si basa sui dati raccolti attraverso un questionario di auto-valutazione somministrato agli Enti o alle Agenzie responsabili per gli Open Data dei singoli Paesi, e che quindi partecipano alla rilevazione.

Com’è strutturato oggi, a seguito di numerosi aggiustamenti nel corso degli anni, il Maturity Report riesce a descrivere il grado di maturità dei dati aperti a livello di singolo Paese, ma, soprattutto, riesce a mettere a confronto il grado di maturity dei Paesi partecipanti all’indagine tramite i rispettivi punteggi. Quest’anno all’indagine hanno partecipato non soltanto i 27 Paesi membri, ma anche 3 Paesi EFTA – European Free Trade Association – (Islanda, Norvegia e Svizzera) e 4 Paesi candidati  (Bosnia e Herzegovina, Albania, Serbia e Ucraina), per un totale di 34 Paesi.

Il livello di maturità degli Open data viene misurato su quattro distinte dimensioni, che sono quelle relative a Policy, Portal, Quality e Impact. 

La dimensione “Portal” si concentra sull’usabilità e sull’efficienza dei portali open data, analizzando aspetti come la facilità di navigazione, il design, la funzionalità e la disponibilità di dataset di alta qualità. 

La dimensione “Policy” esamina le strategie e le normative nazionali che promuovono l’adozione e la gestione degli open data e include il livello di implementazione delle politiche e l’allineamento con le direttive europee. 

La dimensione “Quality” valuta la qualità dei dati, con particolare attenzione a completezza, aggiornamento, interoperabilità e conformità agli standard. Questa dimensione misura anche quanto i dati siano facilmente accessibili e riutilizzabili. 

Infine, la dimensione “Impact”  analizza l’impatto economico, sociale e ambientale dell’utilizzo degli open data. Include indicatori come il livello di riuso, l’influenza sugli ecosistemi digitali e i benefici per cittadini, imprese e amministrazioni.

Come ormai accade da diversi anni a questa parte, l’Italia conferma e consolida la sua posizione, riuscendo a ottenere degli ottimi posizionamenti e score elevati su tanti aspetti legati agli Open data misurati all’interno del Report, frutto di un elevato livello di attenzione e del corposo lavoro fatto nel tempo da AGID e da tante PA in questo specifico ambito. Attenzione che ritroviamo nel Piano Triennale per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, che, nell’edizione 2024-2026, al capitolo 5, dedica ampio spazio ai dati aperti, dando anche degli obiettivi per migliorare l’offerta di Open Data da parte della Pubblica Amministrazione, anche a supporto dell’introduzione di sistemi e strumenti di Intelligenza Artificiale. 

Gli Open Data, infatti, sono un asset  fondamentale della Trasformazione Digitale e rientrano nelle attività coordinate  dal Responsabile per la Transizione Digitale (RTD). Il report sottolinea proprio l’attenzione che l’Italia attraverso AGID ha avuto per gli uffici del  RTD (Uffici per la Transizione Digitale, UTD) degli enti pubblici, facilitando anche la creazione della ReTeDigitale, la “piattaforma di community dedicata ai Responsabili per la Transizione al Digitale e al personale degli Uffici Transizione Digitale, per condividere informazioni, strumenti di lavoro, priorità, strategie ed iniziative che possono facilitare le attività di digitalizzazione negli enti di appartenenza”

Crediamo, però, che questo Report – nonostante sia sicuramente in continuità con quelli precedenti – segni, allo stesso tempo, un profondo e irreversibile cambiamento rispetto al passato. La direttiva UE 2019/1024 introduceva, infatti, il concetto di dataset ad alto valore, un insieme di dataset appartenenti a specifiche aree tematiche ritenute essere ad alto impatto e che tutti i paesi membri avrebbero dovuto rilasciare allo stesso modo entro il 9 giugno 2024, sulla base di specifiche disposizioni dettate dal Regolamento UE di esecuzione 2023/138. A seguito dell’adozione di questo Regolamento, in tanti Paesi le amministrazioni responsabili per quei dati si sono messe al lavoro e hanno cominciato a rilasciare dati conformi a quanto specificato. 

E proprio il Maturity Report va ad assegnare uno specifico punteggio anche per misurare il rilascio di questi  “High Value Dataset”. Anche sotto questo aspetto, l’Italia si colloca in buona posizione, raggiungendo uno score del 73.8% che le consente di collocarsi nella parte alta della classifica.

Ma, com’è facile immaginare, la sfida a questo punto cambia e diventa un’altra: i dataset ad elevato valore nascono con l’idea di avere dati di alta qualità, armonizzati a livello europeo, in modo tale da favorirne il riutilizzo. E questo resta l’aspetto  più critico: capire, da oggi in poi, se e come vengono riutilizzati questi  dataset e qual è, soprattutto, l’impatto che questi dataset vanno a generare sul sistema economico europeo. I dataset ad elevato valore sono, infatti, un pezzo del mercato unico europeo dei dati; un pezzo che, dopo diverso tempo, comincia a vedere la luce, e sul quale  ci sono  importanti aspettative da parte della cittadinanza e delle imprese. Se fino ad oggi il riutilizzo dei dati aperti da parte del sistema economico dell’Unione scontava problemi oggettivi – come la frammentazione dei dati, la mancanza di copertura territoriale, l’assenza di metadati comuni e di conseguenza di dati armonizzati a livello comunitario – da oggi in poi, questi aspetti possono essere superati grazie proprio al rilascio degli HVD. E l’uso degli HVD, in quantità e qualità, ci consentirà di capire veramente se le aspettative sul riutilizzo dei dati sono state ben riposte.

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