Misurare la reputazione fornitori: PA favorevoli ai nuovi criteri della Riforma appalti

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La riforma del Codice dei Contratti Pubblici
propone il rafforzamento di metodiche per valutare le performance contrattuali
dei fornitori. In anticipo rispetto a quanto delineato dalla riforma, Promo PA
Fondazione e BravoSolution hanno approfondito il tema della reputazione
sviluppando, a partire dal 2015, una serie di analisi e ricerche sul tema. Ecco i primi risultati

24 Febbraio 2016

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Gaetano Scognamiglio, Presidente Promo PA Fondazione e Ezio Melzi, Consigliere Delegato BravoSolution Italia

E’ ormai in dirittura d’arrivo il Disegno di legge delega per il recepimento delle Direttive Europee sugli Appalti, che dopo un lungo iter parlamentare, porterà, con l’ultimo via libera del governo, previsto entro il 18 aprile (data di scadenza della delega e del recepimento delle direttive Ue del 2014) ad un cambiamento radicale nella filiera degli appalti pubblici. La riforma, oltre a prevedere una semplificazione complessiva delle procedure di acquisto, introduce nel nostro ordinamento alcune innovazioni importanti che vanno nella direzione di incrementare la qualità complessiva non solo della gara pubblica, ma soprattutto dell’esecuzione del contratto che, come noto, rappresenta la fase più delicata e rischiosa di tutto il ciclo dell’appalto.

Uno degli aspetti più qualificanti del Disegno di legge delega riguarda la revisione del vigente sistema di qualificazione degli operatori economici e delle stazioni appaltanti, che prevede da un lato l’introduzione di criteri reputazionali per i fornitori “ basati su parametri oggettivi e misurabili inerenti la valutazione della performance contrattuale ”, dall’altro l’introduzione di “ un apposito sistema, gestito dall’ANAC, di qualificazione delle stazioni appaltanti e riorganizzazione delle funzioni delle stazioni appaltanti medesime da indirizzare sulle fasi di programmazione e controllo ” .

Nell’indagine “Rating reputazionale fornitori e buona esecuzione del contratto”, rivolta a 250 stazioni appaltanti e presentata a Roma lo scorso 2 dicembre presso la sede della Città Metropolitana di Roma, la Fondazione Promo PA e BravoSolution hanno chiaramente dimostrato che la possibilità di misurare la “reputazione” dei fornitori fornirebbe alla PA strumenti più adeguati per presidiare la spesa complessiva e per avere cognizione sui costi effettivi di una fornitura, che comprendono anche la “non qualità” (pensiamo solo ai meccanismi delle “varianti in corso d’opera” rispetto a quanto contrattualizzato). In sintesi i risultati dell’indagine sono i seguenti:

  • circa l’80% del campione è favorevole all’introduzione di criteri reputazionali, fermo restando alcune “preoccupazioni” in termini di applicabilità
  • la metà delle stazioni appaltanti italiane non si riesce a mettere in atto alcuna forma di controllo della performance in fase di esecuzione del contratto
  • solo una stazione appaltante su cinque inserisce nei propri capitolati indicatori di performance oggettivi
  • i sistemi di qualificazione esistenti sono considerati appena «sufficienti” e comunque poco utili per rilevare la qualità del fornitore

Le Stazioni Appaltanti lamentano inoltre la mancanza di strumenti di monitoraggio adeguati: quelli utilizzati sono prevalentemente tradizionali e si basano su un controllo solo formale dei contenuti del contratto.

Questa carenza potrebbe essere agevolmente superata dall’adozione di tecnologie attualmente già disponibili e molto consolidate. Moltissime organizzazioni pubbliche nel mondo le stanno già utilizzando, con soddisfazione. Il problema del nostro paese non è dunque “strumentale” ma, probabilmente, più culturale.

Un analogo progetto di ricerca è in corso, sempre a cura di Promo PA Fondazione e BravoSolution, sui temi della qualificazione delle stazioni appaltanti delineate dalla riforma. L’indagine coinvolgerà in questo caso sia stazioni appaltanti sia imprese fornitrici.

Per scaricare il testo completo della ricerca è necessario compilare l’apposito form presente a questo link.

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