Banche e blockchain, sarà amore: ecco i numeri

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Più del 90%
degli operatori intervistati da Deloitte vede la realizzazione di servizi finanziari basati
sulla Blockchain tra le prossime attività dell’istituto

13 Giugno 2016

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Gian Luca Comandini, Università La Sapienza di Roma

Il 2016 sembra vicino a rappresentare una svolta per quanto riguarda l’approccio delle banche e degli intermediari finanziari alla Blockchain. Oggi voglio dare qualche numero in merito e chiamare in causa uno studio di Deloitte, l’indagine Out of the blocks: from hype to prototype, che è stata condotta in collaborazione con Efma .

I risultati – non posso che essere personalmente entusiasta del contesto che hanno portato alla luce – fotografano una situazione molto felice per chi opera nell’ambito del bitcoin e della tecnologia Blockchain: penso sia davvero rilevante pensare al fatto che il 58% delle banche incluse nell’indagine di Deloitte considerino la Blockchain un’opportunità unica per riuscire, nell’incertezza del contesto finanziario attuale, a ottimizzare le singole operazioni e a creare nuovi modelli di business.

Se si considera che più del 90% degli operatori intervistati vede la realizzazione di servizi finanziari basati sulla Blockchain tra le prossime attività dell’ stituto, il quadro è ancora più roseo e, soprattutto, un punto di partenza per potenziali novità positive.

Anche se a livello europeo l’attenzione normativa è ancora scarsa e focalizzata soprattutto sui contro legati all’utilizzo della Blockchain e alle eventuali conseguenze a livello aziendale e di business, le banche e le realtà aziendali non rimangono certo indifferenti davanti alla rivoluzione portata della Blockchain , che si configura come un modo totalmente innovativo di concepire le transazioni finanziarie a partire dalla loro sicurezza, che non viene messa a repentaglio in quanto ogni tentativo in merito sarebbe un controsenso di base, dal momento che tutti gli attori che collaborano alla Blockchain guadagnano.

Il fermento attorno a tutto quello che riguarda la Blockchain e il suo utilizzo sta vivendo un momento di crescita senza precedenti. Ne sono una valida testimonianza la nascita e i continui successi di Assobit, la prima associazione in Italia che si propone di raccogliere le realtà aziendali e i singoli imprenditori che vogliono fare business con il bitcoin.

La portata di una realtà come “Assob.it” – che non ha caso ha tra i suoi associati anche il gruppo Deloitte – non si limita però a questo, in quanto tra gli obiettivi dell’associazione è presente anche un’opera di formazione e informazione finalizzata a fare luce in maniera completa sulle potenzialità della Blockchain come sistema in grado di traghettare tutti, dai privati alle aziende, verso un nuovo modo di concepire l’economia e la finanza.

Formare e informare è a mio avviso la miglior strada per abbattere la diffidenza che è ancora presente in molte situazioni e che riguarda soprattutto la mancanza di confini del sistema in cui si opera quando si effettuano transazioni e processi di business con il bitcoin all’interno della Blockchain.

Dai commenti all’indagine di Deloitte si può evincere non solo un parere favorevole in merito alle potenzialità della Blockchain, ma anche un effettivo iter di studio di questi vantaggi che, come dimostrano i casi di Unicredit e Banca Intesa, sono al centro di un percorso di formazione e analisi relativo soprattutto all’aspetto teorico.

Non è più possibile bypassare la conoscenza tecnica della Blockchain e dei suoi meccanismi di funzionamento: Deloitte investirà in un laboratorio specializzato in ricerca e sviluppo di applicazioni finanziarie e le aziende, come ho ricordato poco fa parlando di Assobit, sono sempre più interessate alle risorse e alle potenzialità legate al bitcoin e alla Blockchain fin dalla fase di start up.

Ben vengano quindi gli investimenti come quello di Deloitte, che costituisce però solo una piccola parte del lavoro da fare per passare da rivoluzione ad applicazione standardizzata.

Prima che sugli investimenti effettivi è infatti essenziale lavorare a livello formativo, attraverso incontri e confronti continui tra aziende ed esperti e tra le realtà aziendali stesse, che possono trovare spunti di discussione interessanti e fertili per evolvere sempre di più e per tradurre il fervore in progetti di natura strategica.

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